3.

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Le sue movenze si erano fermate fin troppo presto. Quel ragazzo non poteva essere reale. Una sensazione di bruciore iniziò ad espandersi nel mio petto. Quando il suono dei tamburi si fermò insieme a lui. E così gli spettatori liberarono il loro entusiasmo. Il battere delle mani m'infastidii e non poco: stavano apprezzando ciò che io avevo già rivendicato. Portava ancora la maschera, e questo m'impediva di scorgere qualsiasi suo tratto. Fece un piccolo inchino, quasi avesse fretta di tornare alle sue mansioni. Sembrava odiasse quel tipo di apprezzamenti. Il pubblico ovviamente, non lo notò affatto. Troppo impegnato a gridargli frasi sconce. Potevano offrire qualsiasi cifra a Yoongi, l'avrei raddoppiarla o triplicarla. Se fosse stato necessario. Continuai a fissarlo, le piccole luci di fuoco proiettate dalle candele fremevano al suo passaggio, anche loro condizionate dalla sua presenza. Attraversò la folla ancora eccitata; intuivo la sua diffidenza. Probabilmente era cosciente dell'effetto che provocava. Era riuscito ad ammaliarmi solo ballando. Gli altri uomini non si fecero scrupoli, non se avevano davanti un figlio d'Apollo. Alcuni addirittura allungarono le proprie mani per toccarlo. Lui invece, sembrò non importarsene. Semplicemente, sfuggì dalle loro prese.

Lo stavo seguendo morbosamente con lo sguardo, quando Yoongi mi fu davanti.«Ottima scelta.»si congratulò.

Quella notte, niente e nessuno poteva farmi cambiare idea. Avrei potuto anche cacciare tutta quella gente e riservare i piaceri di quel posto solo a me. Hoseok era l'unico sorpreso dei tre, mai prima d'ora mi aveva visto "ridotto" così, specialmente se si trattava di qualcuno come quello straniero. Prima che potessi dire altro, Yoongi allungò la mano, sfiorandomi la schiena.

«Da questa parte.»

Si avviò a passo svelto, mentre io scambiavo un'ultima occhiata d'intesa con Hoseok. A volte non avevamo bisogno di comunicare con le parole, con lui bastava davvero poco. Attraversai un corridoio lungo e stretto, un tappeto dai temi orientalizzati attutirono i miei passi. Senza chiedermi altro, Yoongi spalancò l'ultima porta in mezzo a tante altre. Il movimento produsse un suono stridulo che quasi mi fece venire la pelle d'oca, ma non fu sufficiente però a farmi tirare indietro.

«Buon divertimento.» 

Avanzai all'interno della stanza, perdendomi nei particolari dell'arredamento. Un profumo il quale ignorai la provenienza,  mi avvolse con il suo manto, proiettandomi nella mente immagini di quello straniero danzante. Presi posto a bordo del letto immacolato, e come se i miei pensieri potessero agire sulla realtà che mi circondava, l'oggetto dei miei desideri si presentò al mio cospetto. La maschera a coprirgli il voltoAvvertii la gola secca, ed ogni piccolo passo che faceva per arrivare a me, rendeva l'attesa più dolorosa. Quando fu ad un soffio da me, si posizionò nello spazio creato dalle mie gambe leggermente aperte. Solo allora, si decise a buttare via quella maschera. I miei occhi non potevano credere a ciò che stavano assistendo. Non avevo dubbi.

Il tonfo della maschera caduta a terra coincise con un mio battito mancato. Capelli folti e selvaggi, pelle diafana, e occhi profondi come due stagni d'inverno. Ma quello che mi attirò maggiormente, furono le labbra: parevano modellate dal più grande artista di provincia. La tentazione di baciarlo stava diventando più forte ogni minuto che passava. E il fatto che poco dopo passò la lingua tra di esse, non migliorò affatto la situazione. Si trattava forse di un invito?

La mia stessa saliva, ora ridotta quasi al minimo. Allentò la spilla all'altezza del petto, liberandosi in una volta di quel velo che lo copriva. Respirai piano, studiando la linea dei pettorali, la quale marcava in modo delicato anche il suo addome. Poi mi soffermai anche sugli addominali ben scolpiti. Ogni scultore avrebbe ucciso per averlo come modello. Non c'era bisogno neanche di scommettere. Lo straniero non disse nemmeno una parola, il che fu un bene. Mi si presentò in tutta la sua magnificenza. Poi la mia traiettoria tornò sulle sue labbra.

Nel frattempo stavo allungando il busto, facendomi strada. Volevo assaggiarle. Lui, capendo al volo il mio obbiettivo, reagì. Con uno scatto irremovibile, mi spinse contro il letto. E solo dopo realizzai cosa fosse successo. Istintivamente, pressai i gomiti contro la superficie, in modo tale da poter capire con chi avessi a che fare.

Mi raggiunse lentamente, gattonando verso la mia direzione. A quella vista, sentivo già il membro indurirsi. Senza poter fare altro, il suo corpo venne a contatto con il mio.

«No,»poggiò un dito sulla mia bocca.«sono io che comando qui.»

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora