2.

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Svoltai per quel vicolo. Avevo giurato a me stesso di non fare troppo tardi, quella volta. Anche se con Hoseok era sempre un'avventura. Con lui non mi annoiavo mai, questo dovevo ammetterlo. Lo seguii a passo svelto, come se da un momento all'altro fosse successo qualcosa d'imperdibile. Perché non avevo mai notato quel posto prima d'ora? Qualche altro capo tribù conosceva la sua esistenza? E se qualcuno ci avesse visti? Scossi il capo, dandomi dello sciocco.

Non mi ero mai curato di quei particolari. Fin da ragazzo mi ero sempre comportato con naturalezza, senza mai esagerare. Ora le esigenze erano cambiate e con esse anch'io. Se avessi voluto, avrei comprato l'intero quartiere. Mi trovavo fuori sede da un bel po' e il mio accompagnatore non aveva ancora fatto nessun commento. Conoscevo bene Hoseok. Non era da lui. Dopo essere arrivati in un vicolo cieco, Hoseok arrestò la sua camminata. Solo in un secondo momento notai quella porta. La stessa porta la quale si era curato di aprire per me, invitandomi ad entrare. Ciò che vi trovai al suo interno, andava oltre le mie capacità di comprensione. Era il bordello più grande che avessi mai frequentato. Atene ne era piena, ma questo superava nettamente tutti gli altri. Mi aveva sorpreso. Mi concessi un minuto per realizzare dove mi trovassi. Quell'ambiente possedeva un non so che di esotico. Mi piaceva da impazzire.

Il sole non era ancora calato del tutto e quel posto era già gremito. Notai come ogni angolo fosse occupato da vari clienti insieme alle proprie attrattive. Nessuno avrebbe perso tempo in un posto del genere. Poi vidi Hoseok alzare la mano in alto, in segno di saluto. L'identità dello sconosciuto mi fu chiara solo quando un uomo esile e di piccola statura si avvicinò.  

«Yoongi, da quanto tempo non ci si vede da queste parti.»esclamò Hoseok, accompagnato da un sorriso e da un semplice abbraccio.

Hoseok era "conosciuto" per via delle sue incredibili doti nell'approcciare con chiunque. Una volta aver sciolto l'abbraccio, colui che molto probabilmente dovesse essere il padrone del bordello, spostò lo sguardo da me al mio amico in un secondo. Nel frattempo avevo notato il suo abbigliamento: indossava una toga alquanto insolita. Una tipologia la quale raramente si vedeva in territorio greco. Da questo, intuii che fosse un viaggiatore. Non c'erano altre spiegazioni. Hoseok non mi aveva mai parlato di lui, in ogni modo. Ma dopotutto, c'era tempo per farlo.

Senza preavviso, Yoongi portò la mano al petto.«Devi perdonarmi. Colpa degli affari.»

Prima che l'altro potesse ribattere, un suono acuto smorzò l'aria. Ognuno dei presenti bloccò i propri movimenti, in modo da conoscere il motivo dovuto a quel baccano. Senza un perché, qualcosa dentro di me iniziò ad agitarsi. Che si trattasse di un presagio? Hoseok era confuso quanto me, infatti tacque immediatamente. Voleva sapere cosa stesse succedendo. A differenza di Yoongi che non stava aspettando altro. Trasudava fierezza da qualsiasi angolo del suo corpo.

Un rumore di tamburi mi destabilizzò all'istante – come tutti i presenti – e al centro del palco, una possente figura apparve in tutta la sua fierezza. Un silenzio tombale lo accompagnò fino a quando non si mostrò a tutti noi. Portava una maschera(color perla)finemente intagliata, la quale m'impedì di scorgere dettagli rilevanti. I miei occhi lo studiarono senza volerlo. Aveva i capelli di un biondo lucente, paragonabile all'oro. Il battere dei tamburi ritornò a farsi sentire, e solo allora il corpo dello straniero iniziò a compiere movimenti lenti e sensuali. Quando portò le braccia al petto, con calma assoluta, notai un velo fine e immacolato coprirgli il busto. Sicuramente nudo al di sotto. E per fine l'opera, le gambe erano fasciate da un paio di pantaloni di pelle logora. Mi morsi il labbro nel momento in cui il suo bacino ruotò costantemente su se stesso. Ero ipnotizzato da quei movimenti soavi. Potevo sfidare chiunque a non lasciare la presa. La musica sembrava essere sparita, attutita dalla sua presenza. Vi era soltanto lui.

Quando pensai di non poter fare altro, i suoi occhi scuri e penetranti trovarono i miei. Avevo aspettato che lo facesse da quando mi aveva deliziato con la sua danza. La sua bravura poteva essere riconosciuta anche a questa distanza. Era nato per essere lì. Ma ora, l'invidia che qualcuno facesse pensieri impuri su di lui, mi mandava su tutte le furie. Non seppi spiegarmi questa reazione; anch'io faticavo a comprendere. Agitava le braccia, sfiorando l'aria. Come una farfalla libera nella prateria più verde che potesse esistere.

«Jungkook?»

Fu a quel punto che Hoseok mi richiamò alla realtà, forse per la millesima volta. Non potevo fare nulla per ritornare indietro, ormai ero andato. Quello straniero avvolto dal mistero mi aveva reclamato per sé, mi stava accogliendo nelle sue grinfie. In tutto quel trambusto però, Yoongi notò il mio cambiamento repentino. Forse fu questo il motivo del suo ghigno.

Potevo notare quanto fosse fiero del proprio acquisto. Sapeva che il misfatto era stato portato a compimento. A quel punto non c'era più niente da fare. Anzi, una cosa c'era. E la mia bocca agì prima che il cervello potesse fermarla.

«Lo voglio per me. Ora.»

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora