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Il mondo mi era contro, ed io non potevo fare niente per arrestare quel corso. Come bloccato a metà strada, ritrovandomi poi davanti al precipizio. La brezza mattutina mi lasciò una leggera pelle d'oca all'estremità delle braccia.

Non partecipavo ad un funerale da tanto tempo, l'ultimo al quale avevo preso parte, era quello di mio padre. Non volevo che nessuno mi accompagnasse, perciò avevo munito ogni angolo della casa di guardie che tenessero d'occhio la mia famiglia.

Non volevo che nessun altro, a parte me, si facesse vedere in giro. Alla fine, riuscii a convincere Jimin a restare. Saperlo al sicuro era diventata una priorità. La gente gente non avrebbe perso tempo a sputare fuori tanti pettegolezzi, per la maggior parte infondati.

«Fai buon viaggio.»questo, fu tutto ciò che dissi al suo viso, ora pallido e tranquillo.

Dopo averla coperta da un lenzuolo interamente bianco, il sacerdote incaricato, si avvicinò. Un ultimo passo e l'accompagnamento poteva dirsi concluso. Portò la torcia alla punta dei suoi piedi, e dopo aver recitato delle parole incomprensibili, sfiorò il tessuto con il fuoco. Il suo corpo prese fuoco, e in quel momento ripensai a quanto avesse sofferto per colpa mia. Era stata costretta a sposare un uomo che non l'avrebbe mai accettata.

Meritava di meglio.

Chiusi gli occhi dedicandole una preghiera, il fumo nero alto nel cielo azzurro. Le dovevo almeno questo. Era stata una cerimonia privata ed intima, com'era giusto fare. Avrei solo voluto che andasse a finire in un altro modo. Nessuno, nemmeno Youra, si meritava una morte così crudele.

Tornato a casa, intravidi Hoseok, la fronte aggrottata e la sua solita camminata veloce. Era solito fare così quand'era in attesa. I nostri occhi si trovarono, inaspettatamente.

Mi avvicinai a passo svelto a lui, non ero mai stato più felice di vederlo. Avvolsi le braccia intorno al suo busto, costringendolo a fare lo stesso.

«Meno male che sei qui.»mormorai, mentre lui concordò con un cenno del capo.

La fitta che avevo avvertito al ritorno, ora sembrava avermi lasciato stare. Una volta aver sciolto l'abbraccio, mi accorsi di una terza figura, posta accanto a noi. Silenzioso e pacato come sempre.

«Yoongi?»lo richiamai, e i suoi occhi piccoli mi trovarono. Fu naturale chiedermi il motivo della sua presenza.

«Stava venendo da te, così l'ho accompagnato.»si affrettò a precisare Hoseok, indicandolo alle sue spalle.

L'uomo dalla chioma color pece, fece un passo in avanti. La voce mai tanto preoccupata come allora.

«Jimin è qui?»

Annuii, togliendogli ogni perplessità.«È qui, sotto la mia protezione.»gli rivelai, e lui di riflesso, distese i muscoli tesi.

Con la mano, gli concessi di entrare. A Jimin avrebbe fatto piacere vedere un volto amichevole. Era il benvenuto.

«Ti ringrazio.»dopo aver detto ciò, stava per avviarsi dentro.

Ma prima che ci lasciasse, lo fermai, afferrandogli il polso. Nemmeno io sapevo cosa stavo facendo, ma le parole mi uscirono fuori come un fiume in piena.

«No, Yoongi, sono io a dover ringraziarti.»

Senza il suo aiuto, non avrei mai conosciuto Jimin. Me ne aveva parlato, facendo appello alla sua forza di volontà. Aveva concluso il racconto con lui che scappava dalle grinfie di Kim. Ovviamente quel pazzo non aveva perso tempo ad inseguirlo, ma quando Jimin fece perdere le proprie traccie, la stanchezza ebbe la meglio.

Aveva passato un'intera notte fuori, al freddo. Patendo la fame e rifugiandosi in qualche posto appartato, evitando creature ostili come lupi e orsi. Se tornavo a pensarci, sentivo il sangue ribollirmi nelle vene. Yoongi l'aveva trovato per puro caso, mentre stava preparando la nave per salpare in un altro lungo viaggio.

Fu allora che lo prese sotto la propria ala, promettendo di proteggerlo da qualsiasi insidia. Aveva sempre avuto un occhio di riguardo per lui, e per questo, gliene fui infinitamente grato. Con lui perfezionò l'arte del ballo e Yoongi gli insegnò anche le basi della medicina e dell'astuzia, in modo da essere sempre un passo in avanti, rispetto agli altri.

Era più forte di quanto pensassi.

«Devo parlarti»attaccò Hoseok, guardandomi poi stranito, dopo che Yoongi sparì dalla nostra vista.«stai bene?»domandò.

«Ci ha dichiarato guerra. Tre giorni e saremo invasi. Prima o poi, saremo arrivati a ciò, me lo sentivo»dissi, in un debole sussurro.«a Kim non interessa la diplomazia.»

«È terribile.»pronunciò Hoseok, guardando altrove, metabolizzando la cosa.

«Cosa dovevi dirmi?»

Sapevo che il peggio doveva ancora arrivare.

«Andrò al punto»sospirò, poggiando le mani sulle mie spalle, magari già immaginando la mia reazione.«per tutto questo tempo, Seokjin ha fatto il doppio gioco. Era in combutta contro di noi, e in più ha consegnato il tuo libro a Kim.»

«Ci mancava solo questa.»sospirai, per niente sorpreso.

Almeno non come il giorno prima.

Hoseok tornò a guardarmi, e vedendo la mia impassibilità, mi chiese con lo sguardo cosa c'era che non andasse.

Seokjin aveva firmato la sua condanna a morte.

«Che cosa vuole?»

«Vuole Jimin. Ma se pensa che glielo lascerò, ha sbagliato di grosso.»

Hoseok, inclinò il viso, mostrandomi un piccolo sorriso. In una situazione simile, riusciva in qualche modo a risollevarmi.

«Ci tieni tanto a lui?»

«Lo amo. Questo può bastare.»risposi, senza indugio e senza pentimento.

Ormai non c'era nessuno che mi avrebbe convinto a cambiare idea.

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora