13.

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Vidi già le stelle, nonostante la notte fosse appena calata. Pregavo che il suo manto mi avvolgesse nella sua spirale, purificandomi dai peccati. Ironia della sorte, ne stavo per compiere un altro. Non mi ero nemmeno concesso un minuto per pensarci su. I tocchi del demonio continuarono a scalfirmi, richiamandomi per sé. Ogni respiro sembrava essere l'ultimo. Sentivo di poter lasciare questa terra da un momento all'altro. Se mi fosse stato permesso un ultimo desiderio, avrei scelto di perdermi ancora in quegli occhi. Senza indugio.

Affogare sarebbe stato più semplice. Prima che potessi rendermene conto, disse il suo nome senza preavviso. Mai nella vita avrei scommesso di provare tanta suggestione per una parola, all'apparenza insignificante. Ancora una volta mi sorprese, accompagnando quella rivelazione con i suoi occhi di fuoco. Affondai le dita delle mani nei suoi capelli soffici; fu una sensazione nuova, come se fosse la prima volta. Jimin non mi lasciò scampo, deciso ad uccidermi nel modo più dolce possibile. Prima che potessi ribattere, un'intrusione mi anticipò, zittendomi.

Il colpo mi costrinse a stringere i denti, evitando di peggiorare le condizioni del labbro, decisamente andato. Con mio grande sgomento, mi aveva concesso di spogliarlo. E in tutto quel silenzio che precedeva la tempesta, i miei occhi si bearono di quella vista mozzafiato.

Potevo desiderare qualcosa di meglio?

Trattenni il respiro, stavolta mi avrebbe trovato pronto. Sarei rimasto cosciente, anche se questo richiedeva maggiori sforzi. La sua mano afferrò saldamente il retro del mio ginocchio, alzando la gamba, in modo da portarla all'altezza del suo fianco. Tutto ciò accadde nello stesso momento in cui premette il corpo contro il mio. Studiai il suo petto alzarsi ed abbassarsi freneticamente. Esattamente come il mio. Pregavo che temporeggiasse un altro po', ma a Jimin piaceva strafare. Mi ero lasciato andare troppo presto. E fu in quel frangente che il principe degli Inferi mi prese. Entrò dentro di me, senza fare complimenti. Le dita strinsero le sue ciocche fino alle punte, la bocca spalancata in automatico. Provai a stuzzicarlo, solo per il puro gusto di farlo. Anche se all'inizio fu complicato.

«Tutto qui?»

Avevo colto l'opportunità al balzo, ma non potevo sapere che presto mi sarei rimproverato da solo.

Una spinta, più forte della precedente, mi bloccò il respiro a metà strada.«Ricorda, Jungkook»dondolò il capo, in segno di disapprovazione.«l'ultima cosa che devi fare è sottovalutarmi.»

Riempì il mio collo di segni, trasportato dalla passione che stava coinvolgendo anche me. Poi prese a succhiare parte della mandibola, tracciando dei percorsi invisibili con la propria saliva. Le spinte partirono con lentezza, trasportandomi in un'altra galassia. Senza destare sospetti, allungai la mano verso il suo fondoschiena, e una volta raggiunto il mio obiettivo, i polpastrelli subirono una scossa. Tanta era l'emozione di aver portato a termine un mio desiderio represso. Palpai con poco garbo parte di quella carne, così prelibata. Ansimò brevemente contro la mia pelle, rossa a causa delle sue attenzioni. Tentò di nascondere la sorpresa, senza successo. Poco dopo, alzò il suo viso, guardandomi di sbieco. Rise, offrendomi una grazia su un piatto d'argento.

«Te lo concedo.»

«Mi sembra il minimo.»replicai, indispettito.

Portai le mani sulla sua schiena, piantandoci le unghie. Strisciarono sulla sua pelle, lasciando dietro di esse dei graffi piccoli e scoordinati. Per reazione, affondò maggiormente in me, provocandomi forti sussulti. Diminuito il ritmo, il suo respiro venne prolungato alle mie orecchie. I miei gemiti si mischiarono ai suoi, creando una mescolanza fatale. Il suo calore mi bastava per raggiungere l'orgasmo, ma era decisamente troppo presto. Le labbra piene e soffici di Jimin tornarono a mordere il mio collo, stavolta senza usare la gentilezza dell'ultima volta.

Mi fissò da sotto le ciglia lunghe, assumendo un'aria più misteriosa.«Potrei divorarti.»mormorò tra un morso e l'altro.

Gemetti, tenendo gli occhi aperti e fissandolo nei suoi. Non avevo intenzione di perdere il contatto. Troppo belli per farlo.

«Cosa aspetti?»gli domandai, senza mezzi termini.

Potevo continuare all'infinito, ma per quanto fu difficile ammetterlo, eravamo arrivati al capolinea. Mi bastarono poche spinte per produrre un gemito più acuto degli altri e venire contro il suo stomaco. Le sue palpebre si abbassarono di poco, perché il minuto dopo si ritrovò anche lui senza fiato. Cadde sul mio petto, stremato.

E presto, Morfeo si presentò e mi accolse tra le sue braccia, offrendomi il riposo che meritavo. Avrei lottato per evitarlo, potevo riuscirci. Ma dove avrei trovato la forza di oppormi quando il suono celestiale dei sospiri di Jimin mi bastarono per cedere?

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora