Jimin's pov
Feci dondolare la mano all'interno dell'acqua, scorgendo di tanto in tanto il mio riflesso frammentato. Mi ero appostato su quella fontana, al centro del grande giardino per riflettere sull'accaduto.
Quell'uomo, il quale aveva disgraziatamente incontrato la furia di Taehyung, un tempo, era stato un ricco politico greco. Probabilmente Jungkook lo conosceva.
Quella stessa notte, quando venni rinchiuso nella mia vecchia camera, la servitù accorse immediatamente. Mi privarono di tutto ciò che potesse ricondurmi alla Grecia.
Ormai non ne facevo più parte.
Mi costrinsero ad indossare un capo altezzoso e volgare, sfiorandomi le braccia senza chiedermi se potessero farlo. Poi si complimentarono per il lavoro ottenuto, squadrandomi come se fossi un premio da dover subito esporre. Avevo creato un capo su misura, prettamente per me.
Non ne fui nemmeno tanto sorpreso, era ciò che rispecchiava lo stile di Taehyung.
Le maniche lunghe, arrivarono a coprire i polsi, il petto e il busto vennero scoperti da uno spacco fin troppo accentuato. Il tessuto fatto interamente di pizzo nero. I pantaloni finissimi in pelle, e per finire, mi legarono al collo una lunga catenina guarnita all'estremità da un rubino.
Non sarei passato inosservato.
Rimasi in guardia, nonostante sapessi di essere sotto sorveglianza ogni minimo secondo. Volevo evitare visite spiacevoli.
Stranamente a quanto avessi pensato, fui libero di poter scorrazzare per il palazzo. E così, decisi di uscire all'aperto. Il cielo grigio non preannunciava niente di buono. Mossi le dita sulla superficie lucida, creando dei piccoli cerchi, la luna piena stava scomparendo piano.
Fin troppo presto, il manto del cielo si colorò di un azzurro quasi, pallido alla vista. Il giorno tanto nero era giunto.
Avevo rifiutato quel cibo così invitante, non perché non mi fidassi abbastanza, ma per una questione di principio.
Avrei dovuto porre fine a tutto questo quando ne avevo avuto la possibilità.
«Sapevo di trovarti qui.»sussurrò il demonio in persona.
«Sono cambiate tante cose.»risposi evasivo, continuando a guardare con disinteresse la vegetazione che ornava quella piccola oasi.
Ben curata, ma senza troppo impegno.
«Ti dona.»
Un chiaro riferimento al mio abbigliamento. Poteva fare di meglio.
Gli feci un cenno sbrigativo, dato che il re non poteva rimanere a lungo lì con me. Tanto valeva chiarire le cose.
«Se volevi vedermi nudo bastava non usare tutti questi convenevoli.»aggiunsi, schioccando la lingua contro il palato.
Lo stavo provocando troppo, ma ormai mi ero scavata la fossa da solo, tanto valeva trascinare nel fondo anche lui.
Mise l'elmo da parte, avvicinandosi pericolosamente, non prima di avermi mostrato un ghigno malefico.
«Chi ti dice che non lo sarai a breve?»sussurrò, lo sguardo languido, seguito dalla sua mano, la quale raggiunse il mio basso ventre.
La sua espressione eccitante cambiò in un attimo. Stavo per urlargli contro di smetterla, ma intrappolò con due dita il mio mento, facendo in modo che spostassi la testa verso di sé.
«Rinuncia»lo spinsi via, disgustato dai suoi modi spregevoli.«non mi avrai mai.»
«Dimenticati di Jeon.»nonostante le proteste, la sua mano scese più in basso, accarezzando e stringendo la mia virilità.
«Mi chiedi l'impossibile.»
Nessun suono di piacere scappò dalla mia bocca. Perché lui non era Jungkook.
«Smettila di mentire»replicò, usando quanto più veleno possibile, non l'avrebbe mai accettato.«un tempo ti piaceva.»
Continuai a guardarlo negli occhi, credendo che non potesse mai superare il limite. Tornò a ondeggiare il suo palmo su di esso, mentre con i denti morse il suo labbro inferiore.
«Fingevo per compiacerti.»
«E con Jeon, invece?»urlò di rimando, e cercò di baciarmi, ma io mi allontanai prima che potesse farlo.
«Non puoi nemmeno compararti a lui.»
«Presto non ce ne sarà bisogno.»
Rallentai il respiro, e prima che potessi darmi una regolata, avevo già compiuto il sacrilegio. Il selvaggio che era in me vinse.
A quelle parole non ci vidi più. Gli sputai in faccia, esattamente all'angolo della bocca. E in quell'istante lasciò andare la presa, portando le dita su quel punto.
Inchiodai le dita al bordo della fontana, guardandolo come se avessi davanti un malato di peste.«Ogni orgasmo che abbiamo condiviso è stato fantastico, se proprio vuoi saperlo.»dissi, preoccupandomi di scandire ogni parole, affinché gli arrivasse forte e chiara.
I suoi occhi si ridussero a due fessure, e poi accadde tutto in pochissimo tempo.
La terra tremò sotto i nostri piedi, l'acqua vacillò dietro di me. Durò un battito di ciglia, ma gli effetti furono devastanti. Una nube di polvere bianca si sollevò in alto, attirando l'attenzione di Taehyung, per niente spaventato dall'evento.
Spalancai gli occhi, e non mi azzardai a muovere neanche un muscolo. Sospettavo che non fosse finita qui, perciò optai per restare immobile al mio posto.
Taehyung ignorò tutto il resto e si sporse oltre il parapetto. Il frastuono di qualcosa di mastodontico ci raggiunse.«Maledizione!»gridò rivolto al vuoto.
La situazione si era capovolta con ben poco. Mi avvicinai a lui, restando sempre a debita distanza. La sua reazione, in qualche modo, mi aveva sollevato. L'esercito era pronto, una grande schiera era parata fin dove mi fu possibile vedere. Ma qualcosa di grande era avvenuto. Quella scossa aveva provocato un crollo di proporzioni mai viste prima. Le mura della città avevano ceduto alla sua brutalità, cadendo su loro stesse.
Nessuno poteva entrare, e nessuno poteva uscire. Forse gli Dei erano dalla nostra parte. Ora Atene possedeva un vantaggio indispensabile.
Avevano guadagnato del tempo, e pregai che sapessero sfruttarlo saggiamente.
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JUST ONE NIGHT ― jikook
FanfictionGrecia, 433 a.C. In quel tempo ogni forma d'arte stava incontrando la propria evoluzione, senza nessun tipo di freno. E gli uomini non potevano niente contro il volere imposto dal fato. Ciò che doveva compiersi era già stato scritto. In origine, fu...