38.

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Taehyung's pov

Un sospiro liberatorio abbandonò i miei polmoni. Ora sì che potevo pensare agli affari. Senza il timore che qualcuno mi ostacolasse. Jimin non era per niente impaurito, dopotutto era stato abituato a scene di quel tipo.

Aveva osservato senza battere ciglio, come una gazzella scampata al massacro. L'osservai attentamente, studiando le sue espressioni e i suoi cambi d'umore.

Per quanto avesse negato, non potevo accettare che fosse cambiato. Sotto quella crosta, c'era lo stesso Jimin che si era offerto per salvare la sua gente. Lo trovai un gesto alquanto nobile, nonostante non avesse mai conosciuto il vero significato del lusso.

Mi aveva convinto prima ancora che potessi pensarci veramente. Infondo, cosa ci guadagnavo? Eppure, l'avevo capito fin dall'inizio: Jimin sarebbe stata la mia ancora di salvezza, ma anche la mia rovina.

Il suo respiro muto mi fece rinsavire, mentre il corpo di Seokjin, giaceva a terra, probabilmente in via di decomposizione.

Mi rivolsi a lui, mentre un fastidio primordiale veniva a galla.«Non c'è stato mai un attimo in cui hai pensato a me?»

Preferiva guardare un corpo morto, che me.

«Perché avrei dovuto?»

«Magari qualche particolare ti avrà aperto la mente.»

Jimin soffocò una risata a quelle parole, come se mi stessi prendendo gioco di lui, ma io ero più che serio.

«No, niente di niente.»

Accettai il colpo, anche se con rammarico. Ma l'amaro che provavo in bocca, fu sufficiente a farmi scoppiare.

Tutto ciò mi procurò soltanto rabbia e avidità. Ero cresciuto con essi, con la convinzione che il mondo fosse nelle mie mani. Ma Jimin cacciava fuori la mia parte più debole, quella che nessuno avrebbe mai visto.

Quella parte però, sarebbe dovuta restare ferma e sepolta. Stavo per mettermi a nudo. Cosa che lui, non aveva mai fatto.

«Perché hai riservato a quel lurido tutto te stesso? Non ti bastavo io?»l'accusai, indicandolo con un dito.

«Perché fai domande così scontate?»scosse la testa, come se stessi delirando, il che era vero.

Il bambino capriccioso, abituato ad avere tutto e subito, stava avendo la meglio.

Non riuscivo a fermarlo.

«Ho bisogno di sapere.»

«E' semplice, vostra maestà.»portò il viso più vicino, sfidandomi con le sue movenze gentili, le quali mi procurarono un certo effetto.«lui non mi ha mai trattato come un giocattolo.»

«Su che basi dici ciò? Ho risparmiato il tuo popolo solo per entrare nelle tue grazie, perchè quando ti ho visto così indifeso a quell'epoca, sapevo di dovermi prendere cura di te. Ti ho dato tutto quello che volessi, ho sempre rispettato le tue idee, ti ho sempre sostenuto. Anche quando gli altri mi dicevano di non farlo.»

Jimin interruppe il mio sproloquio, decidendo che fosse abbastanza.«Bugie.»ma le regole, nel mio regno, le dettavo io.

«Volevo essere un uomo migliore, per te.»

I suoi occhi se avessero potuto uccidere, a quest'ora mi avrebbero riservato le peggiori sevizie.

«Tu volevi solo possedermi.»alzò la voce, per niente intimorito.

Non mi lasciò nemmeno il tempo di controbattere, che tornò a parlare come se potesse farlo.

«Come credi che potessi provare qualcosa per te? Quando la tua unica fonte di piacere è rovinare la vita di persone innocenti?»

«E' la mia natura.»dissi, non provando alcuna vergogna. Non poteva pensare che potessi cambiare e redimermi, arrivato a quel punto.

Continuò a sostenere il mio sguardo, e dopo, un silenzio carico di tensione e di pentimento, ci divise. Poi tornò a controbattere. Perché quando si trattava di difendere una causa in cui credeva, non si tirava indietro. Doveva capire che non si nasceva spietati, lo si diventava.

«Anche tentare di avvelenare la tua balia e tagliare una mano ad uomo indifeso fa parte della tua natura?»

«Ero solo un ragazzino.»

Spostò gli occhi altrove, la mia presenza doveva fargli talmente ribrezzo che doveva concedersi una pausa.

Che cosa ti aspettavi?

«Sei un mostro, Taehyung. Ecco che cosa sei.»dichiarò, dopo un tempo infinito.

Prima che potesse fare o dire altro, alzai a mezz'aria la mano e con il dorso, colpii con rapidità la sua guancia. La prontezza dell'urto, lo fece girare dalla parte opposta, il segno rosso già iniziava a formarsi.

«Se devi incolpare qualcuno, quello sei tu.»

La mia voce divenne grave, tanta la violenza attuata. Da una parte ne fui pentito, ma dall'altra se lo meritava.

Tornai sui miei passi, mentre lui rimase fermo dov'era, ancora sconvolto.

Ha solo detto la verità.

«Non ho mai voluto che arrivassimo a questo.»disse, rivolto ora alla mia schiena.

«Neanch'io, ma tu hai preferito voltarmi le spalle e rincorrere la libertà»senza rivolgergli più nessuno sguardo, tornai a sedermi sul trono, e poi richiamai a me il mio devoto generale.«tu hai creato questo mostro.»

«Mi dica tutto.»disse l'uomo, in attesa di ordini.

«Spostate il gruppo dell'ovest a sud, li attaccheremo domani all'alba.»dissi, guardando Jimin da quella distanza, il labbro inferiore che tremava.

«Che cosa stai facendo?»

Sbuffai, mettendomi comodo.«Quello che dovevo fare da tempo.»era così ovvio. Come puoi non capirlo.

«Taehyung.»mi richiamò di nuovo, usando sempre quel tono duro, e per niente democratico.

Scacciai l'uomo, dato che non avevo più nulla da dirgli. Sapeva cosa fare.

«Non voglio fare prigionieri, che muoiano tutti.»

«No!»urlò Jimin, mentre le sue braccia si dimenavano per raggiungermi, ma i due sottoposti di prima lo catturarono in tempo, impedendogli di muoversi.«Avevi detto che li avresti risparmiati.»

«L'ultima volta che ho rispettato una promessa hai tradito la mia fiducia. Non succederà di nuovo, perché diversamente da come credi, io non do una seconda opportunità.»

Spalancò la bocca, il vuoto negli occhi. Il sentore della disperazione totale nelle parole che seguirono.«Taehyung, non farlo.»

«È troppo tardi.»

Conclusi, e ordinai di farlo accomodare nella sua vecchia stanza. Le urla di protesta riuscirono a non farmi desistere.

Non provai niente.

L'unica visione che mi consolava, era la testa di Jeon su una picca.

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora