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Hoseok's pov



Percepivo nell'aria un odore freddo e umido, segno che qualcosa sarebbe presto arrivato. Evitai di raggiungere Namjoon al tempio, troppo impegnato con uno di quei soliti riti per calmare l'animo in tormento. Saltato questo impegno, mi avviai per la strada di campagna, fatta di ghiaia, per poi ritrovarmi ai piedi di villa Jeon. I festeggiamenti erano alle porte, e solo Zeus poteva sapere cosa sarebbe successo l'indomani. Per tale evento, erano accorsi i migliori vasai e artisti della provincia. Non potevano farsi scappare un'occasione simile. Quando gli ricapitava di essere richiesto da una delle famiglie più emergenti in assoluto? Mi chiesi se Jungkook avesse la forza per affrontare tutto ciò. Di questi "inconvenienti", preferiva non farne parte. A lui importava solo di fare una buona impressione al consiglio. Anche se nell'ultimo periodo, avevo notato una certa distrazione vagare nei suoi occhi. E se le previsioni contorte dell'oracolo avessero un senso?  Con quei pensieri, varcai i corridoi della casa, già messa allo sbando. Dozzine di ancelle correvano in ogni direzione, aggiornandosi sui lavori appena svolti. Di Youra, nemmeno l'ombra.

Lo sbattere di una porta mi attirò, e mi chiesi se effettivamente ci fosse qualcuno. Svoltato l'atrio e scese un paio di scalinate, mi ero ritrovato nell'immenso giardino, posto al di dietro della villa. Una miriade di fiori, di ogni tipo, riempii il mio campo visivo. Ma questo stato di meraviglia durò poco, perché la presenza di Daphne rovinò tutto quanto. Intenta a sistemarsi i lunghi capelli morbidi sulle spalle, non mi aveva notato. Mai come allora avevo desiderato così tanto di sparire. Stavo sbagliando aggirarmi per quei viali, fino a quel momento, avevo sperato di non sentire altri rumori. Ma ora, ridotto a quello stato, c'era poco da fare. Il secondo dopo, i suoi occhi si posarono con fare delicato su di me. Erano identici a quelli del fratello, il che fu incredibile.

«Hoseok»mi richiamò brevemente, accentuando il tono.«mi hai spaventata.»

Portai velocemente la mano al petto, mortificato a causa di quell'inconveniente.

«Perdonatemi, non volevo recarle disturbo.»

«Nessun disturbo!»si affrettò a chiarire lei, fermandomi con un cenno della mano.

Per quanto volessi andare via, c'era una parte di me, quella che non si faceva vedere mai, che mi stava implorando di rimanere. Se non l'avessi fatto, me ne sarei pentito. E il corso della vita era troppo breve per non fare quello che il cuore vorrebbe. Strinsi le mani dietro la schiena, avvicinandomi quel poco per esprimere ciò che da molto volevo.

«Stavate ammirando il raccolto?»

In realtà, quella non era la prima volta che i miei occhi l'aveva vista per davvero. Erano capitate altre occasioni, innumerevoli, a dire il vero. Il mio spirito pacato però, non aveva giovato ai miei sentimenti, e il dubbio di un possibile approccio aveva contribuito ad archiviare la questione.

Almeno fin quando non avessi capito cosa fare. Le sue mani lambirono parte del suo vestito, spostandolo di poco, camminando spedita tra i cespugli e tra la frutta ancora acerba.

«Hoseok, mi conosci.»fece una pausa, riprendendo fiato.«non trattarmi come una sconosciuta.»fu quasi una supplica, e mi odiai per averle fatto dire una cosa del genere.

Dovevo rimediare in qualche modo, ma la paura di sbagliare mi paralizzò all'istante. Pensare certe cose su una donna che aveva perso il marito in guerra e che per di più si era ritrovata a crescere due bambine in giovane età, era inammissibile. Cosa avrebbe pensato Jungkook di me?

«Non voglio essere indiscreto.»abbozzai, e lei mi rivolse un sorriso sincero.

«Non l'hai fatto.»

Detto questo, abbassò il capo verso il basso, e solo in quel momento notai un particolare: ai suoi piedi, giaceva una rosa rossa appena sbocciata. Staccai il ramo dalla base, pensando a quanto fossi fortunato a vederne una. Soprattutto in quel periodo così torrido.

L'avvicinai al naso per sentirne l'essenza vitale.«Sai perché sono speciali?»inclinai il capo, aspettando una sua replica.

«Lo ignoro.»scosse il capo.

«Perché sono fiori consacrati a Venere.»

«C'è un qualche mito dietro?»

«In realtà, sì.»

«Parlamene»disse d'un tratto, sedendosi sul muretto basso in pietra.«ora mi hai incuriosito.»

«Devi sapere che in origine il loro colore era bianco.»

Un'espressione di sorpresa sul suo viso m'incitò a continuare. Certo di avere la sua completa attenzione.

«Incredibile.»commentò, durante la pausa.

«Si dice che le rose diventarono rosse quando Marte, geloso della relazione di Adone con Venere, lo fece uccidere da un cinghiale. E così, il sangue di Adone creò le rose rosse.»

Gliela porsi e solo quando Daphne la studiò nei minimi dettagli, m'inchiodò al muro con ben poco.

«Sei geloso di me, Hoseok?»

I sentimenti presero il sopravvento, impedendomi di pensare con razionalità.

«È forse un male?»

Soppesò le mie parole, e ci volle un minuto buono prima che rispondesse.«Per niente.»

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora