Epilogo

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Abbandonare un posto dove ci si è vissuti per una vita intera non era cosa da poco, soprattutto quando ti rendi conto che lì, ci lascerai un pezzo di te stesso. Per sempre.

C'era ancora tanto da sistemare, per non parlare delle nuove elezioni del consiglio, la riorganizzazione dell'esercito e altri piccoli dettagli a cui Jungkook non avrebbe più pensato. Ora gli aspettava una nuova vita, insieme a Jimin.

Invece, per quanto riguardava Daphne e Hoseok, non c'era niente che potesse turbarli. Avevano tutto ciò che una giovane coppia potesse avere: una dote non indifferente, una villa strabiliante e due splendide creature ad allietare ogni loro risveglio. Come da consuetudine, nessuno dei due neo sposi si era recato dall'oracolo, in cerca di qualche consiglio spirituale.

Non avevano bisogno di alcuna predizione per intuire che avrebbero vissuto una vita ricca di prosperità. Namjoon infatti, aveva accettato di buon grado quella condizione e senza dire altro, era tornato sui propri passi, accompagnato da un sorriso sornione e pensando ancora che ben presto, la donna dai lunghi capelli, avrebbe messo al mondo un terzo nipote appartenente alla stirpe Jeon.

Prima di andare via, sia Clio che Aura, erano corse da Jimin, intento a rovistare nella sua casacca, assicurandosi che avesse preso tutto.

Inutile dire che le piccole non avevano saputo mantenere un comportamento consueto. Mille furono le lacrime che versarono quando lo abbracciarono con trasporto, minacciandolo di non lasciarlo più andare.

"Verremo di nuovo trovarvi, non è un addio."queste furono le parole che disse, riservando un bacio per le due pesti adorabili a cui teneva immensamente.

E dopo aver detto ciò, le bambine raggiunsero lo zio, ancora piegato sugli ultimi documenti da firmare. Ormai era ufficiale e Jimin non vedeva l'ora di voltare pagina. Non perché non avesse vissuto in tono forzato, ma perché sapeva che altre soddisfazioni lo stavano aspettando.

Impossibili da descrivere furono invece le emozioni che provò, quando varcò il cortile della piccola residenza di quella campagna sperduta.

Presto iniziò a prendere familiarità con quel luogo così calmo e adatto al suo tipico stile di vita. Dopo la partenza di Yoongi, una nuova consapevolezza era nata, dentro di lui. Una consapevolezza che aveva il suo principio con Jungkook e finiva con lui.

Il fuoco stava ardendo già da un po', la miccia creava quel rumore fastidioso, segno che la legna fosse sufficiente. Un'altra giornata era terminata, e quasi non se ne accorse, troppo impegnato a preparare la cena, ed aspettare il rientro del suo compagno di vita.

Appoggiò una brocca piena di buon vino sul tavolo, mentre controllava che la zuppa fosse pronta e calda al punto giusto. Tempo più tardi, il caso volle che trovassero una terra fertile e a dir poco ottima per concimare. E da lì non avevano avuto più tanti pensieri riguardanti il cibo e le provviste per l'inverno.

Dopo ore interminabili, l'ombra di Jungkook si mosse oltre la porta, facendo sobbalzare il biondo che per poco non stava per addormentarsi.

Indicò il vaso in terracotta bollente, contenente i suoi avanzi, e Jungkook si avvicinò a lui sommessamente, infreddolito e senza fare alcun cenno di assenso. Gli lasciò un bacio prima ancora che Jimin lo rimproverasse per la sua poca accortezza.

Jimin mise su un finto broncio, dopo quel gesto tanto abituale.«Sei in ritardo.»dopo la sua scena di patetica autorità, scoppiò a ridere.

Quella reazione però, fu anche voluta all'espressione buffa di Jungkook, che in meno di un secondo aveva assunto una crepa talmente soffice da sciogliere l'animo del biondo.

«Perdonami, controllavo che il raccolto stesse procedendo bene.»replicò il più giovane, giustificando l'assenza con astuzia e per non sentire altre ragioni, gli regalò altri baci a stampo, i quali soffocavano di tanto in tanto le lamentele di Jimin.

A loro bastava questo. Separarsi la mattina per svolgere le proprie faccende, e ritrovarsi la sera stanchi e nervosi ma pur sempre innamorati l'uno dell'altro.

Ovviamente non potevano mancare le solite discussioni futili prima di andare a dormire. Tutti e due possedevano un carattere troppo forte, perciò sarebbe stato impossibile decidere chi dovesse avere l'ultima parola.

Se la discussione avveniva alle prime ore del mattino, entrambi sapevano che una volta rientrati nella loro dimora avrebbero parlato e chiarito la situazione. Non c'era niente di più bello che sopprimere le urla con tanti baci e carezze.

«Aspetti che si faccia buio da solo?»aveva chiesto Jimin dietro le sue spalle, osservando come Jungkook si fosse sdraiato sull'erba folta, i palmi incrociati.

Ci aveva poggiato la testa, gli occhi attenti, in cerca della luna, che presto si presentò. Stava solo aspettando che le nuvole scure gli cedessero il palcoscenico, dove si sarebbe esibita per il mondo intero.

Jungkook tirò all'indietro il collo, guardandolo dal basso e invitandolo con lo sguardo.«Oh, sei tu.»un sorriso brillante gli conferì un'aria più dolce e infantile.

Magnifico fu il momento che precedette una maggiore luminescenza di quel corpo celeste sconosciuto. D'altra parte, somigliava in tutto e per tutto a Jimin. Altri termini di paragone non sarebbero mai bastati. Jungkook avrebbe voluto esprimere a parole cosa stesse provando in quel frangente, ma davvero, non ci riusciva.

L'attimo dopo fu anche peggio, perché Jimin gli cinse il fianco con un braccio, portando il busto più vicino al suo. Neanche per un attimo aveva dato attenzioni al cielo. 

«Aspettavi qualcun'altro?»

«Forse.»scherzò Jungkook, provocando un pizzico d'irritazione al biondo, ma l'effetto non durò non più di un minuto.

Jimin era munito di fin troppa pazienza.«Stiamo diventando impertinenti, a quanto vedo.»poteva essere considerato un fattore a suo svantaggio, ma questo non era importante.

«Ti piace?»

«Da morire.»

Poi Jungkook calò lo sguardo sulle sue labbra, prendendo un respiro profondo prima di ricominciare a parlare.«Ho sempre pensato che per uno come me non esistesse la felicità.»

«Perché lo pensavi?»

«Perché la vita mi aveva offerto solo delusioni.»confessò, con la voce spezzata da qualche brutto di ricordo, ma Jimin non poteva rimanere inerme, e stava anche per dire la sua, se solo Jungkook non avesse infierito ancora.

«Questo almeno, prima d'incontrare te.»

Con il cuore riempito di felicità, Jimin gli accarezzò la guancia soffice, terminando per lui quella specie di martirio.«Non soffrirai più, Hilal.»

La notte era calata su di loro e quella fu una di quelle notti che nessuno avrebbe dimenticato, esattamente come quelle che le aveva precedute.

Il silenzio e l'eco di un bacio furono i cardini portanti per una promessa, che nessuno dei due amati, avrebbe mai infranto.

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora