19.

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Jimin's pov

Concessi altri inchini a quel pubblico così numeroso. Una volta messe le torce al riparo, ormai consumate fino all'orlo, accettai di buon grado un gentile e sonoro applauso. Vedevo molte bocche spalancate, in chiaro segno di shock. Questo voleva dire che ero riuscito nel mio intento. Avevo passato anni a perfezionare quel numero, che detto modestamente, era il mio preferito.

Lo spettacolo era finito e la festa anche, dato che tutti i presenti stavano congedando i propri compagni di serata, augurandosi anche la buonanotte. Passai una mano tra le ciocche, portandole all'indietro. Fatto questo, mi avviai verso la l'entrata secondaria. Nessuno mi avrebbe visto andare via. 

«Jimin.»

Forse non proprio tutti.

Mi bloccai sul posto, senza girarmi. Cosa voleva, adesso? Sapevo che non avrebbe aspettato oltre. Era agguerrito. Esattamente come me. Quella possibile conversazione si prospettava altamente fuori luogo. Forse Jungkook non si era reso conto di dove ci trovavamo. Non poteva essere così cieco. Il suo tono contribuì a stuzzicare la mia curiosità. Mi domandavo se lo spettacolo gli fosse piaciuto. Mai prima d'ora il mio nome aveva preso una piega così indulgente. Sentirlo pronunciare da lui, bastò a farmi rinunciare alla corsa ad ostacoli. Mi voltai per affrontarlo, notando le sopracciglia piegate all'ingiù. Era forse turbato? Non mi diede tempo, nulla. Fece un passo in avanti, ed io uno all'indietro. Inclinò la testa di lato, come se fosse la prima volta.

«Perché sei qui?»

«E' tutta opera di Yoongi»precisai, ripagandolo con la stessa moneta.«quindi non pensare che sia qui per importunarti.»

«Dovevo immaginarlo.»replicò, con il tono più burbero che avesse mai usato.

Una fitta di fastidio venne scagliata contro la mia testa. Senza volerlo. E lì potevo davvero perdere le staffe. Che cosa credeva di fare? Il lavoro mi aveva portato fin da lui, niente che potesse attaccare alla sua vita. Era stato un caso.

«Seriamente non capisco tutto questo accanimento»dissi, senza dargli il tempo di riflettere.

«Che cosa vuoi dire?»replicò subito, alzando il tono di voce per sovrastare il mio.

Che sbruffone.

Alzai le spalle, perdendo quel poco di pazienza.«Sei qui con me, quando dovresti essere da tutt'altra parte.»gli avevo sbattuto in faccia la cruda verità, proprio perché sembrava non rendersene conto. Doveva aprire gli occhi e decidere cosa volesse. Non poteva restare in bilico per sempre.

«Se sono qui, è perché voglio essere qui.»disse poi, stringendo i pugni .

Iniziai ad allarmarmi, sconvolto da questa sua pretesa. La potenza delle nostre parole sembrò fendere anche l'aria intorno a noi, unica spettatrice della nostra disfatta. Stavamo per attraversare un campo minato, e questo non andava bene. Per niente. Deglutii piano, cercando di liberare il groppo in gola, formatosi a causa sua. Per molto tempo mi ero concentrato solo su me stesso, mettendomi sempre e comunque al primo posto.

«Jungkook.»

Lo richiamai, usando una nota più leggiadra, sperando che mi desse ascolto. Qualcosa era nato e, come uno stolto, l'avevo capito solo adesso.

«Non voglio che tu sia solo una notte.»  

Stavo per replicare, perché non vedevo niente di logico in quel discorso. I battiti alle tempie cominciarono a pompare maggiormente. Il sangue risvegliato dalle sue parole. Scossi il capo, cercando una scappatoia. Ma i suoi occhi non mi lasciarono. Non volevano lasciarmi. Volevo dire la mia, volevo mostrargli quante conseguenze avrebbe dovuto affrontare se fosse andato avanti. Volevo metterlo in guardia, ma non ci fu verso. Prima che potessi anche solo prendere fiato, catturò le mie labbra con le sue. Chiusi gli occhi, preso alla sprovvista. Fu un bacio improvvisato, incerto. All'inizio. Portò le mani all'altezza dei miei fianchi, mentre io portai le mie sul retro del suo collo, avvinandoci maggiormente. Come se non bastasse.

In un secondo momento, quando Jungkook aveva capito che non sarei andato via, si fece strada con la lingua, estremamente calda, all'interno della mia bocca. La lotta per la dominanza era iniziata, e nessuno dei due aveva intenzione di perdere. Poi un altro bacio, arricchito dalla foga repressa, mi portò sulle grazie dell'Olimpo. Infiniti schiocchi leggeri urtarono la quiete.

«Non fermarti.»lo pregai, beandomi del suo tocco strabiliante e assolutamente soffice.

Nel mentre, spinse il mio corpo al muro, seguito subito dopo dal suo. Tutto senza mai separare le labbra le une dalle altre. Il contatto sprigionò una sensazione che mai avevo provato prima. Non avevo mai permesso a nessuno di provare la mia bocca. Jungkook aveva fatto di testa sua, e questo mi piaceva da impazzire.

Mi persi in lui, sprofondando le mani nelle sue ciocche scure, dimenticandomi del perché mi trovassi lì.

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora