28.

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Hoseok's pov

Avevo dato sempre il massimo. In ogni cosa facessi. Sapevo di agire per mantenere intatta l'integrità di Atene.

A molti, venivano meno i beni di prima necessità come l'acqua e il pane. Nell'ultimo anno si erano registrate carenze mostruose, mai viste prima. Vedere bambini e anziani sopportare quelle condizioni disumane, faceva soltanto ingrandire il mio risentimento verso gli adoratori della guerra.

La sete di potere aveva fatto sì che il sistema potesse godere di tanti privilegi a cui avevamo a disposizione, senza tener conto di ciò che succedeva oltre il palmo delle nostre mani. Il popolo non aveva bisogno di altre tasse, di minacce e di abusi. Aveva bisogno di essere capito.

Quando perdevo me stesso, mi bastava fare visita a Namjoon e tutto tornava a prendere forma. Così riempivo quel vuoto, ormai accumulato solo da inadempienze e malcontenti.

I suoi consigli mi aiutavano a riflettere.

Ero seduto a gambe incrociate, davanti a lui, il quale aveva congiunto le mani ai lati di un calice. Non dissi niente, sapevo che quello fosse uno dei suoi collegamenti con gli Dei. Per tale motivo, preferii non interromperlo.

Meglio non sfidare la sorte.

Gli occhi scuri di Namjoon si aprirono lentamente, dandomi il tempo necessario per prepararmi.«Proteggi chi ti sta a cuore.»questa fu la sua dichiarazione.

«Proteggere?»

Lui annuì, mantenendo comunque il contatto visivo. E dopo un tempo immemorabile, cambiò espressione. Il che fu sconvolgente, perché non l'avevo mai visto preoccupato per qualcosa.

«Ci aspettano tempi duri, dobbiamo essere pronti.»

Non potevo permettermi di abbassare la guardia. Cosa dovevo temere?

Feci vagare lo sguardo, prendendo ad osservare il panorama di quel promontorio. Nessuno che mi dicesse cosa fare, nessuna divergenza. Poi dei capelli biondo cenere, spiccarono tra le distese di quel manto verde. Daphne.

Poteva essere un miraggio, credevo che lo fosse. Questo era quello che pensavo, fino a quando la persona interessata deviò la sua attenzione dal suo cesto di vimini a me. E non c'era niente che potessi ammirare con più ardore di lei. Alzò la mano, salutandomi, accompagnando il gesto con un sorriso.

La"celebrazione"era giunta al termine.«Ora devo andare.»m'inchinai, in segno di scuse.

Stranamente Namjoon non proferì parola, troppo impegnato a guardare oltre le mie spalle, capendo la situazione. E per questo gliene fui grato.

Ridacchiò sotto i baffi, cosa che prima non credevo possibile. Quasi non credevo ai miei occhi.«Vai.»m'incalzò.

Pochi passi, e la bellezza di Daphne mi concesse il colpo di grazia. Il suo spirito allegro e sbarazzino m'incuriosiva, arrivando a chiedermi cosa le passasse per la testa. Per non parlare delle sue movenze così femminili e delicate. C'erano alte probabilità che le altre donne la invidiassero proprio per questa sua capacità. In tal caso, non ne sarei sorpreso.

Daphne si avvicinò, in contemporanea, incrociando le braccia al busto.

«Buongiorno, Hoseok. Sei venuto anche tu a pregare?»domandò, riferendosi implicitamente al tempio che ci dava le spalle.

«Non esattamente.»

«Stavo per andare via.»disse poi, e potevo anche definirmi affrettato, ma non ero pronto a lasciarla andare. Volevo approfondire, e temevo di sprecare un'occasione d'oro.

«Posso accompagnarti.»la fermai in tempo, privandola momentaneamente del cesto, troppo pesante per permettere ad una donna tanto raffinata di portarlo.

Le feci strada, e lei, senza un reale intento, sfiorò il suo palmo con il mio.

Arrestai il mio cammino, guardandola in silenzio. Non mi meritavo tutto questo.

Diedi una veloce occhiata alle nostre mani, mentre chiedevo al cuore di rallentare.«Non so cosa dire.»avvertivo le mie guance prendere fuoco.

Non poteva neanche immaginare quanto bene facesse alla mia persona.

«Cosa ti blocca?»mi chiese lei, sospesa nel dubbio.

«Il fatto è che non mi sento mai all'altezza delle aspettative altrui. Jungkook si fida troppo di me, per questo ho sempre vissuto con la paura di sbagliare e di deluderlo.»deglutii, cercando di non apparire patetico ai suoi occhi.

«Non l'hai mai fatto, e se Jungkook si fida di te ci sarà un motivo.»

«Forse hai ragione.»

«È così.»concluse fermamente e quello che accadde il minuto seguente, verrà scolpito inevitabilmente nella mia memoria.

Un bacio a fior di labbra, tanto breve, ma tanto gradito.

Forse nemmeno lei se ne rese conto, il cesto ormai a terra, perché non potevo più farne a meno. Poggiai le mani sul suo viso, attirandolo al mio, beandomi di quelle labbra che ora pretendevo solo per me.

Una pausa e i respiri affannati.

Daphne continuò la sua dolce tortura, ormai ero allo stremo.«Credo di provare qualcosa per te.»

Sorrisi come un bambino, e finalmente avrei potuto vantarmi di aver toccato il cielo senza nemmeno esserci stato.

«Qualunque cosa sia, aspetterò. Anche se ci vorrebbero secoli, o se dovessi aspettare la prossima vita per averti, aspetterò.»

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora