Afflizione e incomprensione.
Erano queste le emozioni contrastanti che stavano dominando il mio animo. I miei occhi vagavano nel vuoto, cercando un senso a cui poter aggrapparsi e risalire in superficie.
Lasciai la mano di Jimin. Sentivo la testa pesante, le parole macchiate di peccato, furono in grado di sbiadirmi la vista. Sentii il corpo farsi debole e cedere al suolo, ignorando senza volere i suoi richiami continui.
Un foro all'altezza del petto.
Era troppo da sopportare. Non sentivo più le gambe. Solo l'attimo dopo, realizzai che proprio Kim Taehyung aveva minacciato di annientarci.
L'unica via d'uscita, era consegnargli Jimin.
Tutto buio al confine.
«Svegliati.»
Aprii gli occhi di scatto, credendo che fosse stato tutto frutto della mia mente, che quel feroce dibattito non fosse mai avvenuto.
Non sapevo quanto tempo fosse effettivamente passato, fatto sta che Jimin mi era rimasto vicino per tutto il tempo.
Potevo affermare con fermezza di aver perso i sensi, altrimenti non mi sarei spiegato come mi fossi trovato stesso sul mio comodo letto.
Pretendevo delle spiegazioni. Quando poi Jimin allungò la mano verso di me, portandola alla guancia, la scostai senza indugiare. La fiammella della rabbia, rimasta spenta, si accese improvvisamente.
«No.»dichiarai, non badando al mondo con cui l'avevo allontanato.
«Jungkook, lascia che ti spieghi.»tentò ancora lui, avvicinandosi di nuovo.
Vedevo i sensi di colpa che a poco a poco prendevano forma sul suo viso.
Se l'obiettivo di Kim era separarci, ci stava riuscendo. Se le parole di quel pazzo erano fondate, lui e Jimin si conoscevano da molto più tempo di me. Lui conosceva cose di lui che io ignoravo sul nascere.
Era un libro aperto. In qualche modo, aveva significato qualcosa per lui.
Mi sistemai meglio, in modo da guardarlo in faccia e affrontarlo una volta per tutte.«Cosa vuoi spiegare? È tutto chiaro.»gli urlai contro.
«No, hai travisato ogni cosa.»
«Ho capito perfettamente.»
Cercava di calmarmi, inutilmente. Perché ora la mia mente stava viaggiando un po' troppo, visualizzando scenari che mai e poi mai avrei voluto assistere.
Jimin mi prese per le spalle.
«Ascoltami.»
«Ti ha mai toccato?»domandai a bruciapelo, la foga di sapere tutti i piccoli dettagli che li aveva preceduti, mi stava soffocando internamente.
Pregai che rispondesse alla svelta. Non potevo aspettare così tanto. La gelosia stava diventando sempre più insistente, stava ridendo di me.
«Jungkook.»abbassò lo sguardo, facendomi intuire che stesse pensando ad un modo per dire la verità. Me lo doveva.
«Rispondimi.»lo incalzai.
Stavo per perdere la pazienza, e questa era la prima volta che mi accadeva con lui. Ma ora, non c'era spazio per nient'altro.
Gli occhi di nuovo nei miei.«Non gliel'ho mai permesso.»disse alla fine.
Rilasciai un sospiro di sollievo, e dopo venne seguito da un'altra domanda che fece più male della precedente.
«Ti ha mai baciato?»
Jimin strinse i denti. Non voleva sbilanciarsi, potevo vedere il suo disagio. Ma se non fosse stato per Kim, tutto questo non sarebbe mai venuto a galla. Quindi da una parte, avrei dovuto ringraziarlo.
«Solo una volta, ma l'ho respinto. Come potevo permettere ad un essere così meschino di controllarmi?»
Restai in silenzio, perché se prima vivevo solo di rabbia cieca e disprezzo, ora non provavo più nulla.
Jimin portò le mani sul mio viso, stavolta con delicatezza, come se avesse paura di rompermi.«Dì qualcosa.»lo alzò, portandolo alla sua stessa altezza.
«Cosa dovrei dirti? È successo.»
«Ora sono qui con te, guardami ti ho detto.»ripeté di nuovo, scandendo parola per parola.«Hai sentito solo la sua versione. Lascia che io ti racconti la mia»ci sedemmo sul piccolo divanetto intagliato con pelle di cinghiale, posizionato al lato centrale della camera.«niente più segreti, sarò sincero fino all'ultimo. Te lo prometto.»
«Ti ascolto.»
Da quella premessa, intuivo che ci fosse molto altro dietro, quindi lo lasciare parlare senza battere ciglio. Jimin schiarì la gola prima di apri bocca, e potevo giurare di aver visto i suoi occhi diventar lucidi.
«Ho vissuto con mia madre fino all'età di diciassette anni, in Egitto, la terra che mi ha accolto. A differenza di mio padre che senza alcun motivo, ci aveva lasciati. Non c'era giorno in cui non aiutassi mia madre con il raccolto. Lo facevo volentieri, anche perché la fame stava mietendo più vittime del normale.»fece una pausa, forse ripensando a quei tristi ricordi che nessuno avrebbe mai dovuto rivivere.
Provavo un senso d'angoscia terribile, e sapendo che non fossi stato lì come d'appoggio, mi faceva sentire ancora di più colpevole.
Deglutii.«Come l'hai incontrato?»andai al sodo.
«A quel tempo, le nostre terre erano contese tra Sparta e la Persia.»
«Cos'è successo dopo?»
«Un giorno, i persiani avevano deciso di prendersi tutto e ovviamente gli spartani hanno agito di conseguenza. Nessuno tocca una loro proprietà senza subire conseguenze. Fu uno spargimento di sangue terribile.»strinse i denti, dilaniato dai ricordi.«Taehyung era appena salito al potere, e non aveva perso tempo a seminare morte dietro al suo passaggio. Durante lo scontro, dei soldati tentarono di rapire mia madre, e a quel punto, puoi ben immaginare com'è andata a finire.»
«Ti sei sacrificato.»continuai io per lui, aggiungendo un altro pezzo a quella storia.
«Dovevo farlo, e non solo ci risparmiò, ma promise di liberare l'Egitto dal proprio dominio. In cambio, l'avrei servito fino alla fine dei miei giorni.»concluse, respirando profondamente.
«Non succederà di nuovo.»replicai, diretto.
Jimin spalancò di poco la bocca, facendo chiarezza su ciò che aveva appena espresso. Ma ora la mia testa aveva perso la lucidità di cui possedevo.
I conti erano aperti.
«Jungkook, se questa è una possibilità per salvare altre vite, lo devo fare.»insistette lui, come se fosse davvero una questione da prendere alla leggera.
Non poteva fare sul serio.
«Tu non ci andrai.»
«Sono sopravvissuto una volta, posso farlo ancora.»strinse i pugni, determinato, ed io feci lo stesso.
«Ho detto di no. Kim non ti avrà di nuovo. Non mi fido di lui, e nemmeno tu dovresti farlo.»
«Lo conosco meglio di chiunque altro, so come tenerlo a bada.»
«Ho preso la mia decisione. Radunerò l'esercito, convincerò gli altri a unirsi a questa causa e in un modo o nell'altro ne usciremo.»
«Tu non hai idea di come sia fatto. Ho sofferto le pene dell'inferno, ma conosco i suoi punti deboli.»
Tengo troppo a te per lasciartelo fare.
Scossi la testa, avvertendo la stanchezza di prima, aumentata di tre volte, offendermi di nuovo. Per adesso, poteva bastare.
«Proprio perché sarebbe capace di qualsiasi cosa, è una pessima idea ritornarci. Puoi semplicemente restare e affrontarlo insieme a me?»poggiai la mano sul suo dorso, sfiorando poi le labbra sulle sue. Racchiusi in quel bacio tutto ciò che provavo per lui, tutte le mie paura, e anche tutti i cattivi pensieri.
Sospirò, interdetto su quel cambio di programma. E poi non disse altro, semplicemente ricambiò, perché era la cosa più giusta da fare. Ora, esistevamo solo noi, il resto era solo un piccolissimo scorcio. Egoisticamente, desideravo che quella bolla, dove ci eravamo rifugiati, non venisse mai rotta.
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JUST ONE NIGHT ― jikook
Hayran KurguGrecia, 433 a.C. In quel tempo ogni forma d'arte stava incontrando la propria evoluzione, senza nessun tipo di freno. E gli uomini non potevano niente contro il volere imposto dal fato. Ciò che doveva compiersi era già stato scritto. In origine, fu...