21.

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Il mattino seguente nessuno aprì bocca su ciò che era successo ieri. Né un accenno alla festa, né allo spettacolo finale. Niente di niente. E lo apprezzai, per quanto mi fu possibile. Youra fece lo stesso.

Di certo non poteva aspettarsi che i suoi piani venissero infranti in modo così tragico. Erano tutti spaventati, incluso Hoseok, che quella notte si era offerto di restare per dare una mano, benché non ce ne fosse bisogno.

Con la consapevolezza di aver alzato al massimo la difesa sia all'esterno che all'interno, non avevo chiuso occhio nemmeno per un attimo. Di tanto in tanto, andavo a controllare le stanze delle bambine, assicurandomi che stessero bene. Daphne era rimasta a dormire insieme a loro, spiegandomi che quando avevano trovato il corpo, entrambe stessero già dormendo beatamente.

Se avessero assistito ad uni scenario simile, non me lo sarei mai perdonato. Pregavo in continuazione che un giorno non molto lontano, trovassero un uomo degno della loro presenza, e che vivessero felici e serene. Come meritavano. Io e Daphne, nel frattempo, cercavamo di proteggerle come meglio credevamo.

Avevano pianto per giorni interi, quando a malincuore, eravamo stati costretti a dire loro che il padre non ce l'avesse fatta.

Youra fu l'unica a restare indifferente a tale notizia. E lì capii che una donna del genere, non meritava in alcun modo la mia compassione. Ma tra tutte queste sventure, un avvenimento positivo c'era.

In mezzo a tutto quel trambusto, un miracolo era avvenuto.

Avevo baciato Jimin.

Potevo ancora sentire chiaramente il suo sapore sulla mia bocca. Da quella mattina non avevo fatto altro che sfiorarmi quel punto con il pollice, sorridendo per tutto il tempo. E per Zeus, era stato magnifico.

Non mi sarebbero bastati anni per dimenticare le sensazioni che la sua pelle mi donavano. Calda e inebriante.

Ci stavo pensando anche adesso, nel bel mezzo di una riunione, estremamente importante. Ero un caso perso. Mille voci si udirono da quella distanza, ognuno dei presenti si stava accordando su qualcosa che all'inizio, mi fu sconosciuto.

Colpa delle mie distrazioni.

Vidi Hoseok stringere i denti dal nervoso.«Si mette male.»mormorò più a se stesso, che a me.

«Questa non ci voleva...»aggiunse un uomo, posto esattamente al mio fianco.

Prima che potessi dire la mia, il suono di poche parole mi fece desistere.

«Il re di Sparta vuole un incontro.»disse qualcuno tra la mischia, facendomi gelare il sangue nelle vene. Senza un motivo valido.

Un'altra voce parlò, bloccando il flusso dei miei dubbi.

«Che cosa potrebbe mai volere quel folle?»

«Le sue ragioni ci sono sconosciute.»precisò immediatamente il messaggero.

«Magari vuole solo visitare la città.»disse uno stolto, uno dei tanti ragazzi che da poco aveva intrapreso quella carriera.

Troppo cieco per accorgersi dell'evidente.

Altre opinioni affrettate vennero sputate fuori, rapite dallo sgomento.

«Gli spartani hanno sempre un secondo fine, ricordalo. Sono fatti così.»

«È solo un ragazzino che gioca a essere un sovrano rispettabile.»

«È sempre stato considerato una minaccia, non è da prendere alla leggera.»

Feci un cenno col capo a Hoseok, incitandolo a dirmi di più. Inclinò il capo verso il mio orecchio, abbassando la voce per non destare sospetti.«È spietato, come tutti quelli della sua razza. Nessuno qui, si è mai permesso di nominarlo.»spiegò.

Un altro membro del consiglio tuonò, facendoci allontanare seduta stante per ascoltare ciò che aveva da dire.

«Non possiamo tirarci indietro.»

Gli altri gli fecero spazio, restando comunque in disparte, ognuno assorto nei propri pensieri: fu un chiaro invito ad andare incontro al nemico.

Feci un passo in avanti, non badando alle occhiate che qualcuno mi stava rivolgendo.«Farò io da tramite.»

«Jeon, per carità. Siete ancora giovane.»disse quest'ultimo, pensando di potermi intimorire.

«Ero giovane anche quando ho accettato di salire in politica.»

Il mio interlocutore annuì, colto alla sprovvista. Hoseok mi riprese, scuotendomi il braccio, mentre il resto del concilio si ritrovò d'accordo su quella decisione.

«Sei un folle, Jungkook.»

Feci spallucce, richiamando la sua attenzione e mi allontanai insieme per non creare altri disguidi.«Qualcuno doveva farlo.»spiegai, gesticolando con le mani.

Ma lui non voleva sentire ragioni.«Continuo a pensare che sia una pessima idea.»si preoccupava troppo.

«Piuttosto, dimmi di più sul nostro futuro ospite.»

Mi seguì, sospirando e probabilmente chiedendosi come avesse fatto a restarmi amico per tutto quel tempo.

«Kim Taehyung. So solo questo.»replicò, in tono netto.

Perché quel nome mi era familiare?

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora