Jimin's pov
Le fiamme quasi ci travolsero, le mani tremarono, mentre il rumore di utensili e altre decorazioni si frantumavano al suolo. Mai avrei creduto di poter essere capace di spezzare un'altra vita. Non sarebbe successo nemmeno nei miei sogni più nefasti. Ed ora, la terra stava accentuando la gravità di quell'atto forzato.
Tenni gli occhi fissi su Taehyung, fin quando non venne inghiottito dalla terra, ora suo luogo di eterno riposo. Accompagnai la piccola liturgia in silenzio. Questo almeno, potevo concederglielo.
Ora non farai più del male a nessuno.
Strinsi le dita di Jungkook a me, e solo allora il mio battito cardiaco trovò la pace che tanto voleva. Non mi sarei mai stancato del suo tocco. Così naturale e bisognoso.
Le sue dita corsero al mio viso, avvicinando il suo per assicurarsi che stessi bene.«Jimin, guardami.»mi richiamò, dato che non avevo ancora emesso una parola.
«Non posso crederci.»farfugliai.
Stanco di vedermi in quello stato pietoso, avvolse le braccia intorno al mio busto, infondendomi quell'affetto che da allora, non era più mutato.
Anzi, ad ogni carezza, sembrava aumentare.
«Ora possiamo tornare a casa, vieni.»
Aveva ragione, dovevamo andarcene, o i prossimi saremo stati noi. Non sarei morto lì, non così. Hoseok scoccò un'altra freccia e proprio in quel momento, un fuoco aitante pervenne a poco tratto da Jungkook. Lo tirai per un braccio, spaventato dal fatto che potesse ferirsi.
L'alta temperatura ci fece sobbalzare.
Poi vidi l'arciere correre da noi, seguito dalla spia mandata da Atene.«La città è sotto assedio»c'informò, col fiatone.«ma gli Dei vogliono che rinunciamo.»
Jungkook rifletté poco su cosa si dovesse fare al riguardo. Aveva calibro, tutto ciò che dovesse possedere un regnante.
«L'era di Kim è finita. Ordina la ritirata.»
«Sarà fatto.»l'amico annuì, facendo poi un cenno al suo sottoposto.
Sparta ci stava cacciando via. Sarebbe stato meglio accontentarla, e alla svelta.
Passai velocemente i dorsi al di sotto degli occhi, ricomponendomi. Una figura accasciata su se stessa, appoggiata al muro in frantumi, attirò il mio interesse. Perché quel corpo esile mi ricordava tanto qualcuno? Mi fu impossibile vedere il suo viso, ma qualcosa mi diceva che fosse Yoongi. Sarei stato più sicuro se fossi andato a controllare. I richiami di Jungkook non servirono a niente, perché quando arrivai ai piedi dell'uomo, non ci furono più incomprensioni. Era proprio lui.
Aveva gli occhi serrati, macchie di sangue a ricoprirgli la fronte e le tempie. Il turbamento di vederlo ridotto in quelle condizioni, non fece altro che accrescere il mio senso di smarrimento.
Spalancai la bocca, accecato da un senso primordiale che mi portò a scuoterlo per farlo svegliare.«Yoongi, dimmi che stai bene. Ti prego, svegliati!»ricacciai indietro le lacrime.
Poi una mano confortante si posò sulla mia spalla«Jimin.»mi richiamò Hoseok, riponendo via l'arco.
«Non me ne vado senza di lui.»gli dissi, con un pizzico di rabbia.
«Che mi sono perso?»
Quasi non credevo alle mie orecchie.
Mi girai dalla parte opposta solo per vedere un Yoongi stropicciarsi gli occhi, come se avesse fatto un lungo sonno ristoratore.
La serenità che provai non fu nemmeno paragonabile al nostro primo incontro, quando mi aveva dato una seconda opportunità per ricominciare a vivere.
«Sei vivo!»esclamai, abbracciandolo con un sorriso a trentadue denti.
«Non per essere d'intralcio, ma vi ricordo che il palazzo sta cadendo a pezzi.»ci ricordò Hoseok, appoggiato da Jungkook che con grande affinità, stava controllando il perimetro.
A Yoongi non bastò guardarsi intorno per capire in che situazione ci trovassimo. Tastò il muro con i palmi, aiutandosi a mettersi in piedi. Una volta esserci assicurati che non ci fossero ingombri, attraversammo il lungo corridoio – il quale ci aveva offerto l'evenienza di scappare.
«Siamo salvi.»disse Yoongi ad alta voce, sospirando, una volta esserci allontanati dalle ceneri che il palazzo produsse, ormai ridotto ad un ammasso di pietre e cenere.
La quiete ci concesse di respirare e di calmare gli animi. Il sole stava sorgendo nell'oscurità e Hoseok fu il primo a sollevare il capo al cielo, accogliendo l'alba di un nuovo giorno.
Dopo che Jungkook si fosse assicurato che fossi tutto intero, mi donò un altro bacio. Sporsi le labbra per ricerverne un altro, ma lui mi rivolse un sorriso adorabile. Di quelli che celavano un sacco di parole.
Avremo avuto tempo per recuperare.
«Non ce l'avrei fatta senza di te.»disse, rivolto ad Hoseok, mentre Yoongi tirò a sé le redini dei cavalli.
Nel frattempo, i soldati superstiti, rimontarono sui propri. Hoseok scosse la testa, non riuscendo a trattenere una risata allegra.
«È merito suo.»indicò Yoongi, che ovviamente era pronto a controbattere.
«Non iniziare a darmi tutti i meriti.»lo rimbeccò l'altro.
Scoppiammo a ridere tutti e quattro, allietati da come le cose si erano evolute alla ben e meglio. Jungkook intrecciò la sua mano alla mia, dichiarando implicitamente che non mi avrebbe perso di vista, d'ora in poi. Stavamo per muovere i nostri primi passi verso la nostra patria, quando Hoseok ci fermò.
«Devo parlarti.»si soffermò maggiormente su Jungkook.
«Dimmi tutto.»
I suoi occhi avevano afferrato quella nota di compostezza.«Vorrei chiederti la mano di Daphne.»un sorriso timido si formò agli angoli della sua bocca.
Circondai con un braccio, le spalle di Yoongi, aspettando con ansia la risposta del mio amato.
Sentivo il petto gonfio dalla troppa felicità. Jungkook non disse nulla, all'inizio, spiazzato come me da quella richiesta.
Lo abbracciò di slancio e avrei giurato di aver visto la scintilla di una lacrima passare per le sue guance.
«Avete la mia benedizione.»
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JUST ONE NIGHT ― jikook
FanfictionGrecia, 433 a.C. In quel tempo ogni forma d'arte stava incontrando la propria evoluzione, senza nessun tipo di freno. E gli uomini non potevano niente contro il volere imposto dal fato. Ciò che doveva compiersi era già stato scritto. In origine, fu...