9.

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Hoseok's pov




Nonostante il sonno mi avesse concesso la sua grazia, le forze sembravano mancarmi più di ogni altra cosa. Era la prima volta che mi capitava, e questa volta poteva trattarsi di un caso eccezionale. La primavera era finalmente arrivata ad allietare le mie giornate, fin troppo scure e solitarie. La riunione continuò a procedere senza produrre alcun risultato. Raggiungere un accordo stava diventando una vera impresa. Non c'era giorno in cui non si discutesse anche sui più futili argomenti. Avevo già espresso il mio parere, senza mancare di rispetto ai pareri altrui.

Dopotutto, agivamo per migliorare le condizioni della nostra città. La "culla" che ci aveva accolto fin dalla notte dei tempi. Eravamo riconoscenti ai nostri antenati per averla arricchita con i suoi monumenti. Mastodontici, a mio parere. Mai in tutta la mia vita avevo ammirato qualcosa di simile. Ma ora toccava a noi preservare quello splendore. Un altro silenzio arrestò il corso della parlantina leggera. Ora arrivava il peggio. A braccia conserte, attendevo pazientemente l'esposizione della nuova tattica. Seokjin sapeva il fatto suo, ma di certo non poteva competere con le idee di Jungkook. Il più giovane dei due lasciò il suo posto, dirigendosi al centro della mischia, esponendo la sua tesi. Il suo modo di gesticolare attirava inevitabilmente gli occhi si di sé. Vecchi compagni di suo padre sostenevano che avesse preso questo suo tratto proprio da lui.

Non potevo sentirmi più fiero.

«Non credo sia una buona idea provocare gli spartani»consigliò saggiamente Jungkook.«non sappiamo cosa aspettarci.»

Seokjin rimase sulle sue fino a quando udì quelle parole. Dopodiché liberò una risata, rivolgendo al primo stratega uno sguardo saccente. Per la maggior parte delle volte, mi trovavo in disaccordo con i suoi toni poco democratici. Non potevamo permetterci di progredire, non ora che il consiglio aveva stabilito le sue leggi. Seokjin non conosceva il concetto di equilibrio: a lui piaceva strafare. Il troppo lusso l'aveva portato a questo. Temevo che prima o poi sarebbe diventato un problema. Cercavo di non lasciarmi trascinare dalle sue trovate drastiche. Lo stesso valeva per Jungkook.

Ma Seokjin non si fermava davanti a niente, anzi sfruttava l'incitamento dei suoi seguaci per continuare.

«Io propongo un attacco a sorpresa.»girò su se stesso, analizzando la reazione del capo del consiglio: uomo di mezza età, barba ben curata e occhi fissi. Batteva le dita sulla panca di pietra, alternando lo sguardo tra i due contendenti.

Anche lui come tutti noi, aspettava una resa dei conti. Ma da come si stava svolgendo il dibattimento, ne avremo avuto ancora per molto. Jungkook per niente propenso a mollare la presa.

«In questo momento, dovremo pensare al bene del popolo. Con tutti questi scontri civili non possiamo permetterci una guerra.»

Difficilmente riuscivi a tenerlo al tappeto per più di un'ora, se si trattava di zittire Seokjin, aveva praticamente la vittoria a portata di mano.

«Esattamente.»intervenni per la prima volta, puntando l'attenzione sull'altro, il quale non dava segni di cedimento.

«Sapete, c'è un detto il quale dice che non si conosce mai veramente il proprio nemico fin quando non lo si ha faccia a faccia.»

«Cosa vuoi dire con questo?»domandò Jungkook, non trovando il nesso.

Il più grande portò le dita alla tempia, indicandolo con due colpi leggeri.

«Mangia o verrai mangiato»disse, con una nota di disprezzo.«non vorrai commettere lo stesso errore di tuo padre, dico bene?»

Finita quella frase, mi catapultai spedito verso le spalle del mio amico, afferrandole prima che potesse commettere qualcosa di cui se ne sarebbe pentito. Riuscivo a mantenerlo a stento, data la forza con cui mi stava spingendo via. Se lo l'avessi lasciato andare, per Seokjin sarebbe stata la fine.

«Non hai il diritto di nominare mio padre.»ringhiò Jungkook, preso dalla rabbia.

Seokjin non si lasciò sopraffare. Un mormorio vagò nell'aria. Nessuno si aspettava tutto questo, ed infatti nessuno osò immischiarsi. Solo perché aveva alcuni anni in più di Jungkook, non poteva mancargli di rispetto in quella maniera. Non davanti a tutta la corte. Concluse il suo monologo, e una volta essersi congedato, Jungkook rivolse l'attenzione prettamente al capo del consiglio. Sperò in un esito positivo, e così fu. Perché le semplici parole che sentii uscire dalla bocca dell'uomo, mi fece ritornare a sperare.

«Prima Atene.»

Al momento, questo ci bastò.

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora