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Nell'attimo in cui pensai fosse finita, ecco che la speranza nacque dalle ceneri.

Delle urla coprirono le mie proteste, vetri rotti e numerosi passi che si avvicinavano.

Fu il caos, e il nemico se ne accorse soltanto dopo.

Kim tenne ferme le mani nello stesso punto, fin quando il gran fracasso non ci raggiunse. Sollevò il capo, incredulo, allentando poi la presa, consentendomi di respirare. E nei suoi occhi, per la prima volta, vidi un altro sentimento.

Uno di quelli che raramente puoi scorgere in un tiranno come lui.

Quasi non potevo crederci.

Vidi la paura.

Prima che potesse dire o fare altro, un uomo fece la sua comparsa, silenzioso e furtivo. Mi ripresi in tempo solo per assistere al suo generale colpirlo alla nuca. Secco e indolore. Era uno di loro, il classico mantello rosso non mentiva, ma la mia mente lo stava associando a qualcun'altro.

L'avevo già visto in qualche altra occasione; non dimenticavo mai una faccia quando la osservavo a lungo.

D'improvviso, una scarica di energia lambì il mio corpo, spronandomi a togliermi Kim da dosso. Una volta caduto contro il pavimento, privo di sensi, indietreggiai, aiutandomi con le braccia.

Alla mia reazione, l'uomo dalla barba insipida, pensò bene di avvicinarsi per spiegare cosa stesse succedendo.

Fece un inchino pronunciato, mentre io cercavo di unire i pezzi mancati.«Sono arrivati giusto in tempo, mio signore.»

Davvero non capivo.

Una schiera numerosa di soldati poi, fece il suo ingresso, esattamente da dov'ero arrivato. Erano capeggiati da Hoseok, intrepido e audace, l'arco stretto tra le mani e lo sguardo estremamente serio.

Ma il sollievo di vederlo durò poco, perché l'esercito di Kim si fece avanti.

Dopodiché, capire chi stesse avendo la meglio, fu impossibile. Quelle pareti udirono numerose urla, carne lacerata e fendenti mortali.

Spade contro spade, fuoco contro fuoco.

La spia si offrì di mettermi a riparo, ma io non potevo restare in disparte. Mi trovavo in quel posto per un motivo preciso. Vidi Hoseok caricare un'altra freccia, seguito ad un gruppo di altri arcieri. Sollevarono le punte, quasi al soffitto, per poi rilasciare la presa e un'ombra sopraggiunse in pieno le teste degli spartani, colpendo in modo fatale alcuni di essi. Per altri invece, si trattò di ferite superficiali.

Mossi i passi, dato che la battaglia era appena iniziata, senza che nessuno desse alcun segnale.

Raggiunsi Hoseok nel momento in cui tirò indietro il braccio verso la faretra, recuperando l'ennesima freccia da usare.«Come hai fatto a-»lui m'interruppe.

«Gli spartani ci hanno sottovalutato.»

Un sorriso ampio comparì sul suo volto, caratterizzato da quel fervore che gli avevo visto poche volte nella vita.

Indicai l'uomo al mio fianco.«È opera tua?»gridai, al di sopra di quel putiferio.

Il mio amico d'avventure annuì.

«Ha usato lui il corno, dandoci modo di entrare in azione.»inforcò la freccia, colpendo sulla fronte un soldato che si stava per avvinghiare su di lui.

«Perché non ne sapevo niente?»

«Nessuno ne era a conoscenza. Il consiglio ha pensato bene di agire ancor prima che Kim potesse pensare di mettersi contro di noi.»

Detto ciò, mi porse una spada, la quale io afferrai senza mezzi termini.«È stato un bene.»non avrei toccato più il fondo.

Quello fu l'unico stratagemma per risalire.
Nella vita, mi avevano preparato a qualunque deviante, a qualunque tipo d'ostacolo mi sarebbe capitato davanti.

Ma nessuno mi aveva insegnato a temere l'amore. E se mi fossi trovato a commettere lo stesso errore, non avrei resistito a tal proposito. 

«Come hai fatto ad entrare?»gli chiesi, venendo sopraffatto dalla gioia di saperlo lì con me, anche se in una situazione non del tutto pacata.

Sviò il discorso, dandomi una pacca sulla spalla.«Vai a cercare Jimin, qui ci pensiamo noi.»

Senza volerlo, aveva già risposto alla mia domanda. Era celata al di sotto.  Una delle abilità strabilianti di Yoongi, era proprio quella di entrare in scena al momento giusto. Sorrisi tra me e me.

A Kim avrei pensato dopo.

«Ci sarà mai qualcuno che mi dia ascolto?»gli chiesi retorico, incriminandolo con lo sguardo.

Hoseok rise in risposta, allontanandosi per mischiarsi nella folla.

«Penso proprio di no.»

Ed io feci lo stesso, solo dalla parte opposta, cercando di pensare a dove potessi cominciare. Poi una presenza pressoché eterea, spiccò tra quei corpi sudati e ricoperti di sangue. Quando lo vidi, mi sentii come un vagabondo il quale aveva appena trovato un'oasi piena d'acqua.

Jimin guardò davanti a sé, nessuna preoccupazione vagò nel suo sguardo.«Hilal.»i rumori, anche se alti, non m'impedirono di capire.

Ci sarei riuscito in ogni caso.

Stavo per ammonirlo di rimanere dove fosse, ma lui preferì fare di testa sua. Con uno slancio, corse verso da me, nonostante il tumulto di persone accalcate, nonostante chiunque potesse ferirlo o prenderlo in ostaggio.

I suoi occhi, ora lucidi, perennemente nei miei.

Tutto si annullò quando le sue labbra collisero con le mie. Circondati i suoi fianchi, lo attirai a me, gustandomi il suo calore così bello e familiare. Sognavo quel bacio da quand'ero partito. La sua lingua incontrò la mia e nulla poteva apparire tanto perfetto.

«Credevo che non ti avrei più rivisto.»dissi ad palmo dal suo viso, riprendendo fiato.

Portò la mani soffici ai lati del mio viso, le iridi scure e la preoccupazione a mille.«Perché l'hai fatto? Non dovevi cercarmi!»mi accusò.

«E lasciarti in pasto a Kim?»

«Ho scelto di farlo per darti la possibilità di salvarti.»mi urlò contro, mentre la guerra infuriava, sbaragliando noi e gli altri.

«Ho fatto anch'io una scelta, e non me ne pento.»

«Sei solo uno stupido.»

Gli sorrisi, perché ero felice di vederlo sano e salvo. L'ira che stava provando a causa mia, aumentò solamente quel sentimento che per troppo tempo avevo preso sotto gamba. Non l'avrei lasciato andare per niente al mondo.

«Uno stupido che darebbe la vita per te.»ammisi a gran voce, trascurando il resto che ci circondava.

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora