Jimin's pov
Tracciai un'altra linea. Il cinguettio dei passeri non mi creava nessun tipo di disturbo. Al contrario, mi aiutava a ridefinire meglio i dettagli che prima mi erano sfuggiti.
Avevo sfruttato i benefici del tardo pomeriggio per rilassarmi, e questo era stato il risultato. Ero finito con il solito foglio, oppresso dal desiderio di portare a termine quel disegno. Una volta aver completato il mento e la chioma, passai al taglio degli occhi.
Passai le dita sulla caricatura, in modo da non imbrattare il resto, immaginando che quei capelli fossero lì con me, al posto di quel lurido pezzo di carta ingiallito.
Poggiai il capo sul troppo dietro di me, crogiolandomi sul fatto che potesse essere tutto frutto della mia mente. Le ombre dei rami agevolarono il mio riposo. Poi il discorso di Yoongi venne a farmi di nuovo visita, ricordandomi di dover fare chiarezza riguardo a ciò che volessi. Le sue parole mi erano entrate dentro, come non mai prima. Non erano passate inosservate. Contro ogni legge fisica, mi avevano fatto riflettere più di quanto potessi ammettere a me stesso stesso.
Ma la soluzione poteva essere lontana, quanto vicina.
Il rumore dell'erba calpestata mi fece trasalire, facendomi imprecare mentalmente. Avrei trovato un posto dove non venissi disturbato?
Piegai il foglio in due, mettendolo al sicuro.
Assottigliai lo sguardo, e quando lo portai oltre il mio naso, mi si parò davanti una scena che non ero mai stato consono vedere. Misi da parte le mie attrezzature, facendo leva sulle mani per alzarmi ed avvicinarmi a quelle due piccole creature innocenti. Poste entrambe a terra, una aveva i capelli color dell'ebano, le ginocchia piegate verso l'altra, la quale stava riversando in uno stato di disperazione apparente.
La prima tentava di consolare la seconda, dato che solo in un secondo momento, analizzai il motivo principale di quelle moine: la bambina seduta a terra aveva un taglio lungo la caviglia.
Sembrarono non essersi accorte della mia presenza, fin quando non mossi la voce per parlare.
Portai le mani dietro la schiena, assumendo un'aria confidenziale, senza esagerare.«Vi siete perse?»domandai di getto.
«Eravamo insieme a nostra madre.»tentò di dire quella che pensai fosse la più piccola tra le due.
«Mi fa male.»la interruppe l'altra, piegando il busto in avanti. Strinse con le mani la gamba, dove vi era ancora la ferita.
Mi avvicinai cautamente, facendole capire che volessi solo aiutarla.
«Posso vedere?»
«Sì.»
La bambina dalla pelle chiara e dagli occhi verdi come una foresta in piena estate annuì, concedendosi alle mie premure.
«E' solo un taglio superficiale.»spiegai alla fine, prendendo una delle mie erbe speciali dalla borsa, che fortunatamente, avevo deciso di portare con me.
Recuperata anche una garza, ripetei nella testa quello stesso procedimento che avevo appreso anni prima.«Sai come curarla?»domandò l'altra, aspettando che la sorella gemella stesse meglio.
Avrebbe potuto infettarsi, quindi dovevo svolgere la medicazione in fretta, ma soprattutto con delicatezza.
Dopo aver perso tempo nel rassicurarla, le consigliai di non muoversi, o avremmo peggiorato la situazione.«Potrebbe fare male, ma ti prometto che il dolore sarà passeggero.»detto ciò, le applicai la medicina su quel punto, e con la coda dell'occhio notai come si fosse sforzata a non lamentarsi per il bruciore.
«Io sono Clio, e lei è Aura.»m'informò la bambina seduta accanto a noi, una volta aver legato la garza intorno al suo piede, in modo che facesse effetto.
«Jimin.»dissi d'un tratto, stringendo giusto quel poco la presa sulla sua pelle chiara.
Alla fine, colei che avevo soccorso, mi sorprese con un semplice complimento. Un complimento che da tempo non sentivo.
«Sei bellissimo, Jimin.»
Quelle parole mossero qualcosa alla base del mio stomaco. Poteva sembrare banale ciò, ma per me non lo era affatto.
Mai nessuno aveva usato quell'appellativo per descrivermi. Di solito udivo frasi del tutto fuori luogo, o appellativi poco adatti.
Le rivolsi un sorriso sincero, grato che una bambina così piccola pensasse questo di me. Non riuscivo a trovare le parole giuste per sdebitarmi, perciò le afferrai le piccole mani, depositando sui quei teneri palmi, un bacio a stampo.
Clio, assistendo a quella scena, richiese anche lei quel gesto. Risi leggermente, riservandole lo stesso trattamento.
Il petto minacciava di scoppiare dalla troppa bontà. Questa era la prima volta che non sorridevo a comando.
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JUST ONE NIGHT ― jikook
FanficGrecia, 433 a.C. In quel tempo ogni forma d'arte stava incontrando la propria evoluzione, senza nessun tipo di freno. E gli uomini non potevano niente contro il volere imposto dal fato. Ciò che doveva compiersi era già stato scritto. In origine, fu...