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Taehyung's pov

Quelle dita non mi appagavano, nemmeno quella bocca mi aiutò a distendere i nervi. Una delle due, infilò la mano al di sotto del tessuto della tunica, alla ricerca del mio membro.

Lo stuzzicò prima alla base, mentre tornava a guardarmi in tono lascivo.

Con un dito, tracciavo il percorso sul collo dell'altra, in piedi, mentre con l'altro muovevo le pagine di quel libro che tanto avevo bramato. Mi sarei aspettato maggiori particolari, ma il proprietario del manufatto si credeva in gamba.

Mentre sfogliavo quella carta sottile, mi cibavo di quei segreti, che mai nessuno a parte Jeon, avrebbe mai potuto gustare.

Dei passi concitati bloccarono ogni mio movimento. La donna che aveva giocato con la mia intimità fino ad allora, si allontanò di scatto. Con così poco preavviso, per giunta.

Il mio sesto senso mi aveva già presentato la risposta.

Prima che la sagoma potesse farsi vedere, chiusi il libro.«Sparite.»dissi alle donne mezze nude, e prese in parola, scapparono via, rintanandosi chissà dove.

Qualunque posto sarebbe stato meglio delle mie coperte. Invece stavolta, mi ero limitato al mio trono.

Accavallai le gambe, irritato per non aver ricevuto il piacere che tanto meritavo. Ma forse Jimin poteva rimediare.

«Ti sei deciso, alla fine.»avanzò, sapendo che ormai era fatta, e che anche volendo, non poteva tornare indietro.

Non mi sarebbe scappato una seconda volta.

«Non sono stupido come credi.»

Il suo portamento non era cambiato, quella fu l'unica volta in cui mi diedi dello stupido. Non potevo pensare certe cose. Era cresciuto altrove, lontano dalla sua vera casa. Dovevo ammettere che avevo sognato questo giorno da sempre.

«Questo non l'ho mai detto.»mi affrettai a replicare.

Si fece avanti, i capelli scompigliati, probabilmente a causa della corsa.. A distanza di anni, conosceva le gli angoli del palazzo meglio di chiunque altro, e da una parte ero rimasto particolarmente colpito.

Ricordi così tante cose?

Non persi tempo e, scesa la piccola scalinata che ci divideva, allungai una mano diretta al suo viso. La sua pelle era una grande tentazione.

«Ti ricordavo diverso, ora sei più affascinante.»

Jimin sapeva gestire la situazione, senza che si sforzasse troppo, lo deducevo dalla sua calma apparente.«Non avvicinarti oltre.»scansò la mia mano, tornando poi a sostenere il mio sguardo.

Che faccia tosta.

«Hai paura di quello che potrei farti?»

«Non ho paura di te.»alzò il capo, dichiarando tutta la sua fierezza. Gli occhi ricoperti da un'aura inespugnabile.

Quell'affronto aveva superato il limite consentito. La troppa confidenza gli aveva dato alla testa, e questo era stato il risultato. Solo perché gli avevo concesso lussi a non finire, non poteva permettersi di scavalcarmi.

Afferrai stretto in un pugno, l'estremità della sua camicia, attirandolo a me. I nasi quasi si sfiorarono.

«Sta attento a quello che dici, il Taehyung che conoscevi non esiste più.»sussurrai rabbioso, ad un palmo dal suo viso.

Lui, impassibile com'era stato da quando era arrivato. Stavo per attaccarlo di nuovo, ma un altra voce m'interruppe.

«Mio sire.»mi richiamò uno dei soldati, non prima di avermi riservato un inchino.

Lasciai la presa su Jimin, facendogli intendere che avremo ripreso più tardi. L'uomo alto e muscoloso, si spostò di di lato, permettendomi di vedere il volto di Seokjin, il malessere nei movimenti.

Ovviamente era qui per ritirare il suo conto, dato che il suo lavoro, era pressoché terminato; ma io avevo qualcos'altro in mente per rallegrare la situazione.

Lasciai che Jimin restasse per godersi la vista. Gli avrei dato un assaggio della mia capacità di piegare gli altri ai miei capricci.

Accolsi il greco a braccia aperte, aiutandomi con un sorriso falso.

«Mio caro amico, qual buon vento ti porta qui?»

«Lo sai bene.»disse lui, andando dritto al sodo.

Mi lasciai scappare una risatina divertita. E poi, con uno schiocco di dita, altri due uomini ci raggiunsero, avvinghiando le braccia di Seokjin e facendolo inginocchiare ai miei piedi.

Gli occhi sbarrati e sconvolti. Jimin invece, non si mosse, anche lui preso allo sprovvista. Come potevano immaginarsi un cambio così repentino?

«Che insistenza.»aggiunsi, mentre la spia cercava di dimenarsi sotto la loro presa.

«Che cosa fai? Ho portato a termine il mio compito.»

«Sai, devo confessare che non mi sei mai andato a genio»replicai, vedendolo spalancare la bocca.«o forse perché non posso fidarmi di te, indipendentemente dalla tua grande fedeltà.»

«Ho fatto quello che mi hai chiesto.»tentò ancora, sperando che cambiassi idea e che fossi più magnanimo.

Chi si aggrappava a me, andava incontro alla più totale disperazione.

«Te ne sono grato, ma devi capirmi. Non posso compromettere il piano.»

Seokjin si sporse in avanti, mettendoci tutte le sue forze.«Sei un usurpatore!»gridò.

Feci spallucce, per niente offeso da quelle parole così tanto calcolate.«Mi hanno detto di peggio.»ma lui non mollò, e questo gli faceva onore. Tecnicamente.

«Lasciatemi andare.»disse alle guardie, autoritario.

Risi ancora, peccato che lo spettacolo stava per concludersi. L'uomo che mi aveva avvertito del suo arrivo, mi passò la sua sciabola lunga e affilata, senza dire nulla.

Portai la punta al suo mento, in modo da vedere per bene la sua espressione.«Le tue ultime parole?»

«Che tu sia maledetto.»

Sorrisi alla sua resa, come avevo previsto.

Chiuse gli occhi, accettando finalmente cosa gli aspettasse. Era stato fin troppo facile.

Senza perderci in altre chiacchiere, perché il tempo era scaduto, portai la lama al di sotto del suo collo, trafiggendolo.

Il sangue che ne uscì, fu tanto. La sua testa rotolò lontano, lasciandosi dietro una striscia di sangue scuro, il quale macchiò gran parte del pavimento. Il corpo invece, venne lasciato cadere, dove poi altro sangue si aggiunse.

Ecco il piacere che mi serviva.

Una risata, più forte delle altre accompagnò quella piccola soddisfazione.

JUST ONE NIGHT ― jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora