Cap.3 - Edoras

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"Portatelo dentro...oh dèi aiutatelo...Théodred!" esclamó Éowyn, alla vista del cugino.
Éomer e due soldati trasportarono il corpo nella camera da letto del principe. Arrivó subito lo speziale di Rohan, Jeremiah, l'unico nel reame ad avere conoscenze in medicina, ma alla vista di Théodred scosse subito la testa. Non si disturbó nemmeno ad esaminare le ferite sul costato.
"La sua vita é sull'orlo del baratro." disse a Éomer. La sorella, lí vicino, scoppiò in singhiozzi.
"Ma respira!" protestò il giovane. "Respira ancora! Puoi salvarlo."

"No Éomer, mi dispiace. Il suo viso ha perso ogni scintilla di vita. È troppo tardi. Deve aver versato quasi tutto il sangue del suo corpo." spiegò Jeremiah, che non era un chirurgo e che, più di tanto, comunque non avrebbe potuto fare. "Vi consiglio di stargli vicino. Non lasciate che se ne vada da solo."

"No, non Théodred... non è giusto. É poco più che un ragazzo!" disse Éowyn, disperata. "Chi lo dirà a nostro zio?" chiese al fratello.

"Sono certo che ce la farà, é forte." continuò Éomer, che non pareva aver sentito le frasi dello speziale. "La morte non lo prenderà oggi, vedrai." Poi si girò e lasciò la stanza a passo deciso: la sola vista del cugino ridotto in quello stato era troppo per lui da sopportare.

Éowyn immaginava come si sentisse suo fratello. Un affetto profondissimo lo legava a Théodred: anni e anni trascorsi insieme, loro orfani di entrambi i genitori, e il principe privato della madre. Si era creato un legame totale fra i cugini, e Théodred aveva sempre considerato Éomer un prezioso punto di riferimento. Da lui aveva imparato a combattere, da lui aveva imparato a mostrare coraggio di fronte ad ogni avversità.

Éowyn immaginava che il fratello probabilmente si sentisse anche in colpa per aver permesso al ragazzo di uscire da solo in perlustrazione. Da parecchio giravano voci sulla presenza di Uruk-Hai nell'area del Mark. E si sapeva che erano pericolosi, si sapeva che contro quelle creature a poco valevano le armi degli Uomini.

Prese la mano gelida del cugino. "Ti prego, combatti. Come hai sempre fatto. Rimani con noi, Théodred." gli sussurrò, mentre una lacrima scendeva lenta sulla sua guancia. Sembrò bruciarle la pelle. Anche il suo viso era freddo. Faceva sempre freddo nel Palazzo, gli spifferi portati da quel gelido Febbraio entravano dalle mille fessure delle mura antiche.

"Davvero una sventura, povero giovane." disse Grima, dietro di lei. La osservava sulla soglia della porta. Éowyn detestava il modo in cui la guardava continuamente quel corvo nero. Detestava anche il fatto che stesse sempre appresso a suo zio, avvelenando la sua mente con consigli spesso nocivi e spingendolo a isolarsi da tutto e da tutti.

"Sto pregando perché sopravviva." rispose lei comunque. Sembrava che Grima fosse tutt'altro che dispiaciuto per la sorte di Théodred. Éowyn non voleva dargli la soddisfazione di mostrarsi disperata, e impaurita.

"E fai bene. Sono certo che gli dèi ti ascolteranno..." mormorò lui, avvicinandosi. La ragazza sentí un nuovo brivido. "...come potrebbero ignorare un cosí grazioso fiore." mormorò, guardandola da capo a piedi.

"Ti prego di lasciarmi sola con mio cugino." ribatté lei, facendo uno sforzo per guardarlo. Evitava sempre il contatto con i suoi occhi, temeva che Grima fraintendesse il suo sguardo. Éowyn era certa che non vedesse l'ora di fraintendere, cosí da avere una giustificazione per importunarla ancora di più.

"Ma sicuro, come desideri." ribatté l'ometto, evidentemente seccato da quell'ennesimo rifiuto. "Stagli vicino...se ne vada almeno con un conforto amorevole."

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora