Cap. 55 - Un nuovo Re

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La vecchia Roswehn aveva preso fuoco alla svelta.

Una fiamma alta e arancione aveva avvolto i fasci di legno secco sui quali gli Elfi avevano disteso il suo cadavere. La scena ricordó al principe qualcosa: quei covoni di fieno che Haldir aveva visto molte volte nelle coltivazioni del reame. Spesso d'estate, sotto il cocente sole, s'incendiavano d'improvviso. Uno strano fenomeno di autocombustione che aveva sempre affascinato il principe.

Ma il lento crepitìo delle fiamme che consumavano il corpo di sua madre non aveva nulla di affascinante, era uno strazio per gli occhi, per il cuore e per le orecchie. Quelle orecchie tonde, piccole, che aveva ereditato da lei.

Perché non ho le orecchie a punta come te, padre, come gli altri Elfi? Non lo capisco, aveva chiesto al Re quando aveva appena sei anni. Da poco aveva iniziato ad osservare incuriosito la sua immagine nei riflessi delle pozzanghere, e aveva subito colto quella importante differenza fra lui e gli altri abitanti di Boscoverde.

Thranduil era sembrato un po' a disagio a quella domanda. Perché sei un Elfo SPECIALE, figlio. L'Elfo più speciale del mondo... e lì si era fermato. Aveva chiuso la questione senza aggiungere altro.

Un po' come aveva provato a fare qualche ora prima della cerimonia funebre, quando Haldir gli aveva chiesto della profezia. Era sempre stato così suo padre: le sue risposte erano asciutte, sintetiche.
I Re non agiscono senza uno scopo e non sprecano parole, gli aveva sentito dire una volta.

Lo osservó.
Era in piedi, immobile, di fronte alla grande pira funeraria su cui il corpo della donna umana ardeva. Composto, un'espressione di dignitoso dolore sul viso, e nemmeno una lacrima. Legolas gli aveva detto che, in vita sua, aveva visto loro padre piangere una sola volta: quando, dopo la vittoriosa battaglia delle cinque armate sessant'anni prima, il primogenito gli aveva annunciato che sarebbe partito, e che avrebbe lasciato il loro territorio per un tempo indefinito. Suo fratello gli aveva spiegato che il Re non amava mostrare i suoi sentimenti, e che per questo si era guadagnato la nomea di Re di ghiaccio, ma ció non significava che lo fosse sul serio.
Nostro padre ama, e soffre, in un modo del tutto privato. Ma la sua sensibilità è grande. Non lo giudicare in modo sbagliato, Haldir. Le sue asperità caratteriali sono solo una facciata.

Il principe giró lo sguardo intorno. Vide Morath e Nim, che piangevano abbracciate. Vide la grande moltitudine di Elfi, quelli che avevano conosciuto e amato Roswehn, col capo chino e le mani giunte. Udì il lamento funebre che alcuni stavano intonando.

Vide Lord Celeborn, accanto a suo padre. Un nobile Elfo, marito della grande Galadriel: era unito a Thranduil da una lontanissima parentela. E quindi, era anche suo congiunto. Una specie di zio di infinitesimo grado.

Il Re aveva deciso di celebrare il funerale in una zona della Foresta sufficientemente nascosta, soprattutto per la presenza di Haldir. C'erano ancora Orchi nel bosco, i suoi soldati stavano cercando di stanarli tutti, ma non voleva rischiare che uno di loro sbucasse fuori d'improvviso e aggredisse il principe.

Il fumo si elevava, alto e nero. Per coprire l'odore acre, Thranduil aveva disposto di far versare sul corpo dell'amata un olio profumato, olio alla rosa. Ma non era servito a molto.

Quando l'aria divenne irrespirabile, il Re diede ordine a tutti di allontanarsi, e lasciare che il fuoco terminasse la sua opera. Due soldati rimasero ad attendere la fine, per raccogliere in un'urna le ceneri di Roswehn.

Haldir vide Celeborn poggiare una mano sulla spalla del Re, e dirgli qualcosa. Poi, entrambi si girarono ad osservare lui. Imbarazzato, il principe abbassó lo sguardo.

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