Cap. 54 - Ipotesi e verità

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"È la figlia di Elrond." disse subito Goneril, appena vide la donna elfo distesa sull'elegante sofa ricoperto di velluto viola.

"Sì. Dama Arwen". confermó Hammon. "Sta morendo."

"Credevo fosse andata a Valinor con il resto della sua gente." disse lei. "Deve essere rimasta per quell'Aragorn."

"Proprio così. Elrond é andato alla ricerca del ramingo, ha portato con sé una spada, riforgiata dai frammenti di Narsil, la lama di Isildur. Diceva che avrebbe convinto Aragorn a prendere il comando degli eserciti. Lui e sua figlia sembrano sicuri della vittoria. Poveri illusi." spiegó Hammon.

"Non é un'ipotesi così improbabile. Vengo dal reame di Thranduil. Gli Elfi hanno subìto un attacco parallelo, e hanno resistito. Con l'aiuto mio e di un Drago..." raccontó Goneril.

"Un...un... Drago?!" chiese il capitano.

"Eh già, Hammon: nelle ultime ore ho visto cose a cui stento ancora a credere. Tutto è possibile, anche... che alla fine Sauron venga sconfitto." sospiró la guerriera. "Certo, Aragorn dovrà affrettarsi a ricacciare l'Oscuro nel suo inferno... o alla sua bella dovrà dare il bacio d'addio." Si avvicinó ad Arwen, che giaceva con gli occhi chiusi e le labbra serrate. Goneril ebbe l'inquietante sensazione che la donna elfo fosse evanescente. Non sembrava fatta di carne. Pareva uno spettro, come il Nazgûl.

"Comunque..." continuó Hammon. "...la figlia di Elrond mi ha detto una cosa, prima di chiudere gli occhi. Mi ha chiesto notizie su di te. Mi ha chiesto di descriverle il tuo aspetto."

Goneril si giró a guardarlo.

"...mi ha detto che, secondo lei, io sarei...ecco..." balbettó il capitano.

"Innamorato della sottoscritta?" chiese la donna. Un sorriso sarcastico apparve sul suo bel viso. "Hammon...cosa ti prende? Che razza di discorsi sono? Davanti a te c'é qualcuno che fino a pochi mesi fa poteva decidere della tua vita e della tua morte. Avrei sacrificato senza esitazione la tua esistenza e quella di Degarre, per ottenere ció che volevo. Non eravate che topi, per me."

Hammon annuì. "Oh, lo so bene. Ed é quello che ho detto anche a lei. No, non potrei mai amarti, Goneril. Non posso amare chi gode nel vedere la sofferenza altrui, chi considera il prossimo meno di niente." Lentamente, si avvicinó. "...chi disonora se stessa ogni giorno."

Goneril inarcó un sopracciglio. "Allora mi vuoi dire perché le parole di quest' elfa ti hanno scosso?"

"Perché ammetto che una parte di me soffre all'idea di non rivederti più. Dopo la tua partenza, mi sono sentito in colpa. Ho pensato al giorno in cui ti presentasti a Mainard dieci anni fa: eri giovanissima, sola, e non avevi che una pesante spada mezz' arrugginita. Ti prendemmo in giro tutti, ti isolammo. Avrei dovuto parlarti, allora, capire perché una ragazza stava votando se stessa alla guerra, a una vita infame da soldato. Non ti chiesi niente, nessuno di noi lo fece. Ma io penso...che forse tu avevi bisogno di parlare con qualcuno, avevi bisogno di un confidente, un amico. E poi...tu ti chiudesti a riccio in quella corazza, diventasti il nostro Generale, e nessuno osó più avvicinarsi a te. Ma io avevo compreso che non eri felice. L'avevo capito, e non ti ho mai aiutata." Hammon chinó il capo. "No, io non ti amo...ma non posso fare a meno di chiedermi come saresti stata, se qualcuno ti avesse teso la mano, un giorno, e ti avesse aiutata. Sei una donna molto bella, e intelligente. È penoso vedere quello che sei ora... e pensare a cosa potevi essere."

Goneril ascoltava la tirata di Hammon senza batter ciglio. Poi rispose: "Sto iniziando a credere che Elrond ti abbia offerto del vino prima di andarsene. Di' la verità...ti sei fatto una bevuta eh? Parli come un ubriaco."

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora