Cap. 25 - Notte a Palazzo

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"C'era una volta un Re." esordì Goneril, mentre Éowyn l'aiutava nella vestizione. La giovane aveva insistito perché la sua nuova amica, e presunta cugina, indossasse un suo abito da cerimonia per i festeggiamenti a Edoras.

Éowyn era curiosa.
In quelle ore spese in camera sua, non aveva fatto che sommergerla di domande sulla sua vita e sulle sue avventure, bevendosi i suoi racconti come un assetato nel deserto. A un certo punto, le aveva chiesto quale fosse l'origine del nome Goneril.
"É insolito. Non sembra un nome di donna." aveva detto.

La guerriera aveva dovuto tornare con la memoria ai ricordi della sua infanzia, e ripescare nei meandri della mente quel momento in cui aveva rivolto la medesima domanda alla sua matrigna, che le aveva raccontato una storia. La donna che l'aveva allevata aveva una vera passione per le leggende del passato su reami e principesse.

Goneril raccontava.
"...questo Re di un regno lontano, oltre i confini di Arda, aveva tre figlie: Regan, Goneril e Cordelia. Un bel giorno, scelse di abdicare e di ripartire il reame in tre territori distinti, sui quali ognuna delle sue figlie avrebbe avuto il pieno controllo. Decise di indire una stupida gara: la figlia che gli avrebbe dimostrato più amore, avrebbe ricevuto il territorio più esteso. Goneril e Regan accettarono, mentre Cordelia, la più giovane e l'unica non ancora sposata, si rifiutò. Arrabbiato, il Re la cacciò dal reame." spiegó. Con fatica respirava in quell'abito cosí stretto per lei. Era di velluto color bosco, e si intonava magnificamente con la sua pelle chiara e i capelli neri. "...mi manca il respiro, allenta il corpetto." disse a Éowyn.

"No. Deve stare cosí. Ti scivolerà sulle spalle se sciolgo i lacci." rispose la bionda principessa.

Goneril distese le labbra in un sorriso. "Non é che speri di uccidermi in questo modo? Magari bloccandomi la circolazione e il respiro?"

"Questa é una cosa che faresti tu." rispose la giovane. "Per caso vuoi presentarti davanti a tutti in armatura?"

"Non sarebbe un problema. La vanità non fa parte di me." disse lei. "Ascolta, adesso: devi stare appresso ad Aragorn, questa sera. Devi farlo parlare."

Dall'improvviso rossore sul volto di Éowyn, la donna capí che la prospettiva non le dispiaceva per niente. "Fallo bere, fallo ubriacare. E poi, chiedigli di quell'Anello. Fatti raccontare che genere di missione stanno portando avanti lui e gli altri. Cerca di arrivare alla verità."

"Non ho intenzione di prendermi gioco di lui. Non voglio tendergli tranelli." rispose Éowyn. "Arriveremo alle risposte in un altro modo."

"Quale altro modo? Ho già tentato di parlare ai due Hobbit: sono determinati a difendere il segreto. Gandalf non direbbe una parola sull'argomento, e non voglio che sappia dei nostri sospetti. Non mi fido neanche di quel Gimli: perfino da ubriachi i Nani sono furbi, mi racconterebbe qualche sciocchezza per confondermi e in quanto a Legolas...preferirebbe farsi tagliare un braccio, piuttosto che confidarsi con me. È Aragorn la via verso la verità. Ed é con Aragorn che dobbiamo parlare."

"Non posso." mormorò Éowyn. Poi la guardò negli occhi. "Non voglio."

Goneril le prese il viso fra le mani. "Sei innamorata di quel tizio, vero?"

Éowyn fece un passo indietro e si allontanò bruscamente. "No." mentì.

"Sí, invece. E lo ha capito anche lui." sorrise la donna.

La giovane spalancò gli occhi. "Cosa...cosa ha capito?!" chiese.

Goneril sospirò. "Mia cara, per un uomo non esiste niente di più irresistibile al mondo di una donna innamorata di lui. Sono vanesi, sai? Molto più di noi."

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora