Cap. 22 - Sangue blu

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"Muoviamoci, soldati!" gridò Degarre. "Il nostro Generale é laggiù!"

Hammon, dietro di lui, lanció la carica.
Non fu facile.
Per raggiungere la spianata dove si stava consumando la battaglia, i cavalli dovettero galoppare in discesa lungo un'altura, ricoperta di ghiaia.
Degarre si mise alla testa della legione.

Dopo aver lasciato Goneril nella Foresta di Fangorn, giorni prima, era sicuro che non l'avrebbe mai più rivista. Il progetto assurdo della donna era di andare a Isengard ad affrontare nientemeno che Saruman il Bianco, il che voleva dire condannarsi a morte certa. Quando l'altro misterioso Stregone aveva comandato a lui, Hammon e Lassalle di tornare all'accampamento, Degarre aveva elaborato un suo piano.

Sapeva dove Goneril aveva nascosto tutto il loro oro: decine e decine di casse, stipate ordinatamente in una grotta nei pressi di Gran Burrone, il territorio che ospitava il piccolo regno di Lord Elrond. Nessuno sarebbe mai andato lì a cercarle: gli Elfi si facevano gli affari loro, i Nani non si avvicinavano alla valle di Imladris per disprezzo verso gli Elfi e gli Orchi non osavano addentrarsi nel territorio di Elrond. Gran Burrone era un territorio sufficientemente isolato e protetto da nasconderci un tesoro.

Aveva avuto l'idea di andare fin lì con tutti i suoi soldati, spartirsi quell'oro e poi sciogliere la legione. Tutti avrebbero proseguito in pace con la loro vita, del resto c'era abbastanza denaro perché ognuno di quei Cinquecento vivesse nel benessere fino alla morte.

Fu un secondo incontro con Gandalf, in una valle del Mark, a fargli cambiare prospettiva. L'Istari non stava cercando loro. Era intenzionato a trovare Éomer, nipote di Théoden, e i suoi Rohirrim. Si era invece imbattuto  nei soldati mercenari dell'Est, che, dopo aver invano atteso il ritorno di Goneril, si erano rimessi in marcia.

Degarre aveva immaginato che la loro Generalessa fosse stata uccisa dagli Orchi di Saruman. Non poteva essere altrimenti. E, in cuor suo, la cosa in fondo non gli dispiaceva. Quella donna era stata una fanatica assassina e il mondo con la sua morte non aveva perso niente. Anzi, con la sua scomparsa, loro erano liberi.

Le parole di Gandalf erano state una specie di doccia gelata per lui: lo aveva informato che non solo Goneril era viva e vegeta, ma che era in quel momento alla corte di Théoden. Aveva incomprensibilmente scelto di aiutare il popolo di Rohan. E non era per niente contenta di aver visto la sua legione sparire d'improvviso, lasciandosi dietro solo delle braci spente e qualche avanzo di cibo.
Per dirla tutta, era furiosa, aveva aggiunto lo Stregone.

Questo era bastato a spingere Degarre a un'attenta riflessione: Goneril aveva un animo vendicativo come pochi. Se lui avesse sul serio depredato il suo tesoro, gliel'avrebbe fatta pagare. Non si sarebbe fermata finché non l'avrebbe trovato, un giorno, magari molti anni dopo, quando lui sarebbe stato un anziano placidamente seduto nel giardino della  bella casa che sognava di costruirsi con quei soldi; sarebbe sbucata da dietro all'improvviso e gli avrebbe tagliato la gola come aveva fatto con Mainard. Potevano passare vent'anni, trenta...ma l'avrebbe trovato prima o poi.

Degarre non voleva rischiare.
Quando Gandalf gli aveva detto che Goneril, Théoden e il popolo di Rohan si erano rifugiati al Fosso di Helm, e che avevano un disperato bisogno di aiuto, aveva deciso di intervenire. Se Goneril era ancora al mondo, doveva continuare a rimanerle fedele.

"Non lasciatene vivo neanche uno!" si udì Hammon urlare. Quella massa gigantesca di mostri davanti a loro sembrava un fiume nero, ma il giovane capitano notó che erano scoordinati, rozzi. Non erano stati preparati a combattere: Saruman aveva creato una razza di Orchi feroci e armati di tutto punto...ma non erano guerrieri. Avevano l'istinto di uccidere, ma non sapevano esattamente come. Grandi, grossi e stupidi, avrebbe detto sua madre.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora