Cap. 5 - La legione

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"Hai fatto cosa?!" trasecoló Degarre, mentre Goneril gli spiegava l'accordo preso con Éomer.
"Dovremmo andare a Isengard?! Attraversare la Foresta di Fangorn?!"

La donna si giró a guardarlo, mentre il suo cavallo nero, Aldair, procedeva alla testa degli altri due.

"Sì." rispose. "La faccenda ti preoccupa?"

"Beh, Goneril, non sarà facile. È una missione oltre le nostre capacità, direi." intervenne Hammon. Lui e Degarre si erano scambiati occhiate incredule al ritorno da Edoras.

Ma come poteva pensare, il loro Generale, di trascinare cinquecento uomini attraverso Fangorn? Quella foresta era un luogo pericoloso: si mormorava che gli alberi prendessero vita di notte, che allungassero i rami trasformandoli in grottesche mani di legno, per afferrare coloro che si avventuravano lì nei pressi. Poi li stritolavano, oppure li facevano sparire sotto le loro radici. Si diceva anche che fra i suoi abitanti ci fosse una particolare famiglia di folletti, chiamati Ent, che assumevano a loro volta la forma di pianta per mimetizzarsi, e odiavano gli intrusi.

Goneril arrestó la marcia di Aldair. "Cosa hai detto, Hammon?"

Il capitano si irrigidì, come sempre, quando gli occhi della donna brillavano a quel modo. Di solito, era l'ultimo segnale prima dell'attacco...un po' come i serpenti a sonagli che facevano vibrare la coda prima di mordere.
"Volevo dire che fino a questo momento abbiamo sempre avuto la meglio su tutti gli eserciti, ed i gruppi guerrieri, che abbiamo incontrato. Ma perché ci battevamo contro uomini, o contro gli orchi. Sono nemici affrontabili. Ma le forze oscure di una foresta maledetta, temo siano troppo per noi. Per non parlare di Saruman."

Degarre confermó. "Ha ragione, Goneril. Nessuno discute la tua capacità come Generale, da quando sei alla nostra testa ci hai sempre portato alla vittoria, e ad ottimi guadagni. Tutti noi ti rispettiamo. Ma questa volta stai chiedendo a noi, e ai nostri soldati, uno sforzo eccessivo. Condurre tutta la nostra legione attraverso Fangorn sarà un suicidio collettivo. I cavalli non riusciranno mai a farsi largo fra quelle fitte sterpaglie, e metà dei nostri uomini rischiano di venire uccisi dalle energie demoniache che hanno preso possesso degli alberi. Rifletti su questo, ti prego."

"Davvero desolante." disse Goneril, guardando prima Hammon e poi Degarre. "Voi due dovreste essere i miei fidati aiutanti, i miei capitani, coloro in cui dovrei riporre la massima fiducia. Siete solo due vigliacchi."

Degarre s'innervosì. "Aspetta un attimo..."

"Aspettare cosa?" lo interruppe lei, portando la mano sinistra sull'impugnatura della sua spada completamente ricoperta d'oro. "Vuoi obiettare ancora?"

"No. Ti seguirei ovunque, lo sai bene questo. Ma i nostri uomini rischiano moltissimo in questa missione." rispose Degarre, cercando di non tradire il nervosismo.

"Non ho mai detto che voglio portare tutti i nostri uomini con me. Solamente tre di loro." Sorrise brevemente. "Vale a dire il giovane Lassalle, Hammon, e... te."

Degarre non capì. "Cioé, secondo te dovremmo andare solamente noi quattro a sfidare Saruman?" La situazione stava assumendo una piega ancora più indecifrabile. "Perdonami, ma non riesco a comprendere le tue intenzioni."

"Lo vedo." mormoró la donna. "So molto bene che cinquecento uomini non possono attraversare un dannato groviglio come Fangorn. Non sono un'idiota, anche se tu e quest'altro lo state insinuando..."

"Non è vero..." balbettó Hammon.

"Taci." gli intimó lei. "...questa non sarà un'azione di forza. Sarà un lavoro raffinato, pulito, senza sbavature. Sarà più facile se saremo in pochi. Ho intenzione di attraversare la boscaglia, arrivare a Isengard, e salire personalmente in cima a quella torre. Farò tutto da sola, voi tre servirete a coprirmi le spalle e nient'altro."

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora