Cap. 12 - Segreti

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"Successe dopo una battaglia. Io e i miei soldati eravamo rimasti lontani da Edoras per dieci interminabili giorni. Fu uno scontro durissimo, contro un piccolo esercito di Orchi venuti da Mordor." inizió a raccontare Théoden.

Gandalf e i suoi tre compagni ascoltavano in silenzio. Gambling aveva lasciato la sala: quella storia era un pettegolezzo che aveva già sentito molte volte, e ascoltarlo dalla voce del Re lo metteva a disagio.

Éowyn invece era rimasta, perché aveva l'impressione che quello che stava per venire a galla avrebbe stravolto anche la sua, di vita. Se la faccenda fosse stata provata, aveva una cugina. Una cugina che fino a quel momento non aveva mai conosciuto.

La diretta interessata, Goneril, era appoggiata a un muro vicino alla finestra. Osservava a braccia conserte l'esterno del Palazzo, chiedendosi, di nuovo senza risposta, perché non si fosse ancora decisa a prendere il suo cavallo dalle stalle e andarsene.

Quelle del Re erano favole.

Théoden era devastato dalla morte del principe e tentava forse di trovare consolazione immaginando di essersi riunito a una figlia perduta.

Balle.

Lei sapeva di non avere sangue reale nelle vene così come sapeva che quell'Elfo biondo se la stava facendo addosso all'idea di suo fratello nelle mani degli Orchi. Il figlio mezzosangue di Thranduil, anche detto il Re di Ghiaccio, che si era tenuto una donna umana a Bosco Atro come amante per trent'anni.

La Terra di Mezzo era piena di storie assurde, di segreti inconfessati, di bugie nascoste per anni. Ma tutto tornava in superficie, prima o poi, come l'erba d'inverno, una volta che la neve sui prati si scioglieva.

"...fu una battaglia interminabile, molti furono i miei soldati trucidati. Tornammo qui con la metà degli uomini. Ma...avevamo vinto." continuó il sovrano. "Al ritorno, nonostante le molte perdite, eravamo euforici. Fu decisa una celebrazione. Ordinai di far preparare un gran banchetto, con carne e vino e birra. I miei uomini dovevano divertirsi, se l'erano meritato."

Goneril sbuffó. Le stava anche venendo mal di testa.

"... nell'ebbrezza della festa, mi lasciai andare anch'io. Non avrei dovuto, il Re non deve mai perdere la sua composta dignità, lo so, ma quella sera non mi sentivo un Re. Quella notte era per i vincitori."

Gimli intervenne: "Sì sì, bisogna gozzovigliare ogni tanto, non c'é niente di male...per esempio, quella volta che mio padre Gloin..."
Aragorn gli diede una pacca su un braccio, per zittirlo.

Théoden riprese. "Margery era innamorata di me, lo sapevo. Non poteva tenerlo nascosto, ed io, per rispetto verso mia moglie e verso il mio ruolo, l'avevo sempre respinta. Ma quella sera no. Quella sera non riuscii."

"Troppo ubriaco per controllare i vostri bassi istinti?"
chiese Goneril. Senza guardarlo.

"Sì. E lei...troppo bella per non provocarli." aggiunse il Re.

"Dite sempre così...per giustificare i vostri squallidi tradimenti...l'adulterio è più facile da vivere se la colpa è delle donne." disse Goneril.

Quanto odiava gli uomini e la loro ipocrisia.

"...insomma, avete preso quella signora che voi sostenete essere mia madre dopo una bella sbronza, magari in un fienile, eh Maestà?" disse ancora lei.

"No. Ti sbagli. Quello che capitó fu meraviglioso. E inevitabile, perché anch'io in segreto la desideravo da tempo. Ma successe solo una volta, solo quella sera. In camera sua. E dopo...dopo mi sentii terribilmente in colpa." mormoró Théoden, portandosi una mano al volto.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora