"Flora...?"
Ester osservava sbigottita il mantello lasciato a penzolare sulle corde stendipanni. Era favoloso, di un intenso blu cobalto con preziosi dettagli in filo d'oro, che ornavano il bordo.La donna allungó una mano, timorosa, per toccarlo. Era morbido velluto, un tessuto che Ester non aveva mai visto da vicino.
"Flora..." ripetè, a voce un po' più alta. Questo mantello é un regalo delle fate del bosco, pensó. Le fatine buone di cui parlava ogni tanto la loro madre.
Ester era una donna di quarantotto anni, con la mente di una bimba di cinque. Era una povera sventurata, di quelle che nei paesi venivano definite le matte del posto. Sua sorella Flora, di tre anni più vecchia, era stata obbligata a prendersi cura di lei, dopo la morte dell'anziana madre. Insieme erano cresciute, insieme condividevano quella grande abitazione rurale, costruita dal loro nonno, insieme stavano invecchiando.
"Flooora!" urló stavolta.
Dalle piccole stalle dietro la casa si sentì una voce borbottare.
"Ma mondo boia!" imprecó la sorella, un donnone dall'aspetto mascolino, uscendo all'aperto con una gallina nella mano destra. Si stava apprestando a tirarle il collo. Il povero animale sgambettava disperato. "Ma cos'hai da urlare!""Flora, guardaaa!" si agitó Ester, indicando il mantello. "Ce l'hanno portato le fate!" esclamó entusiasta.
Flora si avvicinó a osservare quel gigantesco pezzo di stoffa blu che penzolava sul loro portico, elegantemente mosso dal vento. "Cosa cribbio é questa roba..." mormoró. Il viso si deformó in una smorfia di confuso stupore. Non si rese conto che mancavano tre pezzi di loro vestiario là fuori.
"É un regalo! É per noi! L'hanno portato le fate!" continuó a cianciare Ester, elettrizzata dalla novità.
"Zitta!" le intimó Flora. Sua sorella aveva il cervello pieno di baggianate, credeva ancora alle fate, agli gnomi, agli spiritelli dei boschi.
Flora osservó i disegni sul bordo del mantello. C'era un simbolo, un ornamento che ricordava la testa di un cavallo.
"É nostro, Flora! È tutto nostro!" disse ancora Ester.
"Un cavolo é nostro. L'ha lasciato qualcuno...magari un ladro." grugnì Flora. "Questa è la refurtiva di un ladro. Ce l'ha schiaffato qui!"
Ester non smetteva di accarezzare l'indumento prezioso. "Me lo metto stasera, lo faró vedere a tutti!"
"Piantala con le scempiaggini. A chi vorresti mostrarlo, a qualche gentiluomo? Per caso ti hanno invitata a una festa?" chiese sarcastica.
Ester ammutolí.
"...o forse vorresti indossarlo per raccogliere le rape dall'orto? Lo dobbiamo restituire. L'avranno rubato da Palazzo Reale, magari é della regina, o di sua sorella." concluse Flora.
"NO!" urló Ester. "É nostro, é mio! Me l'hanno lasciato le fate, gli spiriti buoni dei boschi. Quelli che entrano di notte in casa e mi fanno fare bei sogni."
Flora avvertí un brivido di fastidio lungo la schiena, come sempre quando sua sorella demente iniziava con le sue cavolate.
La gallina si dimenava ancora nella mano, e la donna la scaraventó lontano. L'animale zompettó via in un chiocciare spaventato.
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La donna dell'Est
FanfictionGoneril è un Generale. Uno dei più spietati della Terra di Mezzo. A capo di una legione mercenaria di Uomini dell'Est, offre i suoi soldati in aiuto a reami in difficoltà, dietro lauto compenso. Orchi o Elfi, Nani o Uomini, tutti gli abitanti di...