Cap. 28 - Bosco Atro

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Goneril arrivò al confine meridionale di Bosco Atro quattro giorni dopo aver lasciato Edoras.
Percorrere la parte sud del Rhovanion non era stato troppo difficoltoso, soprattutto perché si trattava di una sterminata pianura, ma addentrarsi nella foresta non sarebbe stata affatto una passeggiata. 

Quell'area del regno é avvelenata dall'energia di Sauron, che ha occupato la vecchia fortezza di Dòl Guldur millenni or sono. Non addentrarti mai nella parte meridionale di Eryn Galen, Goneril. Ci sono mostri. Ci sono mostri dappertutto. Cosí le aveva detto Amon, mentre le raccontava storie sul suo popolo.  Se un giorno ti capiterá di attraversare il nostro territorio, mantieniti ai lati della foresta, risali il fiume Celduin se puoi. E sappi quest'altra cosa: le leggi di Thranduil si estendono da nord a sud, se dovessi valicare il confine senza permesso, la pena sarebbe di duecento anni di reclusione...il che vuol dire, che moriresti in una cella. Non sottovalutare il Re, mia cara. Suo padre Oropher era severo e inflessibile, ma Thranduil é mille volte peggio. Puoi credermi.

Giunta al limitare del bosco, Goneril rifletté sul da farsi. In effetti, l'idea più giusta sarebbe stata percorrere a cavallo il perimetro del grande agglomerato di vegetazione per poi risalire il fiume Celduin, che scaturiva direttamente da Lago Lungo. In quel modo, ci avrebbe però messo di più, e lei non aveva tempo.

Era più che probabile che Degarre e gli altri - dopo aver appreso della sua fuga da Rohan - avessero intuito le sue intenzioni e si fossero messi in marcia verso Gran Burrone per mettere le mani sul tesoro prima di lei, e stavolta non ci sarebbe stato nessuno Stregone a fermarli lungo il cammino.
Avevano già tentato quello scherzetto. Perciò, doveva fare in fretta.

Si decise ad attraversare un piccola porzione di foresta, con l'idea di sbucare dall'altra parte e ritrovarsi sulle rive del Celduin. In questo modo, avrebbe guadagnato un prezioso giorno.

Smontò da cavallo, gli tolse di dosso la sella, il morso e le redini e gli diede una gran pacca su una coscia. "Va'. Goditi la libertà." gli disse.

La bestia rimase confusa a guardarla.

"Va'!" urlò allora lei, aprendo all'improvviso le braccia. Il cavallo, spaventato, si girò e galoppò in direzione di Rohan. L'istinto gli aveva detto di tornare dai suoi padroni. "Stupido..." mormorò la donna.

Si voltò a guardare il confine del regno degli Elfi. Com'era successo davanti a Fangorn, anche la prospettiva di entrare a Bosco Atro la innervosiva.

Si diceva ci fossero ragni giganti là dentro.

Gli Elfi tentavano inutilmente di ripulire il bosco da quelle creature orribili, ma si riproducevano con preoccupante velocità.

Goneril ricacciò giù l'ansia che stava per assalirla, e dopo aver estratto la sua spada dalla guaina, entrò il quell'ambiente oscuro e umido.

La differenza con Fangorn era evidente: quest'ultimo era un luogo essenzialmente morto, asettico, e pervaso da un incantesimo che, prima dell'arrivo di Gandalf, aveva trasformato gli alberi in mostri omicidi.

Bosco Atro, al contrario, sembrava una foresta qualunque. C'erano uccelli, insetti, qualche scoiattolo, molto muschio, una varietà di cespugli, radici che spuntavano dal terreno, rocce, piccole paludi.

Non le parve, mentre avanzava, di scorgere niente di mostruoso.

L'aspetto davvero fastidioso era la penombra. La donna intravvedeva con difficoltà il percorso davanti a lei. E non poteva osservare il cielo: i rami degli alberi erano cosí fitti da aver formato una sorta di gigantesco tetto di foglie rosse. A lei serviva vedere la posizione del sole per orientarsi.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora