Cap. 26 - La Compagnia

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Goneril seguì Gandalf fuori dal Palazzo.

Osservó il cielo: lo splendore delle stelle con la luna piena al centro non riusciva mai ad emozionarla. Provava sincera invidia per coloro che riuscivano a farsi rapire dallo spettacolo della notte. A lei, quella vista ricordava solo le molte sere trascorse a dormire sul patio di quella piccola fattoria nei pressi dei Monti Azzurri. Preferiva dormire all'aperto, delle volte, per paura che il suo fratellastro sgattaiolasse in camera sua con qualche intenzione non proprio fraterna.

Gandalf si appoggió alla merlatura in pietra che delimitava il percorso di ronda.
"Non tenteró di mentirti. Sei troppo furba." esordì lo Stregone. "É in corso una missione segreta, é vero. Ed é purtroppo sull'orlo del baratro."

"Continua." lo esortó Goneril.

L'Istari a quel punto le raccontó tutto quello che era successo nei mesi precedenti, a cominciare dal clamoroso ritrovamento dell'Unico Anello, fino alla sua lotta contro il Balrog, e alla recente riunione di sei componenti della Compagnia. Gli altri due Hobbit, Frodo e Sam, erano dispersi chissá dove.

Goneril non riusciva a crederci. Adesso le aveva davvero sentite tutte. Lo smarrimento dell'Unico era la leggenda più antica di Arda, una sorta di mito. Lo Stregone le aveva spiegato che negli ultimi decenni era rimasto occultato in un piccolo cassetto di una piccola credenza nella casa di un altro Hobbit. Lo zio di quel Frodo.

"Sei certo che quello sia davvero l'Anello di Sauron? Non é che hai preso una cantonata?" chiese Goneril.

"Sí, lo é. Ha superato la prova del fuoco. Non sono un rimbambito, anche se lo credi." replicò Gandalf, vagamente risentito.

"E l'hai...lasciato nelle mani di un Hobbit ancora ragazzo e del suo giardiniere?" chiese. "Sarebbe questa la saggezza illimitata degli Stregoni?"

Gandalf la guardó male. "Non giudicare le azioni degli altri. Non ne hai il diritto." rispose. "In realtà non c'erano molte alternative. Non potevamo muovere un esercito per portarlo verso il Monte Fato. Sauron e il suo occhio ci avrebbero individuato subito. Come ho detto, la missione doveva essere segreta, come un segreto é stato il suo ritrovamento. In questo senso, due piccoli, anonimi Hobbit hanno più possibilità di successo che una legione come la tua. Non credi?"

Goneril non parve convinta. "Hai per caso idea di cosa sia Mordor? Ci sei stato di recente? Non riusciranno a farsi strada in mezzo a quelle paludi e a quel fango velenifero. E quel posto brulica di Orchi. Per non parlare dei Nazgûl e dei loro draghi. Sorvolano Mordor alla ricerca di intrusi e ci vedono, sai? Ci vedono molto bene." disse. "Sei un illuso, quei due ometti sono già caduti nelle loro mani. Di sicuro si sono persi."

"No. Hanno una...guida." aggiunse il vecchio.

"Chi?" chiese Goneril.

"Oh...un essere maledetto e consumato dall'odio, ma che conosce molto bene il territorio di Mordor. Li avrà condotti su percorsi sconosciuti agli Orchi." spiegó Gandalf. "Prego i Valar perché non si sia rivoltato contro di loro."

Goneril scosse la testa. "Questa...questa é follia. Quei due sono morti."

"Se fosse cosí, Sauron avrebbe recuperato l'Anello e in questo momento io e te non saremmo qui a parlare. Tutta questa Terra sarebbe già un cumulo di cenere, e noi saremmo schiavi in catene. No, Frodo e Sam sono ancora vivi. Solo, non so fino a quanto resisteranno." mormorò Gandalf, con un sospiro. "Ora, veniamo a te."

"Cosa vuoi ancora da me?" sbottó la donna. "Ti ho seguito fin qui. Ora basta, peró."

"Come ti ho detto prima, Boromir di Gondor era unito alla Compagnia, ma se ne é andato. É stato ucciso. I nostri amici hanno perso un uomo di spada, un guerriero valido quasi quanto Aragorn. Sarebbe perfetto se tu potessi..." iniziò Gandalf.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora