Cap. 38 - La Signora degli Elfi

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"Vieni qui, con l'intento di minacciarmi, ma non sai che io sono già morta. Morta, da trent'anni." mormoró Roswehn.

"Lo dicono anche di me, signora Monrose. Perció non crediate di impietosirmi." rispose Goneril, sollevando il pugnale di Haldir, perché l'anziana lo vedesse. "Questo appartiene a vostro figlio. E su questa lama finirà la vostra vita. É paradossale, vero? Ma bellissimo. Davvero perfetto."
Sul suo viso passó un'espressione di esaltata soddisfazione. "Io vi sto regalando una grande morte. Una morte leggendaria, come é stata la vostra vita."

"Allora fallo in fretta, prima che arrivi Bettie. Lo sapevo, l'ho mandata via di proposito. E lasciala stare, quella ragazza. É innocente, lasciala vivere." le disse Roswehn, per niente intimorita dal coltello che era lì a trenta centimetri dalla sua faccia. Sembrava placidamente rassegnata. "Io ho vissuto la mia vita. Sono pronta. Fallo in fretta, e usa almeno la cortesia di pulire il sangue, quando avrai finito."

Goneril non si era aspettata una simile arrendevolezza. Si era immaginata che la vecchia avrebbe provato a difendersi, magari tentando di pararsi con le braccia, o urlando. Ma non fece nulla. Continuava a osservare quel fuoco che danzava nel camino.

"Le fiamme..." mormoró, all'improvviso. "...quelle fiamme rosse mi ricordano sempre Smaug. Oh io c'ero...c'ero quando il Drago attaccó Pontelagolungo. Corsi con tutta la forza dei mei vent'anni per fuggire a quel disastro. Quelle urla..." si portó le mani alla testa. Un anello d'argento brillava all'anulare sinistro. "...mi tormentano ancora nei miei incubi. Quei poveri disgraziati che...bruciavano vivi..."

Goneril tentava di mantenere la freddezza necessaria a fare quello che doveva fare, ma il braccio che reggeva il pugnale sembrava bloccato. Era rapita da quei racconti. La storia di Smaug e della carneficina che aveva compiuto a Esgaroth era negli annali. L'aveva sentita raccontare infinite volte, ma mai da una diretta testimone.

"C'era un cane, era ancora un cucciolo. Era rimasto invischiato nel ferro liquefatto di una porta...oh, guaiva così terribilmente! Io volevo aiutarlo, ma non potevo..." continuava Roswehn, come persa in una visione. "...e quella donna incinta, schiacciata da una trave...ma io dovevo correre. Correre...sotto al pontile."

La guerriera d'un tratto si riprese. Si ricordò perché era lí. "Signora Monrose, vi concedo un minuto per raccogliere i vostri ricordi, e dire le vostre preghiere. Son venuta per uccidervi, l'avete capito. E Bettie sta tornando. Esaudiró il vostro ultimo desiderio: la lasceró in vita. Ma devo fare in fretta." disse, alzando il coltello.

Roswehn si giró e le sorrise. Aveva ancora tutti i denti. Com'é possibile che abbia tutti i denti? Ha ottantasei anni. Si chiese Goneril.

"Uccidere...tu sai tutto sulla morte, vero? Non sei una domestica come io non sono una ballerina. Tu sei una guerriera, e anche esperta..." disse Roswehn. "Forgiata a dovere."

Goneril si stupì. Come cavolo l'aveva capito? Il suo sguardo interrogativo spinse Roswehn a continuare. "Thranduil...aveva ordinato a Legolas di insegnarmi a combattere, e con tutte le armi. Povero principe, ci provó...ma poi si arrese. Non era per me...uccidere, non é cosa che io abbia mai voluto imparare a fare...ma so come si impugna un coltello...e tu lo tieni nel modo giusto per vibrare il colpo letale. Proprio qui alla gola, vero?" La vecchietta faticosamente si spinse in avanti. I suoi occhi appannati per un attimo brillarono di sfida. "...e allora, avanti! Muoviti, fammi fuori!."

La generalessa sapeva come avrebbe dovuto fare. Piegare la testa della donna all'indietro, in modo da individuare la giugulare. Colpire velocemente, ritrarsi per evitare il sangue sprizzato fuori come un geyser a causa della pressione del cuore. Lasciarla morire dissanguata. E poi, Roswehn Monrose si sarebbe finalmente lasciata dietro quei lunghi anni della sua straordinaria vita. E lei, avrebbe vendicato il suo amico e salvatore, Amon.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora