Cap. 33 - La via nascosta

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Camminando nell'oscurità e nel silenzio della notte, Haldir e Goneril arrivarono all'inizio di quello che sembrava un tunnel di rami e fronde, un piccolo sentiero che deviava dalla strada battuta.

La soldatessa aveva acceso una torcia, che illuminava quel percorso boschivo di una tenue luce arancione. Il mantello e la spada dorata - che Haldir aveva recuperato dalla tesoreria proprio prima che venisse gettata in una fornace - le erano stati resi.

"Eccoci." annunció l'Elfo, indicando la via attraverso i tronchi d'albero. "Ora, devi seguire questo sentiero. Arriverai a una pianura brulla, che scende in declivio. Dovrai percorrerla fino in fondo, stando attenta a non scivolare. É ancora inverno, il terreno é duro e potrebbe perfino esserci del ghiaccio."

"Potrei perdermi." disse Goneril.

Haldir sorrise. "Non temere. Per segnalare la strada giusta, ho lasciato tracce al mio passaggio. Seguile."

"Quali sono?" chiese Goneril. "E come mai tuo padre non sa di questa strada? Ti aveva concesso di andare a Dale una volta al mese, perché hai dovuto trovare una via segreta?"

"La strada ufficiale verso il reame umano, quella che conosce il Re, é in effetti un'altra. Ma come avrai intuito, ho disobbedito spesso ai suoi ordini. Mi sono recato da mia madre anche dieci volte in un mese solo, e ovviamente ho dovuto...trovare un'alternativa." riveló il Principe. "Nessuno mi ha mai sorpreso."

"Beh, altezza, hai un temperamento notevole. E un grande coraggio." disse la guerriera. "Mi chiedo, però, perché mi lasci andare in questo modo." aggiunse.

Haldir la guardò, confuso. "Che vuoi dire?"

"Tuo padre ti avrà detto chi sono, immagino. Cioé, qual'é stato il mio mestiere fino a poco tempo fa." rispose lei.

"Sí. Ha detto che sei una tagliagole spietata. Ti ha definita un'assassina, una brigante. Feccia." ribatté Haldir. "Mio padre non nutre alcuna stima per te, se volevi sapere questo."

Goneril annuí, sorniona. "So molto bene quali siano le sue opinioni. E non credere che nel resto della Terra di Mezzo io goda di maggior considerazione. Per questo sono sorpresa: tu lasci libera una delinquente come la sottoscritta?" gli chiese. "Non hai alcuno scrupolo?"

Haldir si portò vicino a lei, i suoi lineamenti illuminati dal fuoco erano ancora più belli. "Mio padre ha detto anche un'altra cosa: che sei figlia di un Re. Il Re di Rohan, Théoden."

"Una storiella che é arrivata fin qui, vedo. Il fatto deve essere ancora provato." rispose lei.

"Ha letto nella tua mente, non c'é bisogno di alcuna prova. É vero. Ed é il motivo per cui voglio fidarmi di te." spiegò il giovane Elfo. "Voglio credere che quella parte nobile della tua anima, quella che discende da Théoden, prenda il sopravvento su quell'altra... quella oscura, malvagia. Il Re di Rohan é un brav'uomo, ho saputo, e persona d'onore. Devi aver pure ereditato qualcosa da lui."

Goneril ricacciò giù una risata. Un brav'uomo, pensò, che ha abbandonato una figlia ancora in fasce. Che ha tradito la sua Regina.

Poi si passò una mano sulla fronte, perché un'improvvisa fitta l'aveva colpita dove c'era la cicatrice. "L'unica cosa che potrei aver ereditato da quel tizio é la totale incapacità a rispettare i doveri. Tu non conosci Théoden. Ma puoi credermi se ti dico che ha tanti e tali pesi sulla coscienza da essere perfino incomprensibile come riesca a dormire la notte."

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora