Cap. 20 - Fuoco e piombo

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Goneril era solita tracciarsi una linea nera  attorno agli occhi. Utilizzava il Kohl, una polvere minerale derivata dal piombo, per dare risalto alle bellissime iridi verdi. Un trucco imparato dagli Haradrim.

Quell'espediente dava al suo volto un'aria ancora più feroce e intimidatoria.

Sotto la pioggia che scrosciava impietosa e ghiacciata, il trucco inizió a sciogliersi. Il viso della donna venne allora solcato da diverse linee nerastre, che attraversavano le sue guance come piccoli ruscelletti.

Fu questa la maschera grottesca che Haldir si trovó ad osservare, quando si giró.

"Ti piacciono le donne umane?" chiese quella accanto a lui.

L'Elfo non ribatté subito

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L'Elfo non ribatté subito. Lasció che la strana domanda risuonasse per qualche secondo nella sua mente, prima di formulare un risposta coerente.

"Ti manca la tua amichetta mortale?" chiese ancora la guerriera alla sua sinistra. "La donna di Dale?"

A quel punto, Haldir si giró completamente verso di lei. Di fronte a loro c'erano quasi due legioni di Uruk-Hai, di cinquemila unità ciascuna. Pronti all'attacco. Improvvisamente, peró, l'Elfo aveva perso tutto l'interesse verso gli eserciti di Sauron.

"Cosa sai di Roswehn?" chiese Haldir. "Chi sei tu?"

"Roswehn...così si chiama, dunque." ripeté Goneril, sorniona. "Sapevo quasi tutto...tranne il suo nome."

Haldir continuava a fissarla incredulo. Non aveva più parlato con nessuno di lei da almeno dieci anni. Da quando era andato di persona a Dale a cercarla, e nel regno degli uomini aveva trovato tanta di quella ignoranza e ostilità da spingerlo ad andarsene alla svelta.

"Ho saputo che l'hai amata molto...e insisti, vedo." proseguì Goneril. "Struggente, non c'é che dire. Qualcuno dovrebbe informarla della tua devozione per lei."

"Non é più in vita. Cosí mi fu detto." rispose Haldir.

"E invece sí. Il principe Legolas se l'é lasciato sfuggire. É viva, mio caro." gli disse la ragazza. "E tu invece morirai qui. Triste destino."

Haldir reagí alla notizia diversamente da come si era aspettata. Non vide nessuna emozione sul suo viso slavato, nessuna luce di gioia negli occhi azzurri, nessun moto di felicità. Sembrava quasi rassegnato.

"Bene. Mi auguro che i suoi ultimi anni siano felici. Ho sempre desiderato la gioia per lei." commentò l'Elfo.

"Sono sicura che la sua vita sia trascorsa nella serenità. In fondo, è stata accolta per trent'anni in un grande reame elfico, trattata con tutti gli onori. Certo, Thranduil le avrà dato tutto ció di cui poteva aver bisogno per esser felice. Incluso un figlio." continuó Goneril.

Si giró di nuovo per studiare la reazione dell'Elfo di Lórien, che stavolta non nascose un fremito. "Un...figlio?!" chiese Haldir.

"Eh già. Un principino, che diventerà il prossimo Re degli Elfi Silvani dell'Est. Peró che ingiustizia, non trovi? Elevare un mezzosangue al rango di erede diretto al trono." continuó Goneril, mentre la soddisfazione di spifferare tutto le provocó dei piccoli brividi alla base del collo. La stessa sensazione che provava quando infieriva sui nemici con la spada. "Povero Legolas."

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora