Cap. 9 - Il risveglio del Re

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I cinque galopparono, con in testa Gandalf, dai confini di Fangorn fino a Edoras.

Goneril li seguiva in groppa a un recalcitrante Aldair, che avvertiva il nervosismo della padrona. "Sta' buono. Alla prima occasione ce ne andiamo." gli sussurrò lei, carezzando la criniera.

Passarono non lontano dalla legione, che ancora era accampata in attesa di segnali dal Generale. "Non andare dai tuoi uomini!" si era girato a urlarle Gandalf. "Non ancora."

"Ho forse scelta?" aveva risposto lei, mentre i cavalli trottavano verso la cittadella.

L'Elfo, che portava in sella anche il Nano, aveva affiancato il cavallo al suo. "Un magnifico animale..." aveva commentato, riferendosi ad Aldair. Il manto nero dello stallone aveva riflessi dorati sotto al sole. "Da dove viene?"

"Vorresti rubarmelo?" aveva risposto Goneril. "Conosco voi Elfi, uccidereste per un buon cavallo."

"Quella è la tua specialità." aveva ribattuto l'Elfo biondo. "E Aragorn dice che sei famosa fra i briganti della Terra di Mezzo."

"Oh, Aragorn dice cosí? Beh, immagino quanto ne sappia un ramingo su di me." rispose lei. Poi sorrise. "Scommetto che siete tutti e tre fuggiti dai vostri rispettivi regni. Non avete nessuna missione da compiere..."

"Fuggiti dai nostri regni...ha! Vuoi sapere perché siamo qui?" domandò il Nano.

"No, Gimli." lo interruppe l'Elfo. "Non dirle nulla." poi si allontanò col suo destriero bianco. Deve venire da Boscoverde, ragionò lei. É vestito come un Elfo Silvano. Quella razza di Elfi, però, generalmente non aveva la caratteristica dei capelli biondo/argentei. A meno che non fosse imparentato con re Thranduil, il Sindar che governava quel popolo. No, si disse lei. Thranduil non manderebbe mai il principe a vagar da solo per Arda. E tanto meno in compagnia di un Nano.

Varcarono il portone di pesante legno che chiudeva l'accesso a Edoras. Di nuovo, Goneril notò la generale miseria di quel luogo.

"Trovi più allegria in un cimitero." commentò Gimli.

"Non ho intenzione di entrare a Palazzo." disse la donna. "Sono già stata qui, e tornerò solo con la testa di Saruman, come promesso a questa gente. Non sono mai tornata a mani vuote da un lavoro."

"Tu verrai da Théoden con noi, invece. C'è bisogno anche di te, adesso." rispose Gandalf. "Non fartelo ripetere, o tu e il tuo cavallo diventerete due statue ornamentali."

Goneril stavolta rispose: "Mi incuriosiscono le tue minacce. Sono frasi da stregone malvagio, ma tu non sei malvagio. Non sei come Saruman, vero?...quindi credo proprio che non mi faresti del male sul serio. Vuoi solo spaventarmi."

"Io non sono perfido, dici bene...ma tu lo sei. Le azioni crudeli della tua vita andrebbero punite, in effetti, e non credere che mi dispiacerebbe farlo!" ribatté Gandalf. "Solo, c'é qualcosa che me lo impedisce, per ora. Un piccolo scrupolo. Ma non sfidarmi, la mia tolleranza verso di te é legata a un filo sottile."

Aragorn e gli altri avevano ascoltato quei rimproveri in silenzio, ma era evidente che fossero d'accordo. "Ora andiamo, e lasciate parlare me." comandò Gandalf. I cinque smontarono da cavallo.

Con la coda dell'occhio, Goneril improvvisamente colse un movimento all'entrata del Palazzo. Guardò meglio e notò una figura vestita di bianco. Una ragazza.

Éowyn, pensò. La piccola preda di Grima.

Cosí com'era comparsa, la sorella di Éomer sparí, era probabilmente andata a chiudersi nelle sue stanze, spaventata dai visitatori.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora