Cap. 47 - Aria

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Innamorato di Goneril?
Ma nemmeno per scherzo.

La figlia di Elrond poteva anche essere un Elfo, e come tutti quelli della sua razza forse aveva un intuito formidabile, ma su quella faccenda si stava sbagliando. Si stava sbagliando di grosso.

Hammon non era per niente innamorato del suo Generale.

Aveva paura di lei, che era un tantino diverso.

Un brivido freddo gli attraversava la schiena ogni volta che ricordava le azioni commesse dalla guerriera, proprio davanti ai suoi occhi.

Quella volta che aveva aperto lo stomaco di una spia Haradrim con un colpo netto della sua spada e lo aveva lasciato morire dissanguato, e si era seduta sul suo trono in mogano, a mangiare una mela, placida, indifferente, del tutto sorda alle urla di quell'uomo.

Quella volta che aveva sorpreso una ladruncola all'interno del loro accampamento, una ragazza delle Colline che si era introdotta nella sua tenda con l'idea di rubarle la spada d'oro, e per punizione l'aveva legata a un albero e le aveva dato fuoc...

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Quella volta che aveva sorpreso una ladruncola all'interno del loro accampamento, una ragazza delle Colline che si era introdotta nella sua tenda con l'idea di rubarle la spada d'oro, e per punizione l'aveva legata a un albero e le aveva dato fuoco ai capelli. Era stato proprio Hammon a evitare che bruciasse viva, gettandole una secchiata d'acqua addosso.

Ma era stato l'episodio nel villaggio di Rivalunga a fargli comprendere che razza di squilibrata avesse come capo.

Erano in marcia ormai da settimane, cinque anni prima, alla ricerca di un posto dove accamparsi per riposare qualche giorno. La legione era reduce da una durissima battaglia contro un gruppo di Orchi e Troll di montagna che avevano assaltato un piccolo borgo nei pressi dei Monti dei Corni Bianchi.

Goneril aveva deciso di fermare il suo gruppo guerriero vicino a un paesello anonimo e abitato da poche decine di famiglie, accanto al quale scorreva un fiume dalle acque cristalline e fresche. Ottimo luogo per dissetarsi e far riposare Uomini e cavalli.

Ma gli abitanti del paesino non avevano esattamente accolto il loro arrivo a braccia aperte. Subito si era radunata la gente fuori dalle case, e avevano acceso torce e agitato bastoni in aria. "Non vi vogliamo qui!" urlavano. "Assassini, briganti!"

Il capo di quel minuscolo villaggio si era messo in prima linea e aveva gridato: "Siete luridi cani! Predoni, razziatori! Non osate avvicinarvi al nostro fiume e alle nostre case!"

Goneril non si era scomposta. "Non siamo predoni né razziatori. Siamo soldati, e cerchiamo un posto dove accamparci per qualche notte. Se non ci disturberete, noi non vi disturberemo."

A quel punto la situazione era degenerata. Il capovillaggio aveva tirato una pietra verso la sua direzione, che per qualche centimetro non l'aveva centrata in pieno. "So chi sei! Sei la vipera dell'Est! Vattene da qui, prima che tu e i tuoi porci ci infettiate con le vostre malattie!"

"Ho detto che non siamo qui a minacciarvi... ce ne andremo quando avremo recuperato..." un'altra pietra l'aveva colpita stavolta in fronte. Subito un rivoletto di sangue era sceso sulla guancia, per morire poi sulle sue labbra. Goneril non aveva neanche alzato una mano per ripulirsi. I suoi occhi si erano riempiti di quell'odio freddo che Hammon conosceva bene.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora