Cap. 10 - Oro

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Théoden si tolse il lungo mantello di pelliccia e lo poggió sulle braccia di uno dei servitori.

"Portate loro del cibo. I nostri ospiti saranno affamati." comandó. "Éowyn, pensaci tu." disse alla nipote, dandole una piccola carezza sul viso. La ragazza era entrata nel Palazzo a fare gli onori di casa insieme allo zio. Non riusciva a trovare il coraggio di informare il re della morte di suo figlio Théodred. Il ragazzo era spirato tre giorni prima. Èowyn si auguró, un po' vergognandosi, che qualcun altro prendesse su di sé la responsabilità di informare il sovrano che il principe se ne era andato per sempre. Il cadavere di Théodred attendeva la sepoltura, perció la notizia andata portata al più presto al padre.

"Non abbiamo molto. Solo del brodo caldo e poco vino." disse la giovane, girandosi verso i cinque. Il Nano protestó: "...brodo?! Ha! Portami piuttosto la gallina con cui l'avete fatto!" chiese.

"Mi dispiace. Non abbiamo carne...ma posso darti del pane!" offrì lei.

"Se altro non avete...ma porta tutto il vino!" esclamó Gimli. "Almeno c'é da bere."

"Gimli..." gli sussurró Aragorn. "...ti prego."

"Hey tu!" chiamó Goneril. Éowyn si voltó. "Prima di pensare al Nano...vieni qui. Aiutami a togliere l'armatura, svelta!" le ordinó.
Éowyn la guardó male.

Aragorn intervenne: "Ci penso io." Poi si portó dietro Goneril e inizió a slacciarle il bustino di ferro e la cotta di maglia. Le diede uno strattone alla schiena. La donna si giró. "Ma che fai!" gli chiese in un sibilo.

"Non sarei troppo arrogante, se fossi in te. Sei in presenza della famiglia reale di Rohan. La ragazza non è la tua schiava. Usa un altro tono qui dentro." mormoró. "Spero di essere stato chiaro."

La Generalessa rise. "Hai una bella baldanza, ramingo. Non è frequente sentire un guerriero randagio rivolgersi in questo modo a un soldato di rango superiore, come me."

"Un ramingo?" intervenne l'Elfo. Si era avvicinato ai due. "Sai chi c'é alle tue spalle? Lui è l'erede di Isildur!" le disse.

"No, Legolas. Lascia stare." disse Aragorn, aggiungendo una frase in elfico.

"L'erede di Isildur?! Cioè, il pretendente al trono di Gondor? Questo tizio qui?" chiese Goneril, con un'occhiata incredula. "Come no. E tu chi saresti, il figlio di Thranduil?"

"Sì. Esatto." rispose secco l'Elfo. "Come l'hai capito?"

Goneril si liberó del resto dell'armatura e si stiracchió le braccia. Aragorn notó i suoi lunghi capelli, che le arrivavano alla vita. Sembravano un mantello di velluto nero: non erano scarmigliati, come ci si sarebbe aspettato da una guerriera. Anzi, l'aspetto di Goneril era nel complesso piuttosto ordinato. Era evidente che la donna si prendesse gran cura di sé.

"Due sono le cose: o siete pazzi, o siete dei fenomenali bugiardi. Tu osi presentarti come il principe del Reame Boscoso e questo qua dietro sarebbe il prossimo sovrano di Gondor? Bella barzelletta, Elfo. Ma dov'é quella ragazzina con il cibo?" si guardó intorno cercando Éowyn, che arrivó proprio in quel momento. Con lei, due serve di corte. Le tre donne portarono tre piatti di brodo fumante, due brocche di vino e una di acqua. Arrivó una quarta ragazza con un cesto di pane.

"Ecco. Non abbiamo altro." disse Éowyn.

"E questa sarebbe una reggia? Ho consumato pasti più abbondanti in un villaggio di contadini." mormoró Goneril, tirando a sé una scodella di brodo. "E come dovrei berlo, con le mani?" osservó.
Arrivó in fretta una servetta con i cucchiai.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora