Cap. 57 - Luce

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Quando Thranduil ebbe finito con tutte le spiegazioni, Haldir era sconvolto. Teneva tra le mani la stella del vespro, il ciondolo appartenuto a Roswehn, che il Re aveva tolto dal collo della donna prima della cremazione. Tienila tu, ora. Ha protetto tua madre, proteggerà anche te.

Avrebbe voluto rifiutare quelle verità, respingerle come si respinge una mosca importuna, ma non poteva farlo.

La vicenda di sua madre, l'orribile possessione di cui era stata vittima, la sua disavventura nell'antico reame di Arnor, il rapimento degli Haradrim, le vessazioni notturne dello spettro che si faceva chiamare Morgoth, e infine la rivelazione dello stregone Radagast sulla maledetta profezia. Tutto ciò che suo padre gli aveva raccontato riempiva la testa del giovane Elfo facendola pulsare dolorosamente.

Il colpo finale era stata la descrizione del suo destino come strumento di distruzione. Sarebbe diventato lui stesso il male, e sarebbe stato affrontato da quel misterioso uomo del futuro, di cui non si sapeva il nome. Quest'ultimo avrebbe finalmente distrutto il Re Antico, il primo, il più splendente di tutti i Valar, che aveva scelto di allontanarsi da Eru e diventare il grande corruttore del mondo. Morgoth. Ma lo avrebbe distrutto colpendo lui.

"Non è possibile..." continuava a dire il Principe, afflitto. "...forse quel mago si è sbagliato. Perché io? Cos'ho di cosí speciale?? Nulla! Guardami... nulla!!" urló al padre. Erano ancora nell'antro del trono, ma il Principe era sceso dal seggio.

Thranduil non fu d'accordo. "Sei un Elfo unico al mondo, Haldir. Avrai certamente notato di avere una grazia che altri Elfi non hanno. La tua straordinaria bellezza non è un dono casuale. Anche Morgoth, quando ancora usava il nome Melkor, quando ancora viveva nella Luce, era bellissimo. Il più luminoso fra tutti i Valar. È perfettamente intuibile perché progetti di incarnarsi in una creatura come te."

"Ma c'è una cosa che non capisco, padre: se nelle prossime ore Sauron dovesse vincere, questo continente sarebbe comunque condannato. Questa profezia... non ha senso." obiettó il principe. "...la battaglia finale... non ci sarebbe alcuna battaglia fra molti millenni, perché questo mondo sarebbe occupato già dalle creature di Sauron, Orchi, Troll, Goblin. Come si può ipotizzare il futuro, quando noi creature libere potremmo anche non averlo affatto, un futuro?"

Thranduil comprese i dubbi del figlio. Aveva ragione. "La Dagor Dagorath fu una profezia di Mandos. Il signore del nostro aldilà. Ma come per ogni profezia, bisogna scegliere se crederci, oppure ignorarla. È una predizione, è un messaggio divino su quello che potrebbe capitare fra molti millenni. Io ho sempre rifiutato di lasciarmi andare a supposizioni sul nostro destino, per me é importante vivere nel presente. Questa è la realtà per ora. Io, te, il nostro popolo...noi siamo reali. Tuo fratello è reale, lui... che si sta mettendo in prima linea contro Sauron. È questa la battaglia vera che stiamo combattendo in questi giorni. E hai ragione, ancora non si sa come andrà finire. E proprio per questo motivo, ti avevo suggerito di non chiedere troppo. Ora sei sconvolto, e lo capisco. Ho instillato in te il terribile sospetto di poter diventare in futuro l'incarnazione di quel demonio . E mi maledico, perché so che questo pensiero non ti lascerà mai più, e non ti permetterà di vivere sereno."

Haldir guardó il padre. "No, non odiare te stesso. Sarebbe stato peggio per me vivere nel dubbio, chiedendomi giorno dopo giorno qual è il mistero che mi avvolge. Ora so. E anche se adesso la mia vita non sarà mai più la stessa, mi sento in parte sollevato."

Thranduil si avvicinò, e fece una cosa che da moltissimo tempo non aveva più fatto nemmeno con Legolas: prese il figlio fra le braccia, e lo strinse a sé. Rimasero in silenzio, uniti in un lungo abbraccio.

"Haldir, se tu solo immaginassi quanto io e tua madre ti abbiamo amato... Sei stato la nostra gioia per tutti questi anni. La nostra unica grande consolazione, al fatto di essere separati.  Il peggiore dei dispiaceri per due genitori é sapere che i loro figli sono infelici. Perció, non essere afflitto. "

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora