Cap. 27 - Verso Esgaroth

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Mentre procedeva a cavallo attraverso le Terre Brune, a Nord di Rohan, Goneril ragionava su quella era l'unica certezza della sua vita a quel punto: urgeva un cambiamento.

Aveva deciso di prendersi una pausa da se stessa. Tutti gli ultimi avvenimenti l'avevano portata a un serio esame dell'esistenza che aveva vissuto.

Un'esistenza che fino a quel giorno era stata lontana dall'essere felice. Nella lunga settimana precedente la sua fuga da Edoras, qualcosa in lei si era svegliato all'improvviso: la sommessa vocina della sua coscienza era diventata che urlo che perfino un sordo avrebbe udito. Un grido che continuava a riecheggiare nella sua mente: ti sei persa.

Quell'Elfo biondo le aveva sbattuto in faccia la verità senza troppi giri di parole e Goneril continuava a rifletterci su.

Hai rinunciato alla vita.

Come negarlo, del resto.
Qual'era stato il vero valore di anni spesi a combattere e uccidere, di giorni trascorsi nell'odio e nell'ostinato isolamento da tutto e da tutti?

Aveva amici? No.
Aveva affetti? Men che meno.
Aveva sogni? Neppure, se con sogno si intendeva qualcosa di molto diverso dal rifugiarsi in un luogo indefinito e desolato, dove tentare di costruire una nuova nazione. Si era aggrappata a quella fantasia cosí da avere un motivo per alzarsi dal giaciglio tutte le mattine, ma dire di crederci davvero sarebbe stata una balla colossale.

Aveva conosciuto Éowyn.
Che la bionda ragazza fosse sul serio sua parente o meno, aveva poca importanza. Ciò che era stato importante, di quell' incontro, era che per la prima volta Goneril si era confrontata con una giovane il cui procedere in quel mondo somigliava molto all'idea che si era fatta lei, di vita.

La nipote di Théoden aveva subíto situazioni difficili, a sua volta, ma non ne era uscita con troppe cicatrici. Non le era passata la voglia di sorridere, di provare buoni sentimenti per gli altri, di innamorarsi e tentare di migliorarsi e di...sognare.

Goneril desiderava parte della vita di Éowyn, come Éowyn desiderava parte della sua.

Nonostante tutta la spavalderia mostrata negli anni e l'orgoglio per essere riuscita lì dove nessuna donna di quella Terra era mai riuscita, cioé comandare un esercito, un pensiero le ronzava nella testa da qualche giorno, esattamente da quando le due ragazze avevano scoperto una l'esistenza dell'altra.

Così avrei potuto vivere anch'io. Begli abiti, una comoda stanza in una grande casa, lezioni di canto, arpa e ballo, banchetti, un giovanotto con cui fidanzarmi, un matrimonio, un paio di figli e una serena vecchiaia.

Il cavallo che aveva rubato dalle stalle di Rohan scrollò la grossa testa,mentre procedeva sulla strada battuta, quasi avesse intuito i suoi pensieri.

Tornando al presente, la donna era preoccupata.
Avrebbe dovuto attraversare il territorio a Sud del Reame Boscoso, prima di arrivare a Esgaroth. Aveva calcolato di metterci tre giorni almeno, sperando che quei folletti silvani non la notassero. Ci sarebbe mancato solo di farsi imprigionare dai soldati di Thranduil. Le prigioni di Boscoverde non erano esattamente il luogo più accogliente dell'Est, e si rischiava di morirci.

Addentrarsi a Eryn Galen senza permesso era un crimine agli occhi dei suoi abitanti, e a poco sarebbe valso dire di aver conosciuto il principe Legolas e di aver combattuto al suo fianco.

Avrebbe abbandonato il cavallo all'entrata della foresta, e avrebbe attraversato a piedi quell'inferno di rovi e arbusti. Silenziosamente, tentando di rendersi invisibile.

Pensò che Hammon doveva essere rimasto di sasso alla notizia della sua scomparsa. Di Degarre non le importava niente, e in fondo nemmeno di tutti gli altri. Ma Hammon in cuor suo le era sempre stato leale, e alla fine avrebbe trovato il modo di ricompensarlo.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora