Capitolo 34

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RECHEL'POV
Non capisco come Jon abbia potuto tenermi nascosto il fatto che mia madre sia finita in ospedale,  ho pianto per dieci minuti, per fortuna Tyler e Dom hanno sentito la chiamata, altrimenti non lo avrei mai saputo, vado verso il campo e mi siedo in una panchina vuota, aspettando che la partita abbia inizio, la platea piano piano si sta riempendo riempendo l'aria di voci, non ho voglia di rimanere con le altre ragazze, alcune sono davvero stupide, altre insopportabili, ma ormai mi ci sono affezionata, vedo un ragazzo con la tuta da football correre nella mia direzione, arriva a metà strada e si toglie il casco, è Jon, faccio per andarmene ma arriva in tempo e mi blocca per i polsi,  "che cosa stai facendo? Lasciami!" Cerco di liberarmi ma non ci riesco, "devi ascoltarmi, io..." lascia leggermente la presa e io mi libero, comincio a correre, sento dei passi raggiungermi e afferrarmi dal basso,  dopo pochi secondi mi ritrovo a penzoloni sulla schiena di Jon, "lasciami!" comincio a urlare e a prenderlo a 'pugni' nella schiena, nel vano tentativo di liberarmi, "ti lascio solo se la smetti di urlare e mi ascolti" finisco di agitarmi e mi mette giù, incrocio le braccia e mi metto sulla difensiva, "che vuoi? Mi hanno già detto tutto Tyler e Dom" " Rebeccah mi ha raccontato quello che è successo,ti dico solo che io non sapevo nulla, e posso dimostrare il fatto che quando il telefono ha squillato io non ho risposto, perché ho fatto la doccia e poi sono andato dal coach, quindi hanno risposto Tyler e Dom" rimango sorpresa, quindi mi hanno mentito?, e perché avrebbero dovuto? "Va bene sei perdonato" forse l'ho perdonato troppo presto, avrei dovuto trovare più risposte, non importa io credo e mi fido di Jon, ridacchiamo e ci abbracciamo, prima che cominci la partita raggiungo Tyler e Dom in modo da chiedergli spiegazioni per quel gesto tanto immaturo, li vedo parlare con un altro ragazzo ma appena mi notano mi raggiungono, Tyler mi saluta con un bacio ma io lo interrompo subito, "perché mi avete mentito?!" Chiedo, "di che cosa parli?!" Odio quando mi vogliono prendere per tonta, tyler sta zitto lasciando che sia Dom a rispondere, "volevate che litigassi con Jon? Beh non è successo, davvero non me lo sarei mai aspettata", Dom ascolta facendo finta di non capire, cosa che mi fa innervosire ancora di più, "almeno confessate!" Quasi urlo per tutta la rabbia, rabbia mischiata alla tristezza per mia madre e alla consapevolezza di non poterla andare a trovare subito, "hai ragione, e che ero geloso okay?" Quasi rido, ma che risposte sono?, "gelosi di che cosa?", vedo Tyler stringersi alla sua felpa, lancio uno sguardo di fuoco a Dom che se ne va, non l'ho mai sopportato più di tanto e non capisco come possa piacere a Rebeccah, è vero, è un bel ragazzo ma perde tantissimi punti per il suo pessimo carattere. "Non di cosa... ma di chi..." si ferma e lo incito alzando un sopracciglio e incrociando le braccia, "sono geloso di Jon! Non ci riesco, si avvicina troppo, Rechel lui non lo vuole capire sei mia!" Si avvicina di un passo e io indietreggio, non posso perdonarlo tanto facilmente, anche se vorrei. " Prima cosa non devi essere geloso di Jon per me lui è come il mio migliore amico, è la cosa più vicina ad un fratello, e seconda cosa io non sono tua,  non sono di nessuno, l'unica persona che può dirlo è morta quindi non farlo e poi questa risposta non è una giustificare per quello che hai fatto, hai giocato con me e ti sei coalizzato con Dom, mi hai messo contro Jon, una delle persone di cui mi fido di più! Diamine Tyler eri perfetto.." lui comincia ad agitarsi comprendendo dove voglio andare a parare con quel ultima pausa "no per favore... dammi un altra possibilità", sospirò e cominciò a pensarci su. "Non ti voglio vedere fino a quando mia mamma non starà bene,  fino a quando io mi sentirò pronta,  non cercarmi, non chiamarmi, non toccarmi fino a quando non sarò io a dirtelo" si tiene i capelli con le mani e si gratta la testa,  sta andando in panico,  "no per favore... io ho bisogno di te" vedo una lacrima solitaria rigargli la guancia e con un tenero bacio gliela asciugo dopo una carezza lo lascio solo.  Non voglio farlo soffrire,

eppure è quello che stai facendo

Odio quando la mia mente ha ragione, ma per ora non lo riesco neanche a guardarlo in faccia. Vado fuori dagli spogliatoi e incontro subito le ragazze, mi abbracciano, sicuramente Rebeccah le avrà avvisate, "ti abbiamo cercato ovunque! Andiamo stiamo per incominciare" sapevo che non mi avrebbe chiesto se me la sentissi, nella acrobazie che abbiamo creato ci sono io, perciò hanno bisogno di me. Cerco di fare un sorriso forzato e la partita inizia, cerco di ricordare tutti i passi nella mente che però ha tutt'altro programma, finiamo il balletto e mentre le altre cominciano a urlare io vengo lanciata in aria, faccio una doppia capriola e come al solito atterro nelle braccia delle mie compagne che sono sempre pronte a prendermi, durante gli allenamenti, un mese fa, mi sono rotta un dito perché l'ho urtato brutalmente con il braccio della ragazze di destra che si chiama Sofia, per fortuna lei si è fatta solo un graffietto. Vengo lanciata per l'ultima volta prima che la partita finisca, questa volta faccio solo un salto e atterro in piedi davanti al gruppo, faccio un inchino e riprendendo fiato guardo il tabellone vedo che la nostra squadra è a settanta punti mentre la squadra avversaria è in svantaggio di 20 punti e che quindi la partita si conclude con la vincita della nostra scuola. Urliamo e ci abbracciamo, presto arrivano i giocatori e anche loro ci stringono e ci salutano, salto a dosso a Jon che prontamente mi prende al volo.

Dopo esservi lavati usciamo di casa e sorridendo saliamo in macchina, andiamo in ospedale a trovare mia mamma e Cole che ha detto di voler rimanere con lei, "hei mamma come stai?" La stringo in un caldo abbraccio, "non mi lamento" sorridiamo "che cosa hanno detto i medici?" Chiede Jon, risponde Giselle sempre con il solito sorriso, "hanno detto che non è grave, si è solo spostata leggermente una costola e che quindi devo rimanere a riposo assoluto, tra dieci giorni mi dimettono e dovrò usare le stampelle ma niente di ché" la abbracciamo e dopo avergli detto di aver vinto la partita ce ne andiamo, come al solito il viaggio è silenzioso ma a tutti e due non dispiace.

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