Capitolo 56

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È una settimana che faccio sempre lo stesso incubo, ogni volta si ferma sempre a quando sto per essere uccisa, Jon mi è sempre stato vicino, consolandomi e dormendo addirittura con me, lui riesce a dormire un po' più di me visto che a volte non dormo, almeno facendo ciò, lui riesce a riposare, dormo praticamente tre ore a notte, sempre quando ho il coraggio di chiudere gli occhi, mi faccio schifo da sola, ho delle occhiaia perenni, scure e gonfie, le mie labbra sono arrossate a causa dei morsi che mi provoco, "Rechel stai bene?" mi chiede Jon risvegliandomi dai miei pensieri, me lo ha praticamente chiesto mille volte, in verità continuano tutti a chiedermelo, e per risposta io ogni volta cerco di fare un sorriso che fa diventare la mia faccia ancora più malaticcia, "si Jon sto bene" rispondo alzando gli occhi al cielo,  guardo il viso di Jon, anche lui ha un po' di occhiaie e i suoi capelli sono tutti spettinati, lo abbraccio e mi stringo forte a lui. Mi siedo a tavola con mia madre visto che i due uomini di casa sono fuori. 

"Rechel io e Cole pensiamo che sia il caso di mandarti da uno psicologo, almeno sapremo cosa causa questi incubi e capire come scacciarlo via" mia madre mi fa una carezza sulla guancia, "mamma per favore, vedrai che passerà" mia mamma nega con la testa, "ora basta Rechel, io lo sto facendo per il tuo ben-" la interrompo stanca delle sue soliti frasi, rispondo con un semplice "va bene, andrò" so benissimo che lei lo dice per il mio bene, so benissimo che lei soffre come me a vedermi in questo stato, lo so, ho cercato di resistere per una settimana almeno, anche alcuni vicini sono venuti a chiedere come stavo visto le mie urla disumane nel cuore della notte. 

Mi alzo dal letto in cui ero coricata con Jon, "uff tra poco inizierà di nuovo la scuola.." sento il mio ragazzo ridere dietro di me "tu sogni ogni notte che qualcuno voglia ucciderti e la cosa a cui stai pensando è la fine delle vacanze?" annuisco con un alzata di spalle e mi avvicino a lui, "in che università vuoi andare?" gli chiedo tranquilla, lui alza le spalle sorridendo "non lo so, ho mandato la richiesta di qua e di la, vedremo e tu?" sorrido e anche io alzo le spalle "uguale" continuiamo a parlare sulla fine delle vacanze e mi sto deprimendo, cullata dal suo calore sento le palpebre farsi sempre più pesanti, la mia mia mente lotta con la stanchezza fisica per cercare di non addormentarmi. 

L'ombra, il corridoio, il muro, la lama, mi alzo di scatto dal letto e urlo, Jon si sveglia con me che come al solito mi abbraccia stringendomi a se e accarezzandomi la tesa contro il suo petto, "ci sono io, ci sono io, shh, tranquilla.." ripete queste parole all'infinito, come un disco inceppato, non so dopo quanto tempo ma accompagnata dalla paura e dal puro terrore mi riaddormento tra le braccia di Jon.

Mi alzo con le mie solite occhiaie, vado in bagno e mi faccio una doccia ghiacciata, "tesoro alle 15:00 hai l'appuntamento dalla signora L'Ousie" esco fuori dalla camera trovando mia mamma davanti alla porta "e chi sarebbe?" mia mamma mi fa un sorriso alquanto strano e prima di girare l'angolo per scendere le scale dice "la tua psicologa" spalanco gli occhi e la seguo correndo le scale per raggiungerla "avevi già preso l'appuntamento?" lei annuisce e io rido, essendo molto raro sentirmi ridere in questo periodo, quando lo faccio, nel volto delle persone sparisce la pena e la compassione liberando la loro allegria e leggerezza.

Metto un maglioncino a collo alto rosso scuro e una gonna color pelle, prendo dei stivaletti neri e li indosso, mia mamma ha deciso che mi accompagnerà lei e che poi dovrò tornare a casa a piedi, sono felice per quest ultima cosa, almeno avrò il tempo di pensare, sul fatto che mia mamma voglia accompagnarmi penso che sia per il fatto che ha paura che io non mi presenti all'appuntamento, ormai ho deciso, non voglio far star male la mia famiglia e questa al momento sembra la situazione migliore.

Saluto mia mamma ed entro nel piccolo edificio color grigio, una donna sulla cinquantina d'anni è seduto dietro una scrivania bianca, i suoi capelli sono sicuramente tinti di biondo, il colore dei suoi occhi è coperto dai suoi occhiali neri, "Buongiorno, ho un appuntamento con la signora L'Ousie" la donna annuisce "sta per finire" e mi fa cenno di sedermi nella sala d'attesta, io faccio come dice e mi accomodo su una delle tante sedie vuote, finalmente ho il tempo di osservarmi attorno, le pareti sono grigie, mentre ai lati del corridoio ci sono una schiera di sedie totalmente bianche, i tavolini sono bianchi e tutti questi colori così chiari trasmettono una tranquillità disarmante, mentre a me ricordano... no Rechel non ci pensare! 

Muovo la gamba per l'agitazione e quando la porta d'entrata si apre mi giro subito in quella direzione, una ragazza dai capelli biondi lisci e lunghi fino alle spalle, saluta cordialmente la donna dietro il bancone che con un sorrido ricambia il saluto, la ragazza si siede a fianco a me e mi inizia ad osservare, "non hai una bella cera" lo dice con talmente tanta serenità che quasi me ne vergogno, non dico niente continuando a muovere il piede avanti e indietro, "oddio mi dispiace forse ti ho messo in imbarazzo" prima che possa iniziare qualche tipo di discorso la porta della psicologa si apre lasciando uscire dalle mie labbra un sospiro di sollievo. Mi siedo nel lettino "Bene Rechel, giusto?" annuisco seria, non ho nessuna intenzione di stringere amicizia, " siccome sembri una persona abbastanza diretta, e che non vuole perdere tempo, vado dritta al punto, raccontami quello che sogni" alzo lo sguardo sulla donna, i capelli sono scuri e anche se corti sono legati in una coda, il viso è molto dolce e simmetrico, gli occhiali le danno un aria più seria e professionale che le dona ugualmente, finisco di raccontare i miei incubi e mentre continua a rileggere il suo quaderno degli appunti annuisce, "forse ho capito". 













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