Capitolo 42

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Sono a casa di Rebby da ormai cinque giorni e siccome anche mia mamma è stata dimessa dal ospedale ho deciso di ritornare. Metto tutto nelle valige, ho già iniziato il processo "dimentica Jon"  in questi giorni siamo uscite con Simon e ci siamo fatti vedere in più locali possibili, grazie al essere costantemente occupata, non ho pensato quasi a nulla, o meglio, a nessuno,  non l'ho visto per tutto il tempo quindi non so come reagirò appena lo incontrerò. Arrivo a casa grazie al pullman, Rebeccah ha deciso di non accompagnarmi visto che voleva dormire e per me è andato bene visto che avrebbe fatto solo un viaggio a vuoto. Faccio due giri di chiave e la porta si apre, lascio la valigia vicino alla porta e dopo averla chiusa vado a cercare Giselle, mia mamma, la trovo coricata nel divano insieme a Cole mentre si guardano un film, li saluto velocemente per non disturbare la visione del film e scappo in camera, quanto mi era mancata, salto sul letto e la mia faccia sprofonda nel morbido cuscino, sento la suoneria del telefono suonare insistentemente e decido di controllarlo.
*Gruppo cheerleader*
Messaggio da Amy;
Io e Veronica abbiamo deciso di organizzare un viaggio per tute noi, i ragazzi NO, visto che è finita la scuola il viaggio durerà due mesi  e andremo a Las Vegas, albergo a quattro stelle e ristorante compreso, i pagamenti sono stati già effettuati dalla scuola per ringraziarci per tutto il sostegno e la buona condotta a durante il corso del intero anno...
Spengo il telefono e lo appoggio di nuovo nel letto, inizio a saltare come una matta, questo si che è un buon modo per allontanarsi da Jon e per tenera la mente libera, sono felicissima, ma ora viene la parte difficile, convincere mia mamma e Cole. Scendo giù con la faccia più tenera che riesco fare, mi siedo vicino a loro e aspetto, "che hai Rechel?" mi chiede Cole, "deve chiederci qualcosa, fidati, vero Cara?" Annuisco "le cheerleader e la scuola hanno organizzato un viaggio di due mesi per Las Vegas e volevo la vostra autorizzazione" mia mamma alza gli occhi al cielo, e come risposta dicono al unisono "si" "no" si guardano sorpresi, "Giselle secondo me dovrebbe andare, almeno quando torna sarà più responsabile e avrà fatto le sue esperienze, è una cosa bella" adoro quest uomo, "Cole non so... io ho troppa paura...hai ragione ma basta che stai attenta, mi devi chiamare tutti i giorni intesi?... quando dovresti parti?" Leggo il messaggio con tutte le indicazioni "appena finisce giugno" tutte le mie compagne hanno accettato, a parte una che è già partita per l'Egitto ma che ci raggiungerà a metà Luglio, sono stafelice, inizio a fare una lista delle cosa da prendere, e da mettere in valigia, e naturalmente quando entrerò in negozio, ne prenderò altre tremila. Ci sediamo tutti a tavola e io e Jon ci ignoriamo, come se ne l'uno e  nell'altro esistesse, nessuno alza lo sguardo per incrociare l'altro, nessuno ci prova neanche perché entrambi sappiamo che, anche solo uno sguardo basterebbe a far scoppiare la falsa calma che regna nella sala da pranzo, "Jon sei contento per il viaggio che deve fare Rechel?" Jon alza di scatto la testa "quale viaggio?" Ingoia il boccone di pasta e aspetta una risposta, nel frattempo io cerco di farmi il più piccola possibile, "deve partire a Las Vegas per tutta l'estate!" Rimane come bloccato, vedo che stringe la mascella per la rabbia ma nonostante tutto fa un sorriso, "wow ma è fantastico" dice con falso entusiasmo, si gira verso di me tenendo il suo sorriso forzato e solo allora i nostri sguardi si incontrano, ho come la strana sensazione che ora succederà il finimondo. Finiamo di cenare e mentre i nostri genitori si siedono davanti alla tv per guardarsi una delle puntate della serie tv che gli ho consigliato, io e Jon andiamo di sopra, cerco di ignorarlo, come sto facendo da quando sono tornata, perché ci sto mettendo tutta me stessa per dimenticarlo ma lui con le sue manie... sembra quasi farmelo apposta. "Rechel, non puoi scappare sempre, viviamo nella stessa casa" mi fermo e mi appoggio alla porta della mia stanza, consapevole che un ulteriore litigio, manderebbe alla deriva il mio cuore, più di quanto, con gli anni, il tempo non abbia già fatto, "già ma ci posso provare... quindi dimmi Jon, cosa vuoi esattamente?" Vedo che non si aspettava una domanda del genere, di solito non sono così diretta, tendo a tenere tutto per me, che sia bello o brutto. "Perché vuoi partire!" Non sembra affatto una domanda, ma non posso dirglielo, come potrei, quindi lo lascio continuare "è per la litigata del altra volta? Scusami non avrei dovuto reagire così, va bene?" Quasi rido, "non puoi capire" entro dentro la cameretta e mi appoggio alla porta, mi abbandono alla tristezza e alla malinconia, perché tutto è così complicato "neanche tu" sento questo, quasi un sussurro dispiaciuto, un sussurro che in realtà vorrebbe essere quasi un urlo disperato. I giorni passano lenti, ho incontrato svariate volte Liam e abbiamo chiacchierato rafforzando la nostra amicizia, inoltre penso che provi un interesse per Rebeccah... ma, meglio starsi zitte, non si sa mai, rido a questo mio pensiero, mentre la mia amica continua a camminare avanti e indietro per la mia camera cercando di perfezionare la lista che avevo già fatto qualche giorno prima "Rechel! Manca qualcosa! Devi concentrarti, non si può vivere a Las Vegas con solo questa roba" alzo gli occhi al cielo, sta diventando troppo pesante, ha deciso che oggi saremmo andate al centro commerciale per finire di comprare le ultime cose, ho deciso di portare due valigie mentre lei tre, quando mi ha fatto vedere cosa c'era dentro, sono rimasta sconvolta trovando un piccolo ventilatore, "che ce! Fa caldo in aereo" scoppiamo a ridere. Partiamo tra due giorni perciò sarà meglio sbrigarci, anzi sbrigarmi visto che le altre hanno già preparato tutto. Scendiamo le scale e salutiamo mia mamma e Cole intenti a chiacchierare, "non tornate tardi" annuisco e usciamo, il viaggio è breve, subito la mia compagna mi fa entrare in un negozio di abbigliamento, dopo aver frugato per bene quasi urla in mezzo alla gente "questo ti starebbe bene" mi giro velocemente e subito mi lancia il vestito, guadagnandosi un occhiataccia della commessa che dovrà ripiegare la roba, analizzo e, si mi piace, decido di comprarlo, e continuiamo così per altre tre ore, decisamente andare a fare shopping con Rebeccah non è proprio una passeggiata, guardo l'ora e le dico di che è meglio tornare a casa, ci avviciniamo al cartello dove scrivono gli orari del pullman, guardiamo a che ora passa il prossimo treno, quaranta minuti, decido di chiamare Liam per chiedergli se può venire a prenderci. "Pronto?" La sua voce è rauca e affannata, "hei Liam puoi venire a prenderci? Siamo al centro commerciale, il pullman passa tra un bel po'  e Giselle mi ha detto di non tornare tardi" spero che il mio tono di voce lo riesca ad ammaliare leggermente, sembravo come quando una bambina chiede una caramella "va bene arriviamo" appena mi rendo conto che ha parlato al plurale intervengo "arriviamo chi!?" Chiude il telefono lasciandomi con il dubbio, "quindi sta arrivando?" Mi chiede Rebeccah, annuisco titubante, "spero abbia spazio in macchina" in effetti ha ragione, abbiamo sei buste di roba e due paia di scarpe, aspettiamo una quindicina di minuti e finalmente arriva una macchina, totalmente nero lucido quasi si mimetizza con l'oscurità della sera, finestrini scuri, mi sembra di averla già vista, quando il finestrino si abbassa rivelando la figura di Liam gli rivolgo un sorriso per salutarlo ma notando che dietro di lui ce proprio Jon, tutto il mio entusiasmo scompare, non perché lo voglia veramente certo, ma semplicemente perché non riesco ancora a essere completamente sciolta con lui. Tra la mia migliore amica e il mio amico noto subito uno scambio di sguardi, dopodiché saliamo in macchina.

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