Capitolo 57

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 "Quindi?" dire che sono curiosa è dire poco, voglio sbarazzarmi al più presto di questo incubo, la donna si siede nella sua sedia e mio mi metto nella sedia di fronte alla sua, "allora Rechel, penso che quello che tu sogni sia dovuto ad un  fatto psicologico, tu hai paura, e questo di porta a scappare nei corridoi che in realtà sarebbero  la tua mente, la figura che ti segue in realtà è solamente la tua paura che qualcosa ti venga portato via, e che ti provochi del male, da qui il coltello" mi sistemo dritta nella sedia elaborando tutto quello che dice la donna, "come faccio a farlo passare?" la donna schiva la mia domanda facendo finta di sistemare delle cose e quando finisce riprende a parlare "hai un fidanzato o magari un amica a qui vuoi veramente bene e che hai para di perdere?" subito i miei pensieri vanno dritti al volto di Jon, annuisco senza proferire parola "parlaci, digli quello che ti ho detto, devi stare tranquilla Rechel, per quanto poco io ti conosca ho capito subito quanto tu sia speciale, e se lui ti ama, non se ne andrà mai" mi accompagna alla porta "il problema è solo nella tua testa, se hai bisogna io sono qui" saluto la donna ancora un po' frastornata dalle sue parole.

Inizio il viaggio di ritorno a piedi, tra i miei pensieri arrivo di fronte ad un bar, per quanto le miei condizioni sono pessime ci entro, ho decisamente bisogno di un caffè, mi siedo al tavolino con la mia tazzina bianca, verso lo zucchero e inizio a girare il cucchiaino, quindi la mia più grande paura è quella di perdere Jon, la mia mente mi stava come avvisando, io non posso perdere Jon perché soffrirei, come se venissi uccisa, come posso parlarne con lui? cosa dovrei dirgli? "hey Jon non lasciarmi mai perché mi uccideresti?" decisamente patetico, un ragazzo ti tocca la spalla facendomi voltare di scatto verso di lui, "stai bene?" indica la mia guance  e la mia mano, che continua a girare il caffè ormai freddo, non mi ero accorta di star piangendo, mi asciugo velocemente la guancia con il dorso della mano "si sto bene, ora devo andare, quanto devo pagare?" domando velocemente "io non so- , nulla tranquilla puoi andare" distrattamente mi alzo dalla sedia e me ne vado camminando velocemente verso casa. 

"com'è andata?" mi chiedono tutti, "bene, bene ha detto che non devo più andare di stare tranquilla, di vedere se riesco a dormire altrimenti di andare di nuovo da lei" mia mamma va a chiamare la psicologa pensando che non le ho detto la verità, rido per la sua esagerata preoccupazione e quando finisco salgo in camera mia, dopo essermi fatta una doccia calda e rilassante, mi corico insieme a Jon, che come sempre è coricato nel letto, rimaniamo vicini e dopo qualche minuto di silenzio lui parla, "Cosa ti ha detto la dottoressa?" sorrido iniziando a ripetere per la dodicesima volta la storiella "intendo quello che ti ha detto veramente" rimango subito zitta, "ha detto che.. ha detto" faccio un respiro stanca "non ne voglio parlare ora" ci addormentiamo abbracciati ognuno tra i suoi pensieri.

Mi sveglio tranquillamente, il viso di Jon è ancora affondato nel cuscino, i suoi capelli sono spettinati e le sue ciglia lunghe lo fanno sembrare un angelo, il mio angelo, l'angelo che mi sta facendo andare in paradiso facendomi passare per l'inferno, ma se ce lui io non ho paura neanche di quello, gli accarezzo la guancia e gli do un bacio sulla nuca prima di andare a fare una colazione pesante, si sono decisamente di buon umore e tutto grazie alla psicologa.

Ho sempre pensato che cercassero solo di farti cambiare manipolando il cervello, e che da qui diresse la parola strizzacervelli, inutile dire che mi sbagliavo, e di molto, loro cercano semplicemente di aiutarti, facendoti aprire la mente su quelli che alla fine sono i tuoi pensieri.

Cole scende in cucina seguito da Jon, "buongiorno cara, dormito bene?" annuisco contenta porgendo loro  piatti con i cornetti che ha portato mia mamma "mai dormito meglio" Cole si mette un giubbotto pesante e prende le chiavi della macchina "dove vai?" chiedo curiosa "vado a prendere Alex, stava venendo con la sua macchina ma si è scaricata la batteria" annuisco con un po' meno entusiasmo per quest'ultima notizia, ma perché torna sempre nei momenti sbagliati? in cucina rimaniamo solo io e Jon, iniziamo a guardarci insistentemente con entrambi il sorriso, "hai dormito bene?" chiedo attentando un altro pezzo di cornetto, "beh con te al mio fianco, un bel letto e una bella dormita... come potrei non dormire bene?" arrossisco subito, e lui mi prende la guance tra le mani, mi avvicino alla bocca un altro pezzo di cornetto e quando sto per attentarlo i denti non prendono niente, guardo cosa è successo e vedo Jon masticare il mio cornetto "Hei quello era mio!" lui inizia a correre per tutta la casa e io naturalmente lo inseguo.

Non so quanto ci metto a prenderlo, fatto sta che sento la porta aprirsi e quindi mi volto verso quella direzione, prima di fermare la mia corsa inciampo nel tappetto e come al solito Jon è davanti a me pronto a prendermi, mi prende al volo facendolo cadere con me, sento un rumore di vetri rompersi e quando ci guardiamo entrambi diciamo nello stesso momento "merda!" guardo ai nostri piedi e il piccolo tavolino in vetro che aveva comprato qualche mese fa mia madre è rotto, i miei panta solo un po' tagliuzzati e da qualche parte esce anche un po' di sangue, stessa cosa vale per Jon, "bene ci facciamo male anche insieme" dico alzando i pantaloni di entrambi, mi metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima analizzare il piccolo taglio di Jon, lui mi ferma la mano e quando lo guardo ci mettiamo a ridere di gusto. 

Due figure compaiono da dietro la porta interrompendo le nostre risate, "vi siete fatti male?" Cole viene a controllarci preoccupato, mentre Alex rimane fermo a guardarci, dietro il corpo di Alex compare una terza figura, alta, capelli scuri, corti, viso dolce ma questa volta tolto da tutte le apparenze che la rendevano seria e professionale, quando ci vede gli viene quasi da ridere ma notando il volto serio di Alex cambia subito espressione, cosa ci fa lei qui?.

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