Capitolo 46

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POV'JONATHAN

Esco di casa, Rechel manca da neanche un giorno, e già sento che mi manca qualcosa, inizio a correre, non mi ero mai soffermato su di lei o meglio, non me ne importava, all'inizio l'ho presa più che altro come una sfida su riuscisse a prendersela per primo, ma quando poi Alex è partito l'ho lasciata stare, non nego che era già da un po' nei miei pensieri, ma quando ho visto quel bacio, con Simon, uno dei ragazzi che gli ho presentato io stesso, ora che è a Las Vegas non riesco a non pensare al fatto che anche li è pieno di ragazzi, e che io non sono li con lei, sono venuto a sapere che ce anche mio fratelli ed è pieno di alcolici, e so quanto lei non riesca a sopportarli. Accelero la velocità di scatto preso da uno scatto di rabbia, so che lei ha continuato ad ignorarmi  da quando abbiamo litigato, lo so e la capisco visto che non avrei dovuto reagire così, ma partire via per due mesi! non riesco ad accettarlo, forse sto diventando pazzo, magari sta diventando una specie di ossessione, ho anche provato a convincere Rebeccah a farle qualche domanda sul mio conto, ma lei si è dimostrata fredda e distaccata cosa che un po' mi ha stupito visto che a lei non ho fatto niente. Suono il campanello del mio migliore amico "chi è?" mi chiede "sono io, Jon" sento il campanello aprirsi ed entro, subito viene ad accogliermi la madre di Liam "hey Jon, come va?" sorrido alla signora ed entro, "bene grazie" mi pulisco i piedi nel tappeto visto che so quanto questa donna sia ossessionata dalle pulizie, "Liam è nella sua camera" la saluto e mi dirigo al piano di sopra,apro la porta bussando due volte e la spalanco entrando, trovo il mio amico seduto sul solito divano con il joystick in mano intanto a fare una partita, essendo troppo concentrato non si è neanche accorto che ho bussato, afferro la prima cosa che ho davanti e gli e la lancio a dosso, si spaventa lasciando il joystick a terra, "ma sei cretino!" lo ignoro e mi siedo di fianco a lui, "come va?" rido mi da un leggero pugno sulla spalla e ridiamo insieme "sai stavo pensando a  una cosa quando stavo venendo qui" si stende nel divano rilassandosi "strano, tu che pensi" questa volta sono io a dargli un leggero pugno nella gamba "si! penso anche io caro Liam! comunque stavo pensando al fatto che non mi hai raccontato com'è finita la serata quando ti è toccato accidentalmente riaccompagnare Rebby a casa" vedo subito che diventa leggermente rosso e quasi mi scappa da ridere ma per fortuna mi trattengo, anche perché Liam lo farebbe diventare un modo per deviare la mia domanda, quindi rimango più che serio, "non capisco cosa vuoi dire" non lo sopporto quando fa così "dai Liam, evita di fare il finto tonto con me, ti conosco da un sacco di anni, e con me questa tattica non funziona più, e poi come se non avessi notato che la guardi in continuazione con la bavetta" il mio amico sospira e alza gli occhi al cielo, "eh va bene, l'ho accompagnata alla porta e li ci siamo baciati, ti confesso che mi piaceva già da un po' e mi ha promesso che farà da brava" ridiamo, sappiamo com'è fatta Rebby "mi stai nascondendo qualcosa... te lo leggo negli occhi" dico sinceramente, la cosa che amo del nostro apporto di amicizia è proprio questo, sincerità, complicità e il fatto di saper tutto sul altro. "Mi ha anche detto che anche io le interesso e siccome abbiamo chiacchierato su di te e Rechel... mi ha detto che non la terrà lontana dagli altri ragazzi a sarà lei a decidere, cosa e se fare una qualsiasi azione" rido visto che mi stupisce che Liam si metta a parlare di me con la sua "ragazza" come la definisce lui, "cosa le ho fatto? perché non vuole avere niente a che fare con me? abbiamo litigato è vero ma, ma..." sento gli occhi inumidirsi e capisco che devo andare subito in bagno, mi alzo di scatto lasciando Liam seduto senza capire niente di quello che mi sta succedendo, o meglio, ne ha una vaga idea, sono sempre stato così, non riesco ad aprirmi con gli altri, mi è successo solo una volta con Rechel, ho sempre affrontato i miei problemi da solo, belli o brutti che siano, mio padre ormai lo sa e mi conosce bene esattamente come Liam, preferisco farmi del male da solo che trascinare con me qualcun altro. Mi guardo allo specchio e cerco di riprendermi, faccio uno dei miei soliti sorrisi, quelli che di solito fanno impazzire le ragazze, quelli che le ragazze come Rechel non riescono a sopportare, sento bussare e apro subito per non far preoccupare il mio amico, "stai bene?" annuisco e andiamo a farci una partita con la play, non riesco a vincere neanche una volta, sono troppo concentrato su altre cose, Liam ha capito che è uno di quei periodi dove non bisogna mettersi sul mio cammino, e ha ragione, ho talmente tanta rabbia , con me, con Rechel, e con tutte le persone in generale, saluto la madre e il padre di Liam che sono appena tornati da fare la spesa ed esco dal cancelletto, faccio la mia solita corsetta visto che non ha senso prendere la macchina per venire solo da Liam.


Mi siedo a tavola e inizio a mangiare "che hai fatto tutta la serata?" ingoio un boccone e alzo le spalle "non ho fatto nulla, sono stato da Liam" mio padre mi guarda in modo strano e la cosa mi preoccupa, Giselle mi guarda in modo accusatorio, cosa che incomincia a darmi molto fastidio "Jon posso chiederti una cosa?" ha un tono di voce dolce e cauto, adesso capisco da chi ha preso Rechel, usa lo stesso tipo di tono, dolce e affidabile ma se non stai attendo ti taglia, come le rose, sono belle e hanno un profumo che ti spinge ad avvicinarti e ad annusarle, ma se non stai attento ti graffia, ferendoti con le sue spine, "è successo qualcosa tra te e mia figlia?" mi chiede sempre con quel tono, anche se un po' più acido, "no non è successo niente, perché?" non ho mai visto Giselle in questo modo, "ho notato che vi siete allontanati molto e che lei cerca di ignorarti, io sono sua madre e capirai che il mio compito è quello d proteggerla" annuisco anche se non capisco cosa centri questo con noi due, "ti prego di non farla soffrire più di quanto la vita, non abbia già fatto, se le devi fare del male stalle lontano, non sai che cosa ha passato e se vedi che la tua vicinanza le crea male, anche se non lo fai volontariamente, ti prego di starle lontano" appoggio la forchetta nel piatto e mi alzo con tranquillità, "Giselle, non sai quanto male lei sta facendo a me, non posso starle lontano,non ci riesco, e anche se sarà lei stessa a mandarmi via, io tornerò sempre e ci sarò in caso di bisogno" inizio a camminare verso camera mia ma vedendo la stanza di Rechel, decido di entrarci, è da un bel po' che non si sentono le sue urla e il suo profumo sparso per tutta la casa, mi corico nel suo letto, e inebriato del suo profumo mi addormento.

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