"Il caso Smith"

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Un raggio di luce entra nella mia stanza attraverso la finestra, è già giorno.
Ansiosa di riprendere le indagini lasciate in sospeso il giorno prima, mi alzo con un balzo felino e, infilando le mie comode pantofole, mi preparo per andare a lavoro.
È una bella giornata, il sole splende alto in cielo, quindi decido di incamminarmi a piedi.
Da una parte ľ idea di fare la stessa strada di quel giorno mi terrorizza, delľ altra camminare mi permette di schiarire i mille pensieri che "ronzano" nella mia testa.
Passo dalla caffetteria, prendo il mio solito caffè, pago e poi esco.
Ricomincio a camminare, oggi per strada non c'è nemmeno una persona. Dopo la riunione non ho più sentito nessuno, nemmeno Ronda che era solita chiamare ogni giorno...forse se l' è presa per via della promozione ma so di non poterci fare niente, non è stata una mia scelta.
Passo dopo passo mi ritrovo davanti alla scuola, vicino a quel malandato hotel, mi fermo e rimango a guardare il marciapiede.
Non vi è più traccia di quello che è accaduto...una lacrima mi percorre la guancia, ľ immagine di quel ragazzo steso a terra grondante di sangue è ancora impressa nella mia testa.
Faccio un respiro profondo e mi dirigo verso ľ ufficio di polizia.
Già prima di entrare sento una strana sensazione, come se non bastasse dall' interno provengono delle urla di rabbia, sembra la voce di Daniel...
Entro e mi trovo davanti l'intera equipe di poliziotti, Daniel si trova al centro della stanza e discute con due uomini, entrambi indossano delle strane uniformi, diverse da quelle degli altri.
Resto in disparte, non voglio interrompere senza sapere di cosa stiano parlando.
Dopo qualche minuto Daniel si accorge della mia presenza e manda via quei due individui, ha un espressione rabbiosa, fino ad ora l'avevo visto solo sorridere.
"Cosa succede? Perché stavi urlando? E chi erano quei due?"
Lo interrogo subito,
"Erano due agenti governativi, sono venuti ad informarmi che le indagini sul caso Smith (a quanto pare era questo il cognome del ragazzo deceduto l'altro giorno) sono ufficialmente chiuse"
"Allora hanno capito cosa è successo a quel povero ragazzo?" Domando speranzosa,
"Loro pensano...pensano che si tratti di un incidente...ma non hanno fatto del loro meglio, hanno lasciato dietro di loro centinaia di prove senza nemmeno esaminarle! Io sono a conoscenza di tutti i dati di questo caso e so che non può trattarsi di un incidente, non può trattarsi di questo!"
La sua espressione si fa cupa, le sue parole mi hanno convinto...anche secondo me c' è qualcosa sotto ma ho bisogno di esaminare le prove che lui ha a disposizione.
Lo prendo per un braccio e gli parlo in disparte:-"Sono d'accordo con te, non c'è niente di chiaro in quell' indagine, ma se vuoi che ti aiuti a capirne di più devi dirmi quello che sai"
Lui annuisce ma allo stesso tempo evita l'argomento:-"Prometto che ti dirò tutto ciò di cui sono a conoscenza ma per ora dobbiamo limitarci a risolvere i casi che ci vengono affidati, dobbiamo ancora trovare l'uomo che ha minacciato quel trafficante d'armi e avere la sua confessione!"
Anche se sono impaziente di trovare una risposta al caso "Smith" gli do ragione, dobbiamo concentrarci per prima cosa sui nostri compiti, poi ci dedicheremo alle nostre indagini private.
"Vieni" mi dice spingendomi verso il nostro ufficio.
Vicino alla scrivania adesso si trova una piccola lavagnetta elettronica con delle scritte sopra.
"Questo è tutto quello che sappiamo sul caso, l'orario dello scambio, delle tracce di scarponi sporchi di fango rinvenute nel capannone e il biglietto di un bar della zona, ma non sono sicuro che appartenga all' uomo che ha comprato l'arma"
Analizzo per qualche secondo le informazioni a nostra disposizione, mi domando se le impronte di scarponi siano state esaminate e se possiamo determinare almeno il tipo di scarpe del nostro "mister x", Daniel sembra leggermi nella mente e tira fuori un foglio che contiene tutte le analisi effettuate su quelle impronte, così apprendo che si tratta di scarponi fatti su misura, non è da tutti indossare accessori o abiti così, comincio a pensare che si tratti di una persona di una certa importanza economica.
Condivido i miei pensieri con Daniel che sembra convincersi di essere sulla strada giusta.
Dopodiché guardo il bigliettino trovato sulla scena...anche se non siamo sicuri che sia del colpevole dobbiamo provare qualunque pista, su quel pezzo di carta sono segnate le informazioni per raggiungere un bar in città, "the wall".
Afferro Daniel per la manica della giacca e lo trascino fino a dentro la macchina, questa volta sono io al volante e sento di essere al comando di questa operazione.
Così ci avviamo verso il bar...

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