"Non volevo"

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Guardo l'orologio "23:17" è davvero tardi, la chiamata con Daniel è appena terminata e nonostante l'orario e la mia disponibilità ad ospitarlo Ryan non è ancora tornato.
Fisso la mia gamba e sfioro la ferita con il dito indice, fa ancora male ma i tanti antidolorifici la rendono più sopportabile, mi alzo in piedi e zoppicando riesco ad arrivare fino al letto e a mettermi comoda.
Non mi ero mai soffermata così tanto a guardare il soffitto della mia camera, è di un blu metallizzato molto scuro, ho sempre amato questo colore.
Ripenso alla conversazione avuta poco fa, ho capito di avere molte cose in comune con Daniel, sotto molti punti di vista siamo quasi identici, è fantastico aver trovato un collega del genere. Durante la nostra amichevole chiacchierata non ho avuto occasione di domandargli di sua madre, ma forse ho fatto bene, lui stesso aveva detto di voler parlare senza pensare alle indagini o alla vita di tutti i giorni e così abbiamo fatto.
Nella mia mente balza il pensiero del suo stato attuale...chissà se è occupato...Ma cosa vado a pensare?! Non dovrebbe interessarmi questo aspetto della sua vita privata, sono fatti suoi.
Forse è solo curiosità, è un tipo particolare ed è inevitabile porsi domande del genere conoscendolo.
A dire la verità parlandogli sono stata bene e in qualche modo mi sono anche tranquillizzata, forse mi fido un pò di più adesso.
Mentre cerco di prendere sonno sento dei rumori provenire dal soggiorno, qualcuno sta bussando forte contro la porta, mi alzo lentamente e cerco di raggiungere l' entrata.
Apro e trovo Ryan con una bottiglia mezza vuota in mano e l'aspetto di chi ha bevuto troppo per essere ancora in piedi, mi guarda con gli occhi lucidi ed entra chiudendo la porta dietro di sé.
Per qualche minuto non apre bocca, ma sta fermo immobile con la testa china e quella bottiglia in mano, ammetto di aver paura degli effetti dell'alcool.
Ad un certo punto alza lo sguardo, mi cinge la vita e comincia a blaterare parole quasi senza senso, io faccio fatica a tenermi in piedi mentre lui appoggia la mano che tiene la bottiglia sulla mia spalla.
"Sono un fallito...mi dispiace...mi dispiace tanto" non fa altro che ripetere a cantilena queste parole.
"Sediamoci perfavore, non riesco a mantenermi a lungo in piedi" cerco di convincerlo a spostarci sul divano.
Lui annuisce e mi accompagna fino al divano dove finalmente posso poggiare la gamba e riposare.
"Quanto hai bevuto?" Chiedo preoccupata, "Solo un paio di queste" risponde mostrandomi la bottiglia di vino che ha in mano, ci credo che si trova in queste condizioni adesso.
"So cosa è successo, Daniel mi ha detto tutto riguardo a Jennifer ma..." Non faccio in tempo a concludere la frase che va su tutti i nervi e in un gesto di rabbia decide di lanciare la bottiglia di vino a terra, frantumandola, durante l'impatto una scheggia rimbalza e mi ferisce la mano, facendo uscire qualche goccia di sangue.
Lui si accorge del colore rossastro della ferita sul mio palmo e, quasi come una persona diversa da quella che ha distrutto la bottiglia poco fa, mi afferra il polso con delicatezza e lo avvicina a sé.
"Scusa, scusa, mi dispiace tanto, mi dispiace, non volevo, non volevo" ora il ritornello è diventato questo, capisco che la sua mente non ragiona in questo momento e ogni parola sull'accaduto di oggi potrebbe condurre la situazione ad un esito spiacevole.
"Non è niente, è solo un piccolo taglio, guarirà subito, tu invece devi essere stanco, puoi rimanere a dormire sul divano se ti va, parliamo domani mattina di tutte le altre cose, ti prego di rimanere qui, non farmi svegliare di nuovo da sola, ok?" La porto un pò sul ridere.
"Va bene, va bene, domani, domani mattina, il divano va bene" non fa altro che ripetere le parole, l'alcool è un'arma davvero potente.
Gli porgo una coperta e lo faccio sdraiare, poi vado nella mia stanza, "00:03" direi che è ora di dormire e, sicuramente, sognare...

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