"Una storia lunga"

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Daniel chiude la porta dietro di lui, mi guarda fisso e si siede davanti a me.
Non voglio parlare prima di lui quindi lascio che si calmi e che mi faccia le domande che vuole.
Alza un sopracciglio e formula la prima domanda "Come conosci Ryan?"
Non so come rispondere, penso di dover partire dall' inizio,
"Se vuoi sapere come lo conosco dovrai ascoltare, è una storia lunga"
"Ho tutto il tempo che vuoi" esclama interessato.
Così comincio a raccontargli la mia storia...
Mi chiamo April Cooper, sono nata nel New Jersey, non ho mai conosciuto i miei genitori, ho sempre vissuto con i miei nonni fino all'età di sedici anni, quando me ne andai via di casa per cercare una mia strada.
Cominciai a lavorare in un bar del sud, per potermi pagare gli studi ed è proprio qui che conobbi Ryan, lui sembrava un ragazzo normale, con la testa a posto, si sedette al bancone e mi guardò finchè non gli riempì la tazza con del caffè, mi sorrise soddisfatto e poi se ne andò.
Da quel giorno cominciò a venire in quel bar molto più spesso, finché non divenne un appuntamento giornaliero, la dinamica era sempre la stessa, si sedeva, mi fissava e sorrideva.
Un giorno decisi di chiedergli qualcosa di lui e appena gli rivolsi la parola diventò rosso in viso e imbarazzato mi disse il suo nome, io gli dissi il mio e cominciammo a parlare, era tutto molto naturale.
Un giorno decise di fare un passo avanti e mi invitò a bere qualcosa fuori, io gli dissi di sì e andammo in una piccola taverna, qui mi presentò i suoi amici, o meglio la sua banda.
Faceva parte di un gruppo che non aveva una reputazione limpida...appena lo scoprì mi allontanai da lui, però non si arrese e cercò di dimostrarmi che le voci su di loro erano sbagliate, decisi di dargli un'opportunità perchè in fondo nutrivo dei sentimenti nei suoi confronti, quanto bastava per provare a dargli fiducia.
Così nei giorni successivi mi portò a conoscere il suo mondo e mi ricredetti perchè apparentemente lui ed i suoi amici non facevano niente di sbagliato, a parte delle manifestazioni per far valere i loro diritti.
Decisi di unirmi anche io a loro, ero d'accordo su molte cose e i miei sentimenti verso Ryan stavano crescendo di giorno in giorno.
Quando decisi di unirmi a loro, Ryan non ne fu felice, non voleva entrassi in quel mondo ma lo amavo e volevo stargli accanto, non credevo che ci fossero delle bande rivali.
Da quel giorno entrai in una spirale di lotte e uccisioni tra la mia banda e altre 2 della zona est, vedevo i miei compagni cadere giorno dopo giorno, stare in quell' ambiente mi stava rovinando la vita.
Ryan cercava in tutti i modi di proteggermi e anche se facevamo parte di un mondo poco tranquillo stavamo bene, ci bastava stare insieme.
Un giorno, mentre ero nel mio letto, sentii dei botti, come degli spari, provenire dal salotto, corsi nella stanza preoccupata e mi trovai di fronte due uomini che portavano tra i capelli una bandana con il simbolo di una delle bande rivali, Ryan era steso a terra cosparso di sangue.
Rimasi immobile terrorizzata, poi mi inginocchiai e, ignorando quegli uomini, cercai di capire le condizioni di salute in cui si trovava il mio ragazzo.
I due uomini, forse provando pietà oppure per lasciarmi soffrire, decisero di lasciarmi lì accanto a lui.
Appena se ne andarono chiamai i soccorsi e viaggiai in ambulanza fino all'ospedale, le lacrime scorrevano sul mio viso.
Dopo due ore passate ad aspettare una risposta dai medici, un infermiere si avvicinò a me e mi riferì che Ryan sarebbe stato bene.
In quel momento capì che non potevo continuare a fare quella vita, dovevo cambiare strada, ma non sapevo come.
Ryan si riprese nel giro di poche settimane, gli feci un discorso e gli chiesi di abbandonare la sua banda e fuggire con me per avere una nostra famiglia, lui non potè accontentarmi, doveva rimanere nella banda, era l'unico ricordo lasciatogli dal padre prima di morire.
Così ci allontanammo, finchè un giorno, nel solito bar, si presentò un uomo d'affari del nord, rispettabile e con una certa stabilità economica.
In lui vidi l'opportunità per poter avere una vita mia, una vita normale, lontana dagli orrori che avevo passato e così fu.
Ci fidanzammo e dopo pochi mesi ci sposammo e ebbi il mio primo figlio, tutto sembrava andare per il verso giusto.
Purtroppo, però, capì che il figlio che avevo avuto non era suo, glielo dissi io stessa, quando lo conobbi ero già incinta di Ryan...scoperto questo cercò di convincermi a sbarazzarmi di questa vergogna, ma era mio figlio, non potevo abbandonarlo.
Alla fine dovetti darlo in adozione, malgrado l'affetto che provavo nei suoi confronti, lui ebbe la meglio, così lasciai mio figlio e non me lo perdonai mai.
A causa di ciò, a distanza di due anni, lasciai l'uomo con cui ero stata sposata e mi feci strada nel giornalismo e passo dopo passo sono arrivata dove sono ora...
Daniel è visibilmente turbato dalle informazioni ricevute dopo una sola domanda.
Non riesco a trattenere le lacrime e scoppio a piangere, lui si alza e viene verso di me, mi abbraccia, chiedendomi scusa per il trattamento riservatomi. Dopo essersi assicurato che stessi meglio, mi rivela il motivo del pugno dato a Ryan pochi minuti prima...

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