"Ethel"

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Ryan, uscendo dell'edificio, si rivolge a me chiedendo di andare a mangiare qualcosa insieme in un bar poco lontano da dove ci troviamo.
È la mia opportunità di scoprire qualcosa in più sulla sua vita e di parlarne faccia a faccia, così non esito un secondo e mi incammino.
Entrati dalla porta principale potemmo scegliere tra due tavoli con diverse sedute, optammo per il primo alla nostra sinistra.
Il tavolo scelto era incorniciato da due poltrone rettangolari di colore verde scuro.
Ci sedemmo e, consultando dettagliatamente il menù, ordinammo entrambi un panino con salsa Bbq e delle patatine.
Mentre aspettiamo l'arrivo del nostro piatto il silenzio si pone tra di noi, io guardo la superficie del tavolo non sapendo come iniziare una conversazione.
Dopo qualche minuto lui si china verso di me e quasi mortificato mi dice:"Posso chiederti un grosso favore? So che il nostro rapporto è migliorato da poco ma non saprei a chi altro rivolgermi, però sei libera di negarmelo" lo lascio parlare, "Vorrei voltare pagina e non vorrei più far vivere Jennifer nella casa in cui è cresciuta, è poco sicura, anche con le forze di polizia a tenerla d'occhio cade veramente a pezzi. Quindi mi chiedevo se potessi ospitarci per un pò, quanto basta per trovarmi un lavoro decente e ottenere abbastanza soldi da pagare un affitto".
Rifletto per qualche secondo, non sono sicura di cosa rispondere, è vero che ci siamo riavvicinati ma non fino a questo punto...Però quella bambina si merita di stare in un posto più confortevole.
Mentre arrivano le nostre ordinazioni informo Ryan "Va bene, ma lo faccio solo per tua figlia, sia chiaro.
Se non fosse stato per lei ti avrei lasciato sotto un ponte volentieri" ma questa volta il mio discorso è più sarcastico che accusatorio.
Un grande sorriso spunta sulla sua faccia, poche volte l'ho visto così felice:"Grazie, grazie, grazie mille!" Rispondo al suo sorriso e poi lo avverto:"Scusami ma sto veramente morendo di fame, devo addentare questo panino altrimenti sverrò".
Lui fa lo stesso, appena finisce di masticare scoppia a ridere per via delle dimensioni di quell'hamburger, infatti è grande quasi quanto la mia faccia, è impossibile riuscire a morderlo senza far cadere qualche ingrediente.
Quando finiamo di pranzare, usciamo dal bar e ci sediamo su una panchina immersa nel verde.
All' improvviso un pensiero affiora nella mia mente e non posso fare a meno di esporlo:"Chi è la madre di Jennifer?"
Il suo volto cambia totalmente espressione, sapeva che prima o poi glielo avrei chiesto ma in fondo sperava che me ne fossi dimenticata.
"Era una brava persona, si chiamava Ethel" l'uso del passato rende tutte le sue parole più cupe.
"Era? Perchè era? Cosa le è successo?" Lui ignora la mia domanda e prosegue:"Lei non faceva parte del mio mondo, faceva la cassiera in un grande supermercato, il suo unico errore è stato innamorarsi di me. quando mi ha detto di essere incinta sono scoppiato di felicità, un figlio! Sarei diventato padre! Eravamo entrambi così contenti...da quel momento decisi di abbandonare la cattiva strada e dedicarmi completamente alla mia nuova famiglia.
Prima però dovetti portare a termine un ultimo incarico, un traffico di sostanze stupefacenti andato male...alcuni truffatori ci rubarono tutta la merce e quello stesso giorno, mentre Ethel usciva dal supermercato dopo un turno durato ore, venne uccisa da uno dei ladri del carico di droga, solo per puro divertimento. Prima che morisse però una persona la vide a terra e fece in tempo a chiamare l'ambulanza, così fu trasportata d'urgenza in ospedale, dove i medici mi dissero che c'era il 50% di sopravvivenza della madre e il 50% di sopravvivenza della figlia e dovevano concentrarsi su un unico individuo per portare quella percentuale al 100%.
In poche parole mi chiesero se salvare la vita di Ethel o di Jennifer.
La scelta più brutta della mia vita, sapevo quanto quella bambina significasse per Ethel, mi aveva fatto promettere di proteggerla sempre e di anteporre il suo bene a qualsiasi altro.
Quindi dissi ai dottori di salvare la bambina. Considero Jennifer un miracolo in tutto e per tutto".
Alcune lacrime mi bagnano la faccia senza che io le controlli, una storia veramente toccante.
Poggio la mia mano sulla sua spalla perchè mi accorgo che nel raccontarla ha rievocato brutti ricordi, ma sono contenta che si sia deciso a parlarmene.
"Scusa, non credevo che fosse morta, non ho avuto nemmeno un pò di tatto, sono una stupida".
Lui mi guarda e mi risponde:"Non sei così stupida come pensi, forse solo un pò, ma non potevi saperlo" mi metto a ridere, di qualunque cosa si tratti riesce sempre a sdrammatizzare la situazione e a farmi ridere come una matta. Dopo la sua confessione però mi sorge un gran senso di colpa, non gli ho ancora raccontato del figlio di cui ignora completamente l'esistenza, prima o poi dovrò affrontare la realtà e riuscire a dirgli tutto, ma quel momento deve ancora arrivare, adesso non trovo proprio il coraggio.
Riprendiamo a camminare, parlando con lui mi distraggo completamente, talmente tanto che inciampo e vado a sbattere contro una persona girata di spalle, Ryan lo guarda e scherza:"Chiedo umilmente scusa per questa donna molto goffa"
Cerco di zittirlo: "Smettila, scemo". L'uomo si volta con un movimento molto lento, appena vedo il suo volto comincio a tremare, Ryan continua a parlare senza sosta ma io sono bloccata, è come se il mio incubo fosse diventato realtà...

Incidente a Cape MayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora