"Mi fido di te"

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La telefonata dura almeno 20 minuti, nei quali io rimango in disparte in silenzio. Appena Ryan riaggancia lo tartasso di domande, lui mi spiega di essere in guai seri con alcune persone e la sua banda ne paga il prezzo, poi mi mette una mano sulla spalla:"È meglio per tutti e due se sparisco".
A queste parole controbatto: "Ma cosa stai dicendo? Spiegami, perfavore".
Lui mi chiarisce: "Non posso più nascondermi, ho combinato molti casini da quando te ne sei andata e purtroppo ora ne pago le conseguenze. Una banda rivale sta attaccando il nostro rifugio, non posso permettere che i miei amici paghino per le mie azioni".
Mi porge un foglietto e mi dice: "tieni, questo è l'indirizzo di casa mia, qui troverai mia figlia, ti chiedo di proteggerla ad ogni costo, mi fido di te".
Io rimango con gli occhi sbarrati, non capisco cosa stia succedendo:"cos' hai intenzione di fare?" lui si avvicina, mi prende con la mano sinistra la mascella e mi da un bacio sulla guancia destra, il mio cuore comincia a battere all'impazzata, poi corre via lasciandomi lì da sola con in dosso ancora la sua giacca.
Questo sembrava in tutto e per tutto un addio, ma non voglio pensare al peggio, non ho avuto ancora l'occasione per realizzare quello che sta succedendo ma di istinto leggo l'indirizzo segnato su quel pezzo di carta, devo proteggere quella bambina.
Corro, senza riprender fiato, fino alla centrale e metto al corrente dei fatti Daniel.
Lui prende subito in mano le chiavi della sua macchina e mi chiede di accompagnarlo a quell'indirizzo, teme che per Ryan non ci sia più niente da fare, dovrà contare sulle sue uniche forze.
Nel giro di un quarto d'ora arriviamo a casa di Ryan, non è in buone condizioni, chissà come deve essere stato per lui vivere qui dentro per tutti questi anni e crescere persino una figlia.
Scendo dalla macchina e suono il campanello, nessuno risponde, penso che Ryan abbia dato istruzioni precise a Jennifer e quindi non risponda per questo, faccio cenno a Daniel di sfondare la porta.
Riusciamo ad entrare ed in un angolo di una delle stanze vicine al corridoio, tutta infreddolita, troviamo la ragazza.
Mi abbasso fino a raggiungere la sua altezza e le do un abbraccio, rassicurandola di essere un'amica di suo padre.
Lei ricambia ed io la prendo in braccio portandola via del quel posto diroccato e promettendo che da quel momento l'avrei protetta finchè suo padre non sarebbe tornato.
Tutti e tre saliamo in macchina, Daniel mi porta a casa.
Decido che per adesso Jennifer vivrà con me, così potremo conoscerci meglio.
Mi domando perchè Ryan non abbia affidato sua figlia direttamente alla madre naturale...ora però non voglio pensarci.
La bambina, appena entrata nell'appartamento, si siede sul divano mentre io le offro qualcosa da mangiare e le dò dei vestiti puliti.
Anche se le stanno un pò larghi lei mi fa un sorrisetto, è impressionante la somiglianza tra lei e suo padre, sono praticamente due gocce d'acqua.
Accendo la televisione e le faccio vedere i cartoni, dopo qualche ora le preparo il letto e le rimbocco le coperte.
L'ultima sua domanda, prima di chiudere gli occhi, è a proposito del padre, si domanda se tornerà a riprenderla, io le rispondo di sì ma in cuor mio non ne sono molto sicura.
Quando esco dalla stanza una lacrima mi bagna la guancia.
Mi sdraio sul mio letto, non riesco a prendere sonno, quindi rimango a fissare il telefono.
Chiamo Ryan, tenendo stretta la sua giacca, con la speranza che mi risponda ma niente...decido così di chiamare Daniel, in preda al panico, gli chiedo di potermi raggiungere e, così, fare da guardia anche alla piccola.
Lui non se lo fa ripetere due volte e arriva in un lampo, nonostante ci conosciamo da poco lui è sempre disponibile, sono davvero fortunata ad averlo incontrato.
Ci mettiamo a parlare finchè non mi addormento e lui si sdraia sul divano continuando a leggere le informazioni a nostra disposizione riguardanti il caso Smith.
Il fatto che non abbia rinunciato ad investigare su di esso, anche se ormai era stato archiviato come un incidente, la dice lunga sul suo conto.
Chiudo gli occhi e mi abbandono ad un sonno profondo, finché, di prima mattinata, dei rumori provenienti dalla cucina mi svegliano...

Incidente a Cape MayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora