"Anonimo"

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"Mi chiamo Daniel...Smith" queste parole riecheggiano nella mia mente mentre Daniel aspetta la mia reazione.
Rimango confusa, è lo stesso cognome del ragazzo trovato morto quella mattina.
"Smith? Come Henry Smith?" Non riesco a capire,
"Henry Smith era mio fratello".
"Cosa? Perchè me lo hai detto solo ora? Perchè l'hai tenuto nascosto per tutto questo tempo?" Chiedo confusa. "Non lo so, da quando Henry è morto non riesco più a pronunciare il mio stesso cognome.
Quella mattina mi è crollato il mondo addosso, mio fratello era come tanti altri suoi coetanei, amava la musica e aveva una ragazza a cui voleva un bene immenso, eppure è morto...l'hanno ammazzato e lo hanno lasciato su quel marciapiede a morire come un cane.
Poi come se non bastasse gli uomini corrotti del governo hanno archiviato il caso come un incidente.
Un incidente! Come può essere stato un incidente? Conoscevo mio fratello e posso giurare che quello che gli è successo non è stato un incidente e lo proverò, dovesse costarmi la vita".
Le sue parole sono piene di rabbia, la sua faccia esprime dolore e i suoi occhi sono ricoperti di lacrime, una scena a dir poco toccante.
Lo abbraccio, non riesco a vederlo in questo modo:"Non puoi capire quanto mi dispiace, ora capisco perchè eri così attaccato alla risoluzione di questo caso.
Farò tutto ciò che posso per aiutarti a risolverlo e lo stesso  farà Ryan o si beccherà un pugno dritto sul naso!" Queste ultime parole riescono a strappargli un sorriso.
Soddisfatta scendo dalla macchina e vado verso l'entrata della mia abitazione, rivolgo un ultimo sguardo al mio collega e poi varco la soglia.
Mi tolgo il giubbotto di dosso e lo lancio sul divano, poi mi ci siedo accanto.
Appoggio la testa sulla sommità dello schienale, sono veramente esausta, alla fine di questa esperienza sarò in grado di stilare una lista su tutte le volte che ho rischiato di morire.
Mi alzo, traballante per via del sonno, ed entro in cucina, ho voglia di un buon thè caldo, metto l'acqua in un pentolino e la faccio bollire per qualche minuto.
Nel frattempo accendo il cellulare e trovo due notifiche di messaggi non letti, clicco sull'icona che incornicia una lettera e vedo che il mittente non è salvato sul mio cellulare, compare solo la scritta "Anonimo".
Leggo i messaggi ed il cuore mi va in gola, sono minacce che mi avvertono di smettere di collaborare nelle indagini sul caso Smith altrimenti ne subirò le conseguenze.
L'acqua bolle, è ora di preparare il thè, mentre lo faccio mi convinco che forse quei messaggi siano una sorta di scherzo da parte di qualcuno che mi conosce, chi altro potrebbe avere il mio numero? Non ne ho la minima idea.
Appena la mia bevanda calda è pronta torno in salone e mi rilasso davanti alla tv.
Mi servirebbe più tempo per godere di momenti così.
Un rumore assordante rompe il silenzio.
Lascio istintivamente andare la tazza piena di liquido e torno in cucina, qui trovo il vetro della finestra in mille pezzi.
Sotto al grande tavolo da pranzo vi è una pietra, la raccolgo e mi accorgo che attaccato vi è un biglietto che recita la frase: "Sei stata avvertita ~Anonimo".
Allora non si trattava di uno scherzo, qualcuno osserva ogni mia mossa pronto ad attaccare.
Guardo fuori dalla finestra ormai rotta ma non noto nessuna persona sospetta, chiudo le tende, la casa si raffredda rapidamente ma non posso farci niente, l'aria entra senza sosta.
Decido di andare nella mia stanza e accendere i riscaldamenti, almeno così riuscirò a riposare, anche se sono veramente agitata.
Chi è questa persona? Perchè vuole che smetta di aiutare Daniel nelle investigazioni? Forse domani avrò una risposta.
Chiudo gli occhi e mi addormento, durante la notte faccio dei sogni che rievocano i ricordi del mio passato: il bar dove ho svolto il mio primo lavoro; Ryan con la sua solita aria da duro si sta sedendo sul suo sopito sgabello davanti al bancone; Una faccia non del tutto nuova mi sorprende, Joey è in fondo alla sala e mi fissa con aria minacciosa.
Ad un certo punto i faretti che illuminano il locale cominciano ad emanare una luce di color rosso fuoco.
Joey si alza in piedi e si dirige verso di me, mentre cammina tira fuori un fucile e me lo punta contro.
Ryan si alza e si mette sulla linea di fuoco, venendo colpito al petto da un proiettile ad alta velocità sparato senza nessun cenno di tentennamento.
Io mi rifugio dietro al bancone, gli spari continuano finchè le persone attorno a me cadono senza vita una dopo l'altra.
I passi si avvicinano finchè non mi ritrovo in ginocchio davanti all'uomo con cui sarei dovuta rimanere sposata per tutta la vita, ma che avevo avuto il coraggio di sfidare dopo aver perso mio figlio.
Ora quel mostro mi puntava l'arma alla testa e il boato di un colpo arriva alle mie orecchie.
Mi sveglio di soprassalto nel letto, sono troppo agitata.
Quelle visioni sembravano così reali, possibile che sia stato tutto merito del mio subconscio?
Senza perdere tempo mi alzo e vado a prepararmi per la nuova giornata, sperando che l'incubo appena fatto non sia una specie di premonizione...

Incidente a Cape MayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora