8. Addio, amici

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Due giorni dopo, Harry salutò la casa in cui era cresciuto e le persone che gli erano sempre state vicine.

Abbracciò uno ad uno tutti i bambini con il sorriso sulle labbra, ma non riuscì a trattenere le lacrime quando venne avvolto dalle braccia di Miss Pony e di Suor Maria.

Le due donne gli fecero mille raccomandazioni e gli augurarono ogni bene e, quando salì in macchina per andare, Harry si accorse che un pezzo del proprio cuore era rimasto alla casa di Pony.

Lungo il tragitto la macchina su cui viaggiava incontrò un carro in mezzo alla strada e grande fu la gioia di Harry quando riconobbe il suo vecchio amico Tom.

Scese dalla vettura senza nemmeno pensarci e gli volò letteralmente in braccio.

"Ehi piccoletto" ridacchiò Tom "dove vai di bello?"

Harry che, nonostante fosse più alto di Tom, restava il suo piccoletto, rispose:

"Sono stato adottato dalla famiglia Legan e vado a stare nella loro casa!"

Tom sbiancò di colpo, si passò una mano sul volto e sussurrò:

"Harry, non voglio fare l'uccello del malaugurio e rovinarti la felicità, che sicuramente stai provando, ma stai attento ai Legan...a tutta la famiglia e specialmente ai due figli..."

Il riccio corrugò la fronte e domandò:

"In che senso devo stare attento?"

"Non sono bravi ragazzi" spiegò Tom. "Non sono come le persone che hai sempre conosciuto e non godono certo di una buona reputazione!"

Harry spalancò gli occhi stupito, appoggiò una mano sul braccio di Tom e aprì la bocca per fare altre domande, ma non ci riuscì, perché l'avvocato che era venuto a prenderlo all'orfanotrofio lo invitò a risalire in macchina.

Abbracciò un'ultima volta Tom e si congedò da lui con ancora le sue parole a risuonargli nelle orecchie.

Mentre la macchina sfrecciava per le strade non riuscì ad essere sereno e il pentimento per aver accettato l'adozione cominciò a farsi strada dentro di lui.

La speranza, però, di poter ritrovare il principe della collina lo faceva stare un po' meglio, anche perché le possibilità che fosse uno dei figli dei Legan erano tante.

Appoggiò così la testa al finestrino della macchina e, cullato dal suo lento oscillare, scivolò nel mondo dei sogni e si addormentò sperando, in cuor suo, che le parole che Tom gli aveva appena detto non fossero vere.

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