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Dal tetto non sentì provenire voce, alcun rumore, alcun altro suono. Il vento soffiava spostando nell'aria e sull'asfalto quelle poche foglie secche rimaste. Ed riuscì a scivolare fuori da quel rivoltante bidone, continuando a guardare in alto come se ci fosse qualcuno che gli parlasse da sopra...tipo Dio.
Voleva quasi volare lassù in vetta per assicurarsi che Oswald stesse completamente bene, ma sentì tirarsi per un braccio. Voltandosi fece un grosso respiro di sollievo:

-Oswald! Oddio sono così felice- Nygma cercò di abbracciare l'uomo davanti a sé, ma quest'ultimo indietreggiò di un passo facendo una smorfia

-Gli abbracci dopo. Prima ti fai una doccia e ti togli quel tanfo orribile di putrefazione e vomito di poppante, e comunque, intelligentone, c'erano le scale di emergenza dall'altro lato dell'edificio.-

-Ma Sonny che fine ha fatto?-

-Oh gli ho semplicemente fatto un bel puntino rosso sulla fronte... adesso torniamo a casa che stai messo uno schifo.-

Ed annuì cominciando a seguire Oswald che si allontanava sempre di più per poter tornare a casa, dove si sentiva protetto e accolto come mai prima d'ora.
Arrivati alla villa, Oswald si affrettò a medicare la mano ferita di Ed costringendolo in seguito a farsi una doccia calda e profumata mentre il minore gli preparava dei vestiti freschi e puliti sul suo letto.

Dopo la doccia, Edward si affrettò ad indossare il suo accappatoio grigio per evitare di prendere freddo. Cominciò ad asciugarsi i capelli bagnati con un asciugamano bianco ricamato, ma alzando per un secondo lo sguardo sullo specchio rotondo e incorniciato d'oro, lo fece scivolare giù dalle mani per lo stupore o meglio, lo spavento di ciò che si trovava dietro di lui: era Oswald. Camicia bianca, jeans neri e polsi tagliati da cui scendeva giù quel liquido caldo e rosso detto sangue, depositandosi sul pavimento a gocce grosse e fluide.
Ed, con mani tremolanti afferrò i suoi occhiali che prese ad indossare. Si voltò di colpo verso quel l'apparizione così reale, che lo guardava con quei suoi occhi verdi-azzurri infossati.

-Cosa c'è, Ed? Hai paura di me?-

-E-Eri morto...-

-Nulla è morto nella tua mente-

-Che cosa vuoi dirmi questa volta?-

-Ed, ti conosco meglio di chiunque altro, tu non vuoi tutto questo...tu non vuoi che io soffra-

-Di cosa stai parlando?-

-Ed.- l'apparizione di Oswald appoggiò le mani sulle sue guance, guardandolo dritto negli occhi con decisione mentre le sue labbra violacee tremavano lievemente -Tu non vuoi che mi accada qualcosa, non è vero?-

-Non voglio più farti soffrire-

-E allora perché continui a farlo? Perché non mi stai facendo felice?-

-Io ti sto rendendo il più felice possibile-

-Ed smettila! Non è vero! Tu mi stai facendo soffrire! Ed, io non ce la faccio più...mi sento usato da te. Davvero credi di non farmi soffrire? Dillo.-

-Cosa devo dire, Oswald?-

-Ed ti conosco, so cosa vuoi dire al me ancora vivo...allora dillo, se  ne sei così sicuro!-

Il fiato gli si mozzò in gola, voleva parlare ma le parole gli si rituffavano in gola. Riprovò a parlare o a replicare, ma la sua attenzione fu attratta dal rumore di alcune nocche che colpivano il legno della porta:

-Ed ci sei? È da un'ora che sei lì dentro, ti senti bene?- era la voce di Oswald, quello vivo mentre quello ferito era sparito con la stessa velocità con cui era apparso.

Gangster don't cry.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora