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Edward tornò a casa con qualche giorno di ritardo. Prima di uscire dalla stazione ferroviaria, si era recato dal fioraio per acquistare un mazzetto di rose rosse da portare ad Oswald come regalo: erano i suoi fiori preferiti.

-Oswald sono tornato!- esclamò Ed appoggiando malamente il borsone sul divano. Non ricevette alcuna risposta. -Oswald, sei in casa?- appoggiò il mazzo di fiori su un tavolino e cominciò a cercare Oswald.

La casa era vuota, e nessuna traccia di Oswald. Alla fine, entrò nella sua stanza nella speranza di trovare il suo amato a dormire come suo solito, ma invece non fu così: il letto era completamente disfatto, cosa molto strana siccome Oswald era un tipo molto preciso. Cominciò a preoccuparsi quando vide la sua giacca e il suo bastone, appoggiati ad un mobile...non usciva mai di casa senza di quelli.

-Oswald se mi stai facendo uno dei tuoi soliti...- si bloccò quando i suoi occhi caddero su un fazzoletto bianco sul pavimento. Lo raccolse da terra e poté sentire il forte odore di cloroformio irritargli le narici: qualcuno aveva rapito il suo Oswald. Giurò a se stesso che si sarebbe vendicato su chiunque abbia osato toccare anche con un mignolo, un capello di Oswald.

Ad un tratto si ricordò tutto. -Non ce la fai proprio a non rompergli le scatole, vero Jimbo? Vedrai...non la passerai liscia questa volta.-
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La schiena di Oswald fu fatta scontrare violentemente contro le fredde sbarre di metallo, mentre si dimenava dalla stretta ferrea di alcune guardie.

-È completamente instabile, sicuro che riuscirà a farlo guarire, professore?-

-È un soggetto così curioso, guardi come combatte con tutte le sue forze contro quelle guardie, signorina Peabody- Strange indicò con lo sguardo la gabbia sotto di loro, trasformatasi in un vero e proprio campo da wrestling. Guardavano il tutto attraverso un vetro.

Oswald, nonostante la magra corporatura, riusciva a tenere testa a quei quattro agenti che volevano ammanettarlo alle sbarre. Ad una delle quattro guardie lo aveva messo fuori gioco, troncandogli un braccio. Ad un'altra invece gli aveva stroncato il collo, da causare così la sua morte.

-Aggiungete una dose abbondante di tranquillante- ordinò Strange a degli inservienti fuori dalla gabbia che guardavano lo spettacolo impauriti, ma che nel frattempo preparavano quello che dovevano fare.

Alla fine, i due uomini vinsero su di Oswald, ammanettandogli i polsi alle rigide sbarre. Due medici, si affrettarono a conficcare nei gomiti del corvino delle flebo, con aggiunta di sostanze nutritive e tranquillanti: i dottori furono costretti alle flebo, poiché Oswald si rifiutava di mangiare.
I due agenti rimasti si affrettarono a portare via i corpi dei loro compagni, abbandonando in seguito lo stanzone in compagnia dei dottori.
I liquidi contenenti nei tubicini di gomma, cominciarono a circolare in Oswald, sentendo piano piano gli occhi farsi più pesanti e i muscoli ammorbidirsi...finendo per perdere i sensi ancora una volta.

-Non ho mai visto così tanta forza in un solo individuo- dichiarò Ethal continuando a guardare il paziente con la compagnia di Hugo

-Ci frutterà molti risultati, ne sono sicuro-

-Che intende fare di lui, una volta svegliato?-

-C'è ancora tempo...lasciamolo riposare. Non ha avuto una bella nottata- disse Strange allontanandosi dalla stanza

-Ha creato problemi?-

-No, solo incubi...gridava come un animale.-

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Le unghie di Oswald si conficcavano nella pelle bianca latte di Ed, mentre i loro ventri strisciavano su e in giù sopra quello dell'altro. Il corvino buttava indietro la testa dal piacere, ogni volta che Ed aumentava le spinte.
Quando arrivarono al culmine, Edward si fece scivolare al fianco di Oswald, cercando di recuperare insieme quella enorme quantità di ossigeno persa.

Gangster don't cry.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora