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-Oswald? Oswald svegliati- in quel momento Oswald aprì lentamente gli occhi, trovandosi il faccino dolce di Ivy che lo guardava dal basso. Aveva la testa appoggiata sulle gambe di Ivy, di cui la ragazza ne stava accarezzando i capelli. Non sapeva cosa ci faceva lui, ma sapeva bene dove stava: entrambi si trovavano sott'acqua.
Oswald cercò di dire qualcosa ma dalle sua labbra non uscì nessuna parola, tranne preziose bolle d'aria. Sentiva i suoi polmoni riempirsi d'acqua...stava per cedere lentamente.

-Cosa c'è, Pengy? Perché ti stai riaddormentando? Oswald!- non ce la fece. Chiuse gli occhi e si fece abbandonare dall'acqua fredda che entrava nei suoi polmoni.

La situazione cambiò drasticamente: Ivy scomparve e con sé anche l'immensità d'acqua... adesso c'erano solo Oswald, disteso su un letto in una stanza avvolta dalle fiamme in compagnia di Ed.

-Oswald, sei svenuto sul pavimento del bagno...che volevi fare?-

-Io...Ed dobbiamo uscire di qui! Sta andando tutto in fiamme!-

-Fiamme? Quali fiamme? Io non vedo assolutamente niente di tutto questo....sicuro di sentirti bene?- Ed lo scrutò con sguardo confuso mentre con la mano si accertava della temperatura corporea di Oswald

-Come fai a non vederle?! Ed guardati intorno! Ne siamo circondati!-

-Oswald io non vedo niente. Smettila di agitarti inutilmente perfavore-

-Ed dobbiamo andare io non voglio morire! Chi ha appiccato l'incendio?-

-Nessuno, Oswald calmati!-

-No io non mi calmo, usciamo di qui!- Oswald cercò di uscire da quelle pesanti coperte che lo trattenevano, ma venne fermato da Ed.
Gli strinse fortemente il braccio per tenerlo fermo, mentre si affrettava a prendere una siringa con del liquido azzurrino al suo interno. Il corvino cercò di gridare contro l'uomo con la siringa, dimenandosi come un pazzo. Sentì qualcosa pizzicargli il collo mentre il liquido cominciava a circolargli in vena. Ed ritirò la siringa guardando l'amico che piano piano cominciava a chiudere gli occhi, allentando la stretta.

-Ci aspetta una lunga notte...piccolo pinguino- e da lì il buio.

Oswald riaprì gli occhi per l'ennesima volta, questa volta però era disteso su una lunga distesa di foglie secche...il vento freddo che passava spostandogli i ciuffi corvini mentre il cielo grigio quasi lo proteggeva. Si alzò sulle braccia passandosi una mano nei capelli. Si voltò per osservare il luogo in cui egli si trovava: un cimitero. Non capiva perché si trovava lì, vide soltanto alcune persone vestite di nero intorno a una tomba poco distante da lui.

-Era un bravo ragazzo- -Mi dispiace che abbia fatto una fine del genere- -L'amore...l'amore- vedeva quel gruppetto versare lacrime su quel freddo marmo mentre mazzi di fiori venivano lasciati con dolore.

Cobblepot si alzò spolverandosi i vestiti dalle foglie. Zoppicò verso il gruppetto cercando di capire chi sia lo sfortunato in quella fredda bara: il nome che vi lesse sopra gli fece gelare il sangue nelle vene. Sulla lapide c'era ben scritto Oswald Cobblepot.

- Sarà quello il tuo destino- disse una voce alle sue spalle. Oswald si girò talmente in fretta che barcollò, trovandosi davanti una donna completamente vestita di nero ed incappucciata.

-C-Chi sei? E che cosa vuoi da me?-

-Pf ma come Oswald, non mi riconosci?- la donna prese fra le mani le cui unghie erano colorate di rosso, il cappuccio nero abbassandolo con delicatezza e rivelando il volto della persona in questione: si trattava di Leslie.
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-Lee?! Cosa ci fai tu qui?-

Gangster don't cry.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora